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Cambogia: una terra di mezzo

Creato il 20 settembre 2013 da Pietro Acquistapace

A volte accade che degli eventi storici diventino così associati ad un paese, da arrivare quasi a nascondere tutto il resto. Spesso questo accade con periodi storici tragici e sanguinosi, come furono il nazismo in Germania o la rivoluzione bolscevica in Russia, e lo stesso accade con la Cambogia ed il regime di Pol Pot. Spesso questi eventi vengono quasi astratti dal contesto, rendendone difficile lo studio in relazione allo loro realtà storica, caricandoli invece di pregiudiziali ideologiche. Tuttavia capire il passato, anche se non piace, è premessa indispensabile per affrontare il presente.

A history of Cambodia, libro scritto da un grande studioso, David Chandler, ci aiuta proprio ad avvcinarci alla storia della Cambogia, dal suo più antico passato fino al suo presente, arrivando anche a fare maggior luce sulle linee che guidarono il periodo della Kampuchea Democratica, ossia gli anni di Saloth Sar, alias Pol Pot. Chandler guida magistralmente il lettore in due millenni di storia cambogiana, sebbene buona parte del libro sia dedicata al periodo successivo alla colonizzazione francese del paese, non fosse per il semplice fatto che per la storia più antica le fonti sono poche e spesso oscure.

Proprio ai francesi si deve la (ri)scoperta del passato della Cambogia, ed in particolare dei templi di Angkor, patrimonio dell’UNESCO e luogo di incredibile bellezza. Simbolo dell’Impero Khmer, i templi di Angkor restano il punto più alto della storia cambogiana, al punto che quella della Cambogia – come dice Chandler – è l’unica bandiera al mondo a fregiarsi di una rovina. Lo stesso regime dei khmer rossi nel loro utopistico, e tragico, sforzo rivoluzionario si rifacevano al periodo di Angkor, ed in particolare a Jayavarman VII, universalmente riconosciuto come il più grande sovrano della storia cambogiana.

L’impero khmer fu contrassegnato dalla coesistenza di aspetti culturali diversi, in parte autoctoni ed in parte derivati dall’India, senza mai tuttavia giungere ad acquisire il sistema delle caste indiano. Dal punto di vista  religioso si ebbe una forte crescita della dottrina buddista, come dimostrano le raffigurazioni sui templi di Ankgor, vero e proprio archivio per decifrare, almeno in parte, il passato della Cambogia. Le costruzioni religiose, spesso simboliche rappresentazioni del sacro Monte Meru, si accompagnarono a realizzazioni di ingegneria civile, come i baray, dei bacini idrici artificiali probabilmenti connessi sia ai culti che all’agricoltura.

In seguito alla scomparsa dell’Impero Khmer il baricentro della Cambogia si spostò verso la zona dell’attuale capitale, permettendo all’economia cambogiana di entrare in una dimensione di commerci internazionali, dalla quale tuttavia la Cambogia fu di fatto espulsa con lo sviluppo della nazione vietnamita, che si annesse il delta del Mekong. Quello con il Vietnam è sempre stato un rapporto difficile per la Cambogia che, non protetta da barriere naturali, si è sempre trovata a complicati equilibri nei rapporti con i suoi due importanti vicini: la Thailandia, e appunto il Vietnam. Durante la colonizzazione francese la Cambogia venne di fatto subordinata agli interessi vietnamiti, finendo poi praticamente trascinata in guerra una volta accordatasi con i vietcong per la salvaguardia della sua integrià territoriale.

In quest’ottica diventa più comprensibile la storia della Cambogia sotto Pol Pot, e con la sua ricerca di alleanze con la Cina comunista. E sempre grazie alle passate vicende cambogiane si può decifrare l’intervento del VIetnam nel 1979 che pose fine all’esperienza della Kampuchea Democratica, ma anche il rifugiarsi dei khmer rossi lungo il confine con la Thailandia dove vennero di fatto supportati, in chiave antivietnamita, sia dalla Cina che dalle Nazioni Unite. Questa situazione paradossale è figlia della storia della Cambogia, immersa in labili equlibri regionali, una storia che mostra come i detentori del potere in Cambogia si siano alleati ora con la Thailandia ora con il Vietnam, a seconda del nemico di turno, salvo poi tentare conquiste nei periodi di massimo splendore.

Nonostante le accuse di immobilismo rivolte dagli storici colonizzatori, e riprese anche da Marx nella sua analisi delle società asiatiche, la storia cambogiana è profondamente interessante, e meno lontana di quanto si possa pensare. Basti pensare che Hun Sen, l’attuale Primo Ministro, iniziò la sua carriera politica quando i vietnamiti costituirono la Repubblica Popolare di Cambogia, e le ultime accese elezioni hanno visto il tema dei khmer rossi al centro della campagna elettorale.


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