Cambogia, tragedia sul fiume

Creato il 23 novembre 2010 da Cren

Ultimo giorno della grande Festa dell’Acqua, oltre un milione di persone giunte a Phnom Penh dai villaggi per incontrare parenti e amici, vedere le gare dei barconi sul fiume, mangiare e divertirsi. Nei giorni precedenti le gare dei lunghi barconi colorati; nella notte la sfilata di quelli straordinariamente illuminati.

Durante questa settimana, il lungo fiume è chiuso al traffico, la gente s’accalca nelle strade del centro, s’affolla intorno ai  banchetti di zuppe e dolciumi. Questo è il Water Festival la più importante e sentita festa cambogiana. I fiumi si muovono, il Mekong e il Tonle Sap invertono le direzioni della corrente per qualche strana ragione. E’ il fiume il centro della festa che saluta l’inizio della stagione secca e saluta il monsone.

Serpentoni colorati, i Signori delle Acque asiatici, adornano la città e le barche. Gran massa di gente che si muove e s’accalca, ogni anno senza incidenti di rilievo; quest’anno la tragedia sul ponte di ferro che porta a Diamond Island, proprio di fronte al favolesco Palazzo Reale. I morti sono stati quasi 400 e oltre 300 i feriti. Il vicino Calmette Hospital s’è riempito all’inverosimile di gente soffocata nella calca o uccisa dai cavi elettrici che illuminavano il ponte. Oggi i parenti disperati attendono notizie di feriti e dispersi.

E’ lo “ stampede”, il panico generale che, apparentemente senza ragione, induce tutti a fuggire e a schiacciarsi. La grande paura che serpeggia in tutte le feste religiose d’Asia quando tanta gente (a volte infervorata dalla fede, non è il caso della Cambogia) s’accalca e si muove. Il giorno dopo, si racconta, che una delle cause può essere stata la paura che il ponte, sovraffollato, fosse sul punto di crollare. Voci, smentite, sono circolate secondo cui i militari hanno cercato di bloccare la folla usando cannoni d’acqua e aumentando i morti fulminati dai cavi elettrici posti sul ponte.

Tragedia per la Cambogia che stà attraversando un buon momento, almeno nella capitale, riempita di capitali cinesi, coreani e thailandesi che soffiano nella bolla speculativa edile. Il vecchio primo ministro Hun Sen, sembra più calmo rispetto agli anni dei feroci attacchi all’opposizione e ai difensori dei diritti umani, l’economia scorre e anche il suo incontrastato governo che, con le buone o le cattive, ha inglobato la debole opposizione. Qualcuno lo ha accusato d’impreparazione rispetto all’immane tragedia, ma le feste in Asia sono incontrollabili quando  muovono milioni di persone. Penso al Kumbha Mela che lascia dietro sempre qualche morto o alle migrazioni di pellegrini a marzo nell’indiano Uttar Pradesh quando intorno all’Ashram di Mangar morirono oltre 100 persone per il crollo di un portale causato dalla pressione della folla o nel 2008 altri 150 morirono salendo al tempio di Naina Devi nell’Uttar Pradesh, quando si sparse la voce che parte della collina stava franando.



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