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Cambria ne'er can yield

Creato il 16 ottobre 2011 da Rightrugby
Cambria ne'er can yield Dice bene, il Socio. I gallesi cantano e lo ha rivelato addirittura Andy Powell ieri sul Telegraph: per rendere più unito il gruppo, lo staff tecnico guidato da Warren Gatland aveva espressamente ordinato ai giocatori di imparare bene alcuni brani della tradizione del Galles, poi la sera le prove del coro e a chi smarriva gli spartiti, 10 euro di multa. Il titolo di questo post sentimentale riprende un verso di "Men of Harlech", canzone resa famosa dal film "Zulu". I Welshmen (Cambria è il latino per Cymru, Galles) non cedono.

I sostenitori avranno cantato sicuro anche oggi, dopo la sconfitta in semifinale contro la Francia. Hanno solo l'imbarazzo della scelta: al di là dell'inno "Hen Wlad Fy Nhadau", arrivano "Hymns and Arias", "Bread of Heaven", "Delilah", "Calon Lan". Era stata preparata una hit apposta per la spedizione in Nuova Zelanda, dedicata al capito Sam Warburton. Eh, Sam Warburton. Il rugby di oggi è talmente fisico e atletico rispetto al passato che certe cose forse giungono involontariamente di conseguenza: come una valvola di sfogo per tutti quei muscoli in tensione e basterebbe vedere lo slow motion del placcaggio su Vincent Clerc gettando un occhio sulle braccia della terza linea gallese per farsi un'idea a riguardo. Un rosso di troppo nella spedizione dei Red Dragons. 

Anche se poi c'è dell'altro. I due piazzati centrali calciati fuori da James Hook (sei punti), la trasformazione fallita da Stephen Jones (2 punti, sarebbero valsi il sorpasso sui galletti), il penalty dalla metà campo di Leigh Halfpenny che ha sfiorato la traversa (altri tre). Un uomo in meno, la mischia in sofferenza dopo il forfait di Adam Jones (vista com'è proseguita la partita, stai a vedere che ha pesato più questo fatto che il cartellino di Alain Rolland), Jamie Roberts impegnato negli straordinari tra flanker e trequarti di sfondamento. Mike Phillips che - al di là di quei frangenti che trascorre assicurandosi che il ciuffo è ancora a posto - deve essersi ricordato il discorsino che sicuramente i piani alti gli hanno fatto dopo averlo riammesso nel gruppo Mondiale, in seguito all'espulsione temporanea per la sceneggiata imbarazzante fuori da un McDonald's nel centro di Cardiff. 

Vecchi e giovani, si è detto di questo Galles. Gente matura e gente che dovrà farsi, tipo capitan Warburton che già dalle lacrime agli occhi seduto a bordo campo (nella foto) lascia intendere di aver appreso la dura lezione di uno sport crudele. C'è un momento nel quale occorre trattenersi, un momento nel quale apporre la firma ad una pagina storica: nel 1987 la rincorsa dei gallesi si fermò sempre alle semifinali, sempre contro i francesi. 24 anni dopo, si è tornati sul luogo del delitto. Lo smacco sta tutto lì: essersela mangiata, la finale. 
In questa delusione si concentra, paradossalmente, il valore della nazionale di Gatland, arrivata al torneo con alcuni punti interrogativi. Non si riusciva a delinearne un dna preciso, in sospeso tra la voglia continua di essere i neozelandesi del Nord e il fattore boreale stesso, mentre si avvicinava la resa dei conti. Prima la sconfitta al debutto contro il Sud Africa, con gli Springboks rapaci nel riprendere le redini dell'incontro. Poi i test pacifici (in senso geografico) con Samoa e Fiji, gente che li aveva spediti fuori quattro anni da Francia 2007 e aveva imposto il pareggio a novembre al Millennium Stadium. Roba massiccia. Prova superata grazie agli innesti di alcuni solisti nel corso - visto che si parlava di canto, all'inizio - come Roberts (Lions nel 2009, prossimo dottore in medicina), Halfpenny (che ha trascorso parte della sua giovane carriera sotto i ferri), George North (non così esplosivo come nei Warm Up Matches, ma è arrivato alla Coppa del Mondo a 19 anni, gli anni contano). E chiaro, come Warburton. Il futuro tra le valleys
Il Galles poteva vincerla, la semifinale. Anche con un uomo in meno in battaglia. L'ha persa. Va a giocarsi il 3°/4° posto, che a caldo sembra la mera consolazione. Domani si saprà contro chi e comunque andranno le cose, All Blacks o Wallabies, ci sarà da dare altre energie. Si tratta di capire quante ne rimangano alla truppa di Gatland. Ma è anche vero che "Cambria ne'er yield".

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