Di Stefano Verziaggi
Letteratura per ragazzi: Calvin l'invisibile
L’ho preso quasi per caso e ora lo sto leggendo per la seconda volta. Ma sarà meglio procedere per ordine.Quando il mese scorso sono entrato in libreria, reparto ragazzi, ho provato a cercare le ultime uscite, ma la situazione è un po’ sempre la stessa: ci sarebbe da indagare su questa mia tendenza a sperare che le cose cambino come piacerebbe a me e la (sempre mia) parallela tendenza a rimanere deluso quando verifico che questo non accade mai.
Tra pile di libri cartonati dai prezzi troppo alti e poco proponibili, e forse in alcuni casi non accessibili ai ragazzi anche se molto più fichi, m’è balzato agli occhi il gruppetto dei testi del Battello al vapore: edizioni “economiche” dal prezzo contenuto, che per questo incontrano il mio favore. In realtà non sono un grande fan di questa collana, anche se devo dire che negli ultimi tempi (leggi: anni) mi ha stupito e m’ha fatto ricredere. Ne ho sfogliati un paio e poi ho scelto Calvin l’invisibile di Neal Shusterman: mi piaceva in modo epidermico la trama. Calvin Schwa è un ragazzino invisibile: non nel senso che ha dei superpoteri, nel senso che nessuno lo nota. Il suo cognome, nato da un macabro gioco del destino, richiama chiaramente la lettera schwa dell’alfabeto fonetico internazionale: una lettera muta, che non si sente, ma che pure è fondamentale all’interno della parola (ma lei, lo saprà?).
Così pure è Calvin; numerosi esperimenti, condotti dai suoi nuovi amici, riveleranno che la maggior parte delle persone non si accorge di lui neppure se indossa un vestito arancione, un sombrero verde e canta un inno patriottico nel bagno dei maschi. In parallelo, anche l’altro protagonista nonché narratore Anthony è un invisibile per la sua famiglia; gioca un ruolo fondamentale perché funge da paciere e da collante e fino a che deciderà di non farsi notare tutto in casa filerà liscio. Il rapporto tra i due protagonisti si incrina quando sulla scena compare Lexie: ma di più non si può dire.
L’amicizia sembra in effetti uno dei temi chiave del testo; con delicatezza si narra qui del passaggio dalle amicizie dell’infanzia, che si basano sul “fare” delle cose assieme, alle amicizie dell’adolescenza, costruite attorno al “vivere” delle esperienze, magari anche dolorose.
Il romanzo tratta anche di una paura innata di tutti i ragazzi, cioè quella di essere insignificanti e di non essere notati; quella di non riuscire a trovare un proprio ruolo nel mondo che sia autonomo da quello dei genitori e del gruppo di amici. L’ironia del narratore, a volte disarmante, si muove attraverso questi spazi, rivelando un universo per molti versi grottesco in cui le apparenze non sono mai quello che sembrano.
Secondo Nicoletta Gramatieri (Hamelin, 26) è la dinamica buio/luce a svelarci tutto questo: proprio in una notte, all’interno di una macelleria, avverrà il colpo di scena che cambierà il destino di Calvin e lo farà smettere di essere invisibile. Credo sia interessante il tentativo, riuscito, dell’autore di farci riflettere attraverso la risata e la decostruzione del mondo degli adulti: l’occhio del narratore si posa su tutto e ci rivela un mondo di pensieri che, mi pare, noi adulti dubitiamo spesso possa essere tanto profondo. Poveri illusi.
È proprio questo il testo che ho scelto per l’ora di lettura con i miei ragazzi di seconda media; il giovedì pomeriggio prepariamo l’angolo morbidoso, ognuno si sistema come preferisce e poi io per un’ora leggo. Non ci sono compiti, né interrogazioni, né domande: quello che importa è il piacere per la lettura. Per ora sembrano entusiasti di questo libro, me lo testimoniano le loro sonore risate. E io con loro. Ogni settimana scegliamo se proseguire la lettura e per ora Calvin riscontra il loro favore incondizionato.