Ad esempio il tetto massimo salariale, fissato per la pubblica amministrazione è di 240mila euro. Difatti lo stesso segretario generale della camera passerebbe da uno stipendio di 406mila a 300mila euro. Suddetto taglio colpirebbe tutti i 1442 dipendenti, tra cui 645 supererebbero le soglie massime di stipendio, e 88 invece andrebbero addirittura al di là del tetto di 240mila.
Nella pratica, per testare la logica del taglio, basta confrontare la vecchia e la nuova retribuzione. Per cui, un consigliere parlamentare, al massimo dell’anzianità passerebbe da 350mila a 240 mila euro; documentaristi, tecnici e ragionieri da 238mila a 165,500 euro; assistenti parlamentari e operatori tecnici da 136mila a 98mila euro.
Adottando questo sistema, risulta agevole percepire un blocco dell’anzianità: la crescita degli stipendi si fermerebbe al 23esimo anno di età, mentre per i nuovi assunti essa maturerebbe con valori più bassi del 20% rispetto a quelli odierni.
La discussione, seguita da approvazione, è prevista entro il 21 luglio, poco prima dell’esame del bilancio della camera. Ma l’iter non si mostra assolutamente semplice, se si considera che i sindacati son già in fase pre contestazione.