Dopo anni di strenua difesa della libera circolazione dei materiali online, il Colosso di Moutain View ripone le armi e asseconda il volere dell’industria dell’entertainment, delle case discografiche e della Motion Picture Association of America.
Il popolare motore di ricerca modificherà a partire da lunedì il suo magico algoritmo, penalizzando chi viola il copyright. Se un sito è colpito da numerose richieste di rimozione, apparirà in basso nei risultati.
L’annuncio è arrivato con una nota di Amit Singhai, l’ingegnere con il grado più alto tra quelli che curano la ricerca, tanto per sottolineare la severità della svolta:
Abbiamo elaborato 200 diversi criteri per far sì che i nostri algoritmi forniscano i migliori risultati, da lunedì ne avremo uno in più: il numero delle richieste di rimozione che riceviamo per ogni sito.
Non ci saranno comunque rimozioni indiscriminate e la cancellazione avverrà solo quando il proprietario dei diritti presenterà una valid copyright removal notice.
Si tratta di un vero spartiacque per la storia di Google che per anni aveva indossato l’elmetto e si era battuta con forza per la libera circolazione dei materiali. A gennaio, affiancata da Wikipedia, Yahoo, Mozilla e Flickr, si era schierata contro il Sopa e il Pipa: due proposte di legge che prevedevano 5 anni di carcere per chi avrebbe postato link coperti da copyright anche ad uso non commerciare e il blocco/taglio dei finanziamenti dei siti che ospitano link non autorizzati, con tanto di rimozione coatta dei contenuti. Le due proposte sono state poi cassate dal Senato americano.
La decisione, oltre che assecondare la potentissima lobby dell’intrattenimento e le richieste di rimozione che, da quando è stato implementato lo strumento, hanno sforato quota 5 milioni, è anche di natura commerciale.
Da qualche mese Google ha lanciato il suo Play store in cui sono in vendita film e musica, ma i ricavi sono finora stati modesti. Grazie a questo endorsement a difesa del copyright, Mountain View potrà firmare accordi con etichette discografiche e case di produzione cinematografica per competere ad armi pari con iTunes.
Parigi valeva bene una messa, dei potenziali guadagni valgono la rinuncia ai propri valori?
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Cambio di rotta Google: lotta a chi infrange il copyright