Magazine Cultura

Cambiare banco

Da Maestrarosalba
Cambiare banco A volte è un alunno che lo chiede, altre volte è un genitore che abbozzando timide scuse fa presente che suo figlio non vuol più condivere il banco con il compagno. E' una di quelle richieste che mettono in difficoltà tanti insegnanti, non solo quelli che della sistemazione nei banchi dei bambini fanno una scelta ragionata, di utilità e supporto al gruppo stesso in base alle affinità, ai modi di essere o alla turnazione, ma anche a quelli che non danno troppo peso alla sistemazione in aula. Crea imbarazzo perchè a volte quando si sposta un bambino da un banco senza apparente motivo, anche se le parole sembrano dire il contrario, soginifica che c'è qualcuno che non vuol stare con qualcun altro.
E se si è investito del tempo, spesso anche molto tempo, a parlare di tolleranza, di accettazione è  difficile trovare una via di uscita che rispetti tutti.
Può essere uno dei due bambini a chiedere lo spostamento, capita anche su suggerimento dei genitori che invitano a riferire agli insegnanti anzichè farsi portavoce del bambino, per trovare una soluzione in classe. Di solito questo da parte di questi genitori è un atteggiamento fiducioso nei docenti, che avendo il controllo della situazione sono in grado di dare la migliore risposta al bambino, spostarlo se si comprende che il suo disagio è forte e reale o invitarlo a riflettere sulla possibilità di provare comunque a mantere il posto nel banco invitando entrambi gli alunni essere più dialettici e disponibili tra loro.
Altre volte ancora, sono i genitori in prima persona a chiedere lo spostamento del figlio perchè il compagno lo disturba, gli impedisce di concentrarsi, lo provoca, gli fa dispetti. Un altro dei motivi indicati è il fatto di stare in seconda, terza fila e quindi il non riuscire a vedere bene la lavagna.
Situazioni diverse, diverse risposte e soluzioni

Certamente quando tra due alunni si crea incompatibilità i primi ad accorgersi sono gli insegnanti non fosse altro perchè i due che battibeccano continuamente disturbano e si distraggono parecchio, compromettendo sia il lavoro singolo sia quello di gruppo. A quel punto non è necessario che nessuno nè bambini nè genitori chiedano nulla perchè lo spostamento di entrambi è il primo passo per cercare una soluzione al problema: è sempre inutile costringere i bambini a convivenze forzate.
Quando la sistemazione nei banchi è un fatto ragionato, come accade nella maggior parte delle classi, anche in virtù del fatto "che tutti devono provare a star bene con tutti", va da sé che gli spostamenti avvengono in modo pressocchè regolare.  In questo caso le richieste di spostamento sono dovute alle simpatie ed è pertanto utile ricordare che i compagni di banco non devono per forza formare grandi amicizie, ma sforzarsi di andare cordialmente d'accordo, per quanto possa apparire difficile da capire, questo concetto se protratto nel tempo diventa presto, diciamo nel giro di un anno, patrimonio della maggioranza della classe. Chiedere lo spostamento da un compagno che è stato attribuito di recente potrebbe risultare un atto offensivo per l'altro.
A volte la richiesta di spostamento di un solo bambino tra due che stanno vicini,  è il segno che qualcosa non piace non tanto del compagno, quanto della classe in generale e perfino del nostro atteggiamento, qualcosa che non lo fa sentire a suo agio. La difficoltà a legare con il compagno è un modo per dire che vuole essere ascoltato. Le rassicurazioni e l'invito a dire cosa provoca il disagio o quali sono le paure, quasi sempre sono sufficienti a ripristinare la fiducia sia nei compagni che negli insegnanti, inseme alla promessa di intervento e sostegno immediato nelle difficoltà.
E' quando queste richieste sono supportate dai genitori che perorano le cause dei figli, che si creano le situazioni più difficili da gestire. Non nel senso dello spostamento che quello si fa presto a farlo e se l'insegnante è abile riesce a gestire la situazione senza lasciare ombre, ma per la conseguenza sul piano educativo: l'eccessiva intrusione di campo, l'ansia del controllo genitoriale sui fatti che accadono a scuola è un limite all'apprendimento del bambino che deve con il tempo imparare a gestire i sui rapporti in autonomia, proprio per giungere alla maturazione emotiva necessaria non solo nei primi anni della Primaria, ma ancora di più negli anni a venire, maturazione che riguarda anche il rapporto con gli adulti.
Il primo passo in situazione del genere, da parte dei genitori, è semmai, non chiedere lo spostamento del bambino, ma parlare di tale richiesta e cercare di comprendere con gli insegnanti la sua origine, agli insegnanti il compito di sorvegliare e comprendere le cause e cercare le soluzioni opportune, nella maggior parte dei casi non si tratta di uno spostamento di banco.
© Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog