Strisciare sotto le uova sulle quali si dovrà poi camminare. Osservarle da sotto, guardarle sussultare e tintinnare tra loro come bicchieri a capodanno ad un nostro movimento sbagliato.
Dover creare l’imbarazzo di dire no. Farsi carico del disagio di dover far dire no. Sapere come andrà a finire. Io non ce l’ho con Tizio/Caio/Sempronio, è che non lo voglio vedere anche se tanto non lo riconoscerei nemmeno se ci sbattessi contro per strada. La voglia di far finta di niente e tenere per sé segreti come il proprio insensato pudore porterebbe a fare. L’istinto di dire “ma fate un po’ quel che cavolo vi pare”.
Rapporti. Rapporti di amicizia. Rapporti di famiglia. Rapporti recisi, indecisi, imprecisi. Scegliere, mettere le mani avanti, dover dire e sentirsi dire “mi dispiace”. Sbagliare in ogni caso per una cosa di cui alla fine ti frega fino ad un certo punto.
“Ovunque uno si trovi, e per quanta illuminazione ci sia intorno, i rapporti interpersonali sono un casino”
John Updike