“Camere separate” è proprio la summa narrativa di Pier Vittorio Tondelli. Romanzo complesso, con una terza persona narrante e un alter-ego cristallino quale Leone, che potremmo a ragione chiamare Leone Tondelli, proprio come uno dei parenti dello scrittore di Correggio.
Si è scritto che è un romanzo sulla religione e sul senso di grazia. In un certo senso lo è, ma in quanto presenta uno sfogo, un attacco dell’autore alla “religione della pena e del cilicio”, alla religione rivelata che impone ai suoi fedeli di soffrire e pentirsi, pentirsi e soffrire, e non dà loro spazio e possibilità di amare nel modo in cui loro sentono di poter amare. “Camere separate” è un romanzo sul senso di abbandono e sulla solitudine. La solitudine che ci avvolge e ci invade quando muore la persona che amiamo. E allora questo è un romanzo sul tentativo di un uomo giovane di trovare un senso alla sua vita di sopravvissuto di un grande, profondo amore, sebbene durato solo pochi anni. “Camere separate” è anche il romanzo sul senso di paternità che Tondelli ha percepito in modo forte nei pochi anni di malattia che lo hanno separato dalla morte. E’ un romanzo nel quale potremmo credere di avere un protagonista e un deuteragonista: Leo e Thomas, ma in realtà abbiamo almeno altre due ombre fondamentali: “Leo-con-Thomas” e poi “Leo-senza-Thomas”. Ecco, questo è il romanzo di queste quattro voci, che appaiono e scompaiono, in un intreccio temporale complesso, costruito in modo elegante dall’autore, proprio per sottolineare l’importanza cardinale che hanno i ricordi e la memoria, all’indomani della fine di un amore. Che il lutto d’amore lo si porti dentro perché la persona che abbiamo amata è morta, o banalmente perché la storia d’amore è finita, non ha poi molta importanza. Questo è un romanzo sulla morte, sul sopravvivere e sul disperato tentativo di rinascere, se non altro per poter raccontare, perché alla fine quel che Leone Tondelli capisce è che è proprio nella scrittura, nel suo resistere più a lungo della vita, che si nasconde il senso della sua esistenza e del suo andare avanti davanti alla tragedia della morte di chi si ama. Il metaphysical bug, dopotutto, è dentro ogni scrittore.
Uno dei massimi capolavori della letteratura italiana del Novecento. Di gran lunga il miglior lavoro di Pier Vittorio Tondelli.