il (necessario) nuovo stile di Matteo Renzi
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Fino a poco tempo fa il sistema funzionava così:
- veniva annunciato un nuovo, meraviglioso, provvedimento. I media, per lo più, lo presentavano come cosa già fatta.
- Dopo qualche tempo arrivava, se arrivava, la decisione, con i crismi del decreto legge
- o magari (ma doveva passare molto più tempo) con quelli della legge votata dal Parlamento in pompa magna
- . Già lì c’era la prima doccia fredda: gli addetti ai lavori scoprivano che fra il provvedimento annunciato e quello varato c’era un grande scarto
- Ma questa informazione arrivava attutita all’opinione pubblica.
- E la cosa non finiva lì. Dopo, scattava il complicatissimo iter burocratico dell’attuazione durante il quale il provvedimento veniva ulteriormente triturato e, spesso, pervertito.
- Gli scopi iniziali venivano sovente abbandonati e sostituiti tacitamente da altri.
Alla fine della fiera, e dopo parecchi mesi, i soliti addetti ai lavori scoprivano che il provvedimento non aveva sortito alcun effetto oppure solo effetti negativi: niente che assomigliasse, neppure alla lontana, alle meravigliose novità a suo tempo annunciate.
L’opinione pubblica, ormai distratta da altro, neppure veniva a saperlo.
Adesso, anche i sassi sanno che non bisogna fidarsi: che non bisogna guardare solo alle decisioni che vengono prese ma aspettare di vedere quale ne sarà la attuazione, ciò che conta davvero.Perché questo cambiamento dell’atteggiamento dell’opinione pubblica è positivo?
Perché apre la possibilità di imporre anche in Italia ciò che gli anglosassoni chiamano accountability : sei responsabile di ciò che mi prometti e ti giudicherò non per le promesse ma per i fatti che seguiranno, o non seguiranno, alle promesse
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