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Calzedonia e quei quarti di bue in passerella

Creato il 07 maggio 2013 da Elenatorresani

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La scena classica che a casa nostra anticipa il sonno prevede normalmente una donna che legge un libro e un uomo che guarda un film. La donna che legge il libro è spesso disturbata dagli spari o dalle urla dei morti ammazzati nel film proiettato sullo schermo, ma pazienza: prima o poi arriveranno le cuffie pure a casa nostra.
Ieri sera però abbiamo lavorato fino a tardi e ci siamo concessi dieci minuti di sfilata Calzedonia in TV: mentre ci stupivamo del format ambizioso scelto da Calzedonia e ci constatavamo la bravura della regia che riusciva a dare la giusta importanza a tutti i protagonisti (cantanti, modelli, pubblico, ballerini, coreografie), io sono rimasta basita dai modelli che sfilavano in passerella.
Non mi sono mai occupata di moda uomo, e soprattutto non mi sono mai occupata di beachwear, e non mi ero mai accorta che il tipo di maschio che piace veder sfilare fosse il modello “quarto di bue”.
Ora, non so se fosse un difetto di visualizzazione del nostro televisore, che ha uno schermo più adatto ad un cinematografo che ad un’abitazione di 70 mq, ma quei corpi gonfi mi sono sembrati una roba raccapricciante. Se sono lì, però, significa che piacciono parecchio, e alla maggior parte delle persone.
A me sembravano caricature Michelin senza alcun appeal estetico o erotico, una proiezione malsana di ciò che è pensato per essere bello e invece risulta innaturale e posticcio: e dire che conservato memoria di un’immagine maschile ben più “sottile” proposta da Calzedonia sui cataloghi. Che si siano dati una pompata giusto in occasione del summer show?
Un breve pensiero a quanto tempo sprecato si nasconda dietro a tutto quel gonfiore, per ricordarmi però subito dopo che del proprio tempo ognuno fa quel che vuole, per carità.
Personalmente quei corpi mi provocano un sentimento ambiguo, un insieme di tenerezza e tristezza, curiosità e repulsione: mi riportano più ai cadaveri a mollo nell’acqua che a qualche frontiera di desiderio.
Senza omettere poi che tutto quel gonfiore innaturale in alcuni casi porta a movimenti sgraziati, e in tutti a un’imbarazzante sproporzione con l’apparente vuotezza della mutanda.
Che poi le piccole teste che sovrastano tutti quei muscoli malati sarebbero così attraenti senza tutta quell’esagerazione sottostante.
Giusto ieri, prendendo il treno, notavo quanto fosse sexy un uomo (sgonfio) che cammina con in mano un libro.
Probabilmente sono una sfigata, ma proprio non riesco a capire il culto del gonfiore esasperato, maschile e femminile che sia. La ricerca del volume pneumatico fa sempre sembrare così povero tutto il resto, che mi sento ridicola a constatare che la bellezza possa avere a che fare col silicone o gli anabolizzanti.
Quanto sudore inutile per quei volumi muscolari, quanta fatica rubata al mondo, quanto tempo e quanti soldi sottratti alla vita: e tutto per sembrare una schiera di polli ingrassati con alimentazione forzata e cresciuti in batteria per essere macellati al momento giusto.


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