Negli ultimi tempi si sente parlare sempre di più di Green, risparmio energetico e di produzioni ecosostenibili in diversi settori della nostra economia. Abbiamo fatto un’indagine anche nel settore dei filati e dei tessuti per capire se anche l’abbigliamento e la moda hanno un occhio di riguardo all’ambiente. In particolare sono i processi produttivi a essere messi sotto la lente di ingrandimento, a partire dalla materia prima: le fibre e i filati con cui confezionare abiti e accessori. In questo processo di rinnovamento sono coinvolti anche i filati per le calze, ne nascono di nuovi capaci di performance qualitative alte. E oggi parliamo proprio di produzione eco-sostenibile nel tessile con Luca Bondioli, presidente dell’Adici – Associazione distretto italiano calze e intimo, che ci spiega un po’ di cose interessanti.
Considerato la visione green di questi tempi e di un ritorno al “come una volta”… C’è un ritorno verso la fibra naturale? Ci sono molte proposte nel mercato del naturale ma dobbiamo spezzare una lancia in favore alle fibre sintetiche perché per tingere e lavorare una fibra naturale si utilizza acque e molta più energia della produzione di fibre sintetiche. Quindi non è detto che dire naturale voglia dire ecologico anzi nella maggior parte dei casi è proprio il contrario. Pensate solo a che per tingere un capo di cotone jeans servono 18.000 lt di acqua contro i 2.000 lt di un pari capo sintetico.
Si può applicare l’ecosostenibilità in campo tessile e soprattutto nel settore delle calze? Sì, lo si sta già facendo come detto prima ci sono diversi filati ecologici come detto sopra. E si sta lavorando alla riduzione del consumo dei macchinari e provando a utilizzare colori naturali per le tinture.
Quali attenzioni pone l’Adici e le aziende che ne fanno parte sulla questione della sostenibilità ambientale in fase produttiva? Molto e lo riteniamo un fattore che determinerà il futuro del nostro settore. Non a caso le nostre aziende si stanno dotano di inverter a basso consumo, sostituzione da luci a neon a led, impianti fotovoltaici, acquisizione di energia verde, certificazioni ambientali come la 14001 e lavorando sulla formazione abbiamo appena terminato in corso di 10 lezioni dove ci siamo confrontati con le leggi vigenti, quanto fatto da Greenpeace nella campagna contro i Brand che utilizzano sostanze dannose all’ambiente e all’uomo con multinazionali del settore dalla chimica ai produttori di filato per iniziare a dialogare su una politica comune e sostenibile.
- tintura in pasta quando il colorante viene aggiunto prima dell’estrusione. Si conosce l’acrilico, il poliestere
- tintura in fiocco quando ad essere tinto è il fiocco, prima della sua filatura
- tintura in filo rocca quando ad essere tinto è il filo messo sulle rocche
- tintura in filo matassa quando ad essere tinto è il filo in matasse
- tintura in massa in inglese solution dyed
- tintura in pezza quando a essere tinto è il tessuto
- tintura in capo quando a essere tinto è il capo finito.
- tintura in tops
- tintura in filo focacce quando a essere tinto è il filo elasticizzato
- tintura a riserva quando la tintura riguarda solo una parte della superficie,oppure una delle diverse fibre che compongono il filato, ad esempio nel caso di acrilico/viscosa si tinge la viscosa e si riserva l’acrilico o viceversa.
Oggi ci troviamo molte tinture da paesi emergenti come produzioni Ciniesi e Turche che non rispettano i parametri comunitari europei. Su un analisi congiunta di Tessile Salute e Adici presentata nel 2011 alla Commissione Parlamentare su Truffa e Contraffazione abbiamo dimostrato che su 100 capi prelevati il 14% presenta problemi di tossicità e solidità e 35% non è etichettato regolarmente o non presenta nessuna etichetta. Per capirci rilascio di colorante che danneggia la salute. Molti di questi coloranti sono ritenuti dannosi alla salute tanto che banditi in europa da ben 5 anni. Quindi oggi quando si acquista un capo tessile o una calza si deve stare molto attenti perché il contatto diretto a sostanze nocive crea problemi seri come confermato dall’associazione dermatologi italiani: allergie, sensibilità cutanea o altri tipi di problemi reattivi.
Qualche consiglio per scegliere bene, soprattutto per chi ha bisogno per motivi di salute di filati di qualità…Il problema non è la fibra, ma la lavorazione che si attua. Sul prodotto calze come certificato da molti retail le produzioni Italiane sono considerate di eccellenza. Per un corretto acquisto consiglio di visionare etichette sul pack di composizione fibrica, Denaratura, origine di provenienza e se ci sono certificazioni come Oeko-Tex che garantiscono il prodotto. In assenza di solo una delle diciture sopra si è sicuramente a rischio perché come detto prima oggi 35 prodotti su 100 non sono etichettati correttamente o non rispettano le normative vigenti. Crediamo anche nella bontà del rivenditore quindi crediamo che acquistare in un negozio specializzato o on-line oggi sia una strada sicura
Ringraziamo Luca Bondioli per la spiegazione e le informazioni che ci ha fornito.
Madame G.