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Cambia lo statuto: stop alle primarie per la scelta del segretario. Non ci sto

Creato il 30 aprile 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Sono un ingenuo.

Era un timore, ora è una certezza.

Cambia lo statuto: stop alle primarie per la scelta del segretario. Non ci sto

Da La Repubblica di oggi:

«Bisogna prepararlo bene il congresso… io sono un semplice parlamentare, inutile dire ora se sarò o no il “reggente”. Certo non è che ci siano molti candidati». Guglielmo Epifani ha ricevuto un’incoronazione dall’ovazione nell’assemblea dei deputati democratici, riuniti prima della fiducia. Ha invitato a metterci la faccia con convinzione nell’appoggio al governo Letta, perché «quando si fa una scelta va fatta fino in fondo, le difficoltà cominciano con la navigazione ». Bisognava motivare, dice: una cosa che quand’era segretario della Cgil ha fatto spesso. Ora c’è di mezzo un partito tramortito dalle faide interne e diventato una sede vacante. Il primo passo per rifondarlo è l’Assemblea dell’11 maggio, già slittata di una settimana e che qualcuno vorrebbe rimandare al 18, per prepararla bene. Non c’è solo il reggente da decidere, ma anche un paio di cambiamenti che segneranno la “fase 2” del Pd.

La prima novità è questa: il segretario non sarà eletto con le primarie. Veltroni come Bersani sono stati eletti segretari nei gazebo, dal popolo delle primarie. (Franceschini fu segretario protempore con il voto dell’Assemblea dopo le dimissioni di Veltroni di cui era vice, nel 2009). Ma adesso, si cambia. O meglio, si rende definitiva la modifica che Bersani aveva voluto introdurre per consentire a Renzi e a Puppato di sfidarlo.

La proposta sarà di disgiungere la figura del segretario da quella del candidato premier. Quindi il nuovo segretario democratico si occuperà del partito e non correrà automaticamente per Palazzo Chigi. Così si evitano le competizioni e i trabocchetti. Chi guiderà il Pd non avrà alcun interesse a fare cadere Letta prima del tempo. «Mai più come Veltroni con Prodi nel 2008», esemplificano ieri i Democratici che, sia pure tra contraddizioni, dissensi e madipancia, votano sì al governo Pd-Pdl. «Intanto siamo riemersi, o almeno ci stiamo provando», afferma Piero Martino, di Areadem, la corrente di Franceschini. D’accordo anche i renziani. «Matteo quando sarà il momento, è pronto a correre per la premiership. Fare il segretario del partito – ripete Dario Nardella non è nelle sue corde».

Il sindaco ‘rottamatore’ l’ha ribadito, domenica. È un via libera all’operazione distinzione tra leadership del Pd e premiership. E che si porta, come allegato, la fine del congresso-primarie. Il segretario alla guida del Pd non avrebbe la forza dell’investitura popolare – che resterebbe per le cariche monocratiche, a cominciare dalla presidenza del Consiglio.

Se si certifica la fine del congresso-primarie, il progetto PD cambia completamente faccia. Io non ci sto a questo scenario del tutto incomprensibile.



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