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“Camminare” di Tomas Espedal

Creato il 28 gennaio 2011 da Sulromanzo

“Camminare” di Tomas Espedal“Camminare” di Tomas Espedal (traduzione di Luca Barni)

 

Avete mai sentito parlare del trekking letterario?

Io non ne sapevo nulla fino a che un’amica non mi ha regalato Camminare dappertutto (anche in città).

Curioso il titolo e l’intento dello scrittore norvegese che con le parole intesse le lodi del camminare, ma altrettanto arduo il fine di questo libro: avvicinare un’attività contemplativa e sedentaria come la scrittura con il senso di libertà e leggerezza del trekking.

 

Per chi adora camminare come me imbattersi in questa lettura è stata una bella sfida e altrettanto arduo e pieno di ostacoli il percorso del suo scrittore, che ha deciso di affrontare il proprio cammino letterario con una scelta stilistica davvero difficile e dall’esito farraginoso.

 

Quale lettore sceglie un libro sulla scrittura in cammino?

Sicuramente un lettore attivo, forse un amante del trekking e della letteratura di viaggio, o forse semplicemente una persona curiosa che cerca in un libro la leggerezza di una traiettoria.

 

Uno scrittore ha il dovere di immaginare il proprio lettore, la scrittura non deve essere esclusivamente autoreferenziale, la scrittura comunica, avvicina e crea legami.

Un lettore in cammino vuole pagine vibranti che corrono sotto gli occhi e invece, il passo di Tomas Espedal è lento, a tratti statico, tanto da fa venir voglia dopo le prime cinquanta pagine di cambiare strada.

 

Camminarenon ha una trama distinguibile, piuttosto possiede un’ossatura tutta sua, una vera e propria conformazione scheletrica che lo rende claudicante.

Non bastano: uno zaino sulle spalle, un paesaggio norvegese e lunghe citazioni riferite a camminatori filosofi e letterati per costruire la trama di un libro.

Una tesi ardua va sostenuta con una fitta trama, leggera (forse) e al tempo stesso ben strutturata, una tela dall’ordito fine che tiene legato il proprio lettore dall’inizio alla fine e invece, Camminare è un libro scarno, facile da decostruire e al tempo stesso di difficile comprensione di senso.

 

Sezionato in due parti che hanno in comune lo scrivere e il camminare, il romanzo di Espedal dapprima definisce l’essenza e la bellezza del viaggio a piedi, identificando il cammino col pensiero. Dal pensiero, passa alla filosofia e della filosofia riporta lunghe citazioni.

Ad un tratto ci ritroviamo sui passi di Rousseau, Dante e Kierkegaard senza capire come ci siamo arrivati.

Se lo ammetteva Rimbaud che camminare libera la mente e facilita la scrittura allora anche l’uomo comune è uno scrittore.

E chi l’ha detto?

 

La trama inesistente di Camminare sembra un teorema che scade nell’ovvietà e per questo incapace di stupore. T. Espedal inizia il suo viaggio col suo zaino in spalla, un vestito consunto e la mente libera per la scrittura.

Con questo arduo intento prende il via la seconda parte del libro e da buon viandante norvegese l’autore s’incammina lungo tortuose strade di parole per mettere in pratica dotte citazioni della propria e altrui filosofia.

 

 “Non ho mai tanto pensato, tanto vissuto, non sono mai tanto esistito, stato tanto me stesso, se così oso dire, quanto in quelli (i viaggi) che ho compiuto solo e a piedi” J. J. Rousseau

 

“Soprattutto, non perdere la voglia di camminare: io camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alla spalle ogni malanno” S. Kierkegaard

 

“Camminare è l’opposto di abitare in una casa. Camminare attiva il cervello, e quello che si pensa mentre si cammina, è meglio di quello che si pensa mentre si sta seduti tranquilli.” T. Espedal

 

E che dirvi ancora… Camminare – venduto in Germania, Russia, Spagna, Francia e Danimarca – è stato candidato al Nordic Council’s Literary Award.

 

I premi letterari mi hanno sempre fatto riflettere.


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