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Camminare a Venezia

Creato il 20 marzo 2015 da Patrickc

Cannaregio, Giudecca e Burano tre posti dove è bello fare due passi in laguna.

Amo Venezia, la sua bellezza, a volte sfolgorante, a volte resa un po’ più misteriosa dalla patina del tempo, che qui si confonde con quella più ruvida, lasciata dall’umidità e dall’acqua salata. Ma a me Venezia piace così, bellissima, ma anche immersa nella sua atmosfera un po’ decadente e malinconica. Per me si rivela appieno quando esci dalle strade più turistiche e puoi rilassarti, cessare lo slalom fra trolley e venditori di maschere della Strada Nuova. Chissà perché si schiacciano tutti lì quando basta uscire dal flusso – quella via è come un fiume – e ritrovarsi la città tutta per sé, o quasi. E così si scopre sempre qualcosa che stupisce: un angolo, uno scorcio, un palazzo che non conoscevi. Succede di solito quando provi a perderti, che qui è facilissimo. E poi mi piace passeggiare la sera, quando tanti ripartono con l’ultimo treno e la città improvvisamente sembra svuotarsi, togliersi la maschera un po’ kitsch di museo a cielo aperto. A Venezia, insomma, mi piace camminare.

Due passi a Cannaregio, nel Ghetto

Dalle Guglie, a pochi passi dalla stazione, è sufficiente svoltare a sinistra, oltrepassare il ristorante Gam Gam (ottimo) che serve specialità della tradizione ebraica e quindi a destra per infilarsi nel vecchio Ghetto ebraico, per me una delle zone più belle della città, anche se fra le meno appariscenti. Si oltrepassa la sinagoga, si incrociano a volte ebrei ortodossi – spesso stranieri che alloggiano alla vicina Kosher house – e improvvisamente la città si apre in uno spazio inatteso. Quella che si trova nel Campo di Ghetto Nuovo è una bellezza meno sfolgorante di quella di San Marco: è un vuoto, ma raccolto e delicato, in cui spiccano alcuni splendidi alberi. A Venezia non si incontrano così spesso ed è forse proprio questo a rendere magico il luogo.

Foto di Didier Descouens da  Wikimedia Licenza creative commons 3.0 attribution share-alike

Campo del Ghetto Nuovo; foto di Didier Descouens da Wikimedia
Licenza creative commons 3.0 attribution share-alike

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Foto di Didier Descouens da Wikimedia
Licenza creative commons 3.0 attribution share-alike

Da qui basta attraversare un ponte per sbucare su Fondamenta dei Ormesini e poi sulla parallela Fondamenta della Misericordia. Sarà perché queste sono vie di birrerie e bacari (le tipiche osterie veneziane), ma è una delle mie zone preferite. Qui si cammina lungo i canali e si può andar per bacari, mangiando e bevendo qualcosa. Ci si può fermare per un’ombra (un bicchiere di vino) e cicheti (stuzzichini) Al Timon – dove costano un solo euro -, o sedersi più a lungo con una cena a base di piatti della tradizione al Paradiso Perduto. Questa zona mi piace soprattutto la sera, quando si può passeggiare perdendosi nei riflessi sul fiume, con il sottofondo del chiacchiericcio e delle risate che arrivano dai locali.

Come arrivare: a piedi dalla stazione. O in vaporetto, fermata Guglie.

La Giudecca

Qui siamo arrivati un po’ per caso e ritrovati improvvisamente a dover riempire un vuoto quando abbiamo scoperto che la mostra di Sebastiao Salgado (e qui Tre Oci ne organizza tante, di belle) era chiusa il martedì. Ma in una tersa giornata di settembre abbiamo scoperto la quieta, distaccata bellezza di quest’isola che abbraccia la laguna proprio di fronte ai punti più famosi di Venezia. Al di là del mare si vede la città, con le sue chiese, le sue cupole, i suoi campanili, fra i quali si distingue nettamente quello di San Marco. E’ una visione onirica, sembra un miraggio.  Poi ci si può addentrare fra le poche strade della Giudecca, lunga e stretta che in realtà è un insieme di otto isole, alcune artificiali.

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Venezia, isola della Giudecca (foto di Patrick Colgan, 2013)

Un tempo questa parte di Venezia era malfamata, ma i colori chiari, i panni stesi al sole, la vista del mare che sbucava ovunque nel giorno in cui l’ho incontrata non mi trasmettono che una malinconia serenità. Volevo semplicemente sedermi e perdermi nell’azzurro. E pazienza se ho trovato è tutto chiuso, dal Molino Stucky (oggi un albergo) – dove, ci risposero che non si poteva salire per vedere il panorama -, all’antichissima chiesa di Sant’Eufemia, del IX secolo. A consolarci ci ha pensato una delle migliori (per noi) trattorie di Venezia, la Palanca.

Qui la calca c’è solo per la Festa del Redentore (terza domenica di luglio).

Come arrivare: ci sono numerose linee di vaporetto, da Zattere e piazzale Roma: 41, 42 e 2. Le fermate sull’isola sono tre: Redentore, Palanza, Zitelle, più Sacca Fisola.

Due passi a Burano

E’ la più lontana delle isole, nella parte nord della laguna, per raggiungerla ci vogliono oltre quaranta minuti in vaporetto. Eppure  li vale. Non c’è molto da fare, se non vuoi tuffarti nello shopping di merletti e buranelli, i dolci locali. A me è piaciuto semplicemente camminare in un giorno infrasettimanale lungo i canali e le case basse e coloratissime all’ombra, un po’ inquietante a dire il vero, del campanile pendente di San Martino. Diventa la bussola quando si immagina di perdersi fra le calli anche se qui, in realtà, è quasi impossibile, tanto è tutto piccolo.

Come arrivare: vaporetto linea 12 da Fondamenta Nuove (o Murano Faro)

Venezia, Burano (foto di Patrick Colgan, 2015)

Venezia, Burano (foto di Patrick Colgan, 2015)

Venezia, Burano (foto di Patrick Colgan, 2015)

Venezia, Burano (foto di Patrick Colgan, 2015) clicca sul panorama per ingrandire!

Altri link:

A Venezia per la mostra del Cinema (da Orizzonti)

Andar per bacari a Venezia (da Travelling with Liz, e il fatto che una veneziana indichi due posti che ho incluso anch’io mi conforta)

Venezia: la guida piccola (da No Borders Magazine, include anche Campo del Ghetto Nuovo, scopro)


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