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Cammino di Santiago 13a tappa – Da Burgos a Hontanas

Da Turiang
Ora capite perchè ho poca stima dei coreani?

Ora capite perchè ho poca stima dei coreani?

Stamattina sono ripartito da Burgos alla consueta ora (comoda). Uscire dalla città è stato più complicato del previsto a causa di indicazioni non sempre all’altezza di quanto incontrato finora, ma dopo un’oretta mi sono trovato di nuovo in campagna. Di fronte alla tanto temuta Meseta. Quasi 300km di aperta campagna fra le città di Burgos e Leon, in mezzo a una sorta di deserto di grano. Con molti chilometri di nulla fra un paesino ed il successivo. Con poche fonti d’acqua, tanto caldo e in molti casi senza neanche un albero per avere un po’ d’ombra lungo il Cammino.

La Meseta si avvicina

Il cuore della Meseta si avvicina

Nella prima parte della tappa odierna i problemi sono stati quelli classici, ovvero soprattutto le vesciche che ormai hanno dilaniato il piede sinistro e non danno un attimo di tregua, alla faccia delle Salomon Speedcross 3CS che avevo sanguinosamente comprato prima di partire.

Scarpe da trail running, uno sport di pazzi che corrono sui sentieri di montagna. Fighe, tecniche e impermeabili, ma in quanto tali un vero forno per il piede sui sentieri polverosi della Castilla.

Panorama d'inizio Meseta

Panorama d’inizio Meseta, il Cammino è ben visibile

Come al solito c’è stato da stringere i denti. L’ho fatto in compagnia di Jessica, l’ennesima americana del Cammino, texana, con la quale ho parlato per una buona mezz’ora. E’ rimasta indietro rispetto al suo gruppo, mentre invece io continuo con il mio Cammino solitario/anarcoide.

Sono molto felice di aver compreso in maniera decente quasi tutto quello che mi ha detto col suo accento ammmericano. Prima del trasferimento ad Amsterdam non ci sarei mai riuscito. Jessica però aveva un passo troppo veloce per il mio piede malandato, quindi dopo mezz’ora ho dovuto salutarla e lasciarla alla rincorsa del gruppo.

Mi sono ritrovato solo all’ingresso nella vera Meseta. La prima parte in realtà è stata più verde di quanto m’aspettassi, ma se considero quanto ha piovuto in questa primavera tutto torna. Però oggi fa caldo, il caldo che tutti temono da giorni. Mi sono dovuto fermare ad Hornillos del Camino alle 12.30 per evitare ulteriori problemi di salute. La bandana che indosso ha il difetto di lasciare scoperti viso e collo, a differenza del tipico cappello da pellegrino che hanno in molti.

Hornillos del Camino

Hornillos del Camino

Hornillos è il tipico paese fantasma del Cammino: un po’ di case sparse lungo la strada principale (il Cammino), un bar e un albergue che sono il cuore del paese grazie ai pellegrini, poi basta. Finito. Non so se l’ho già raccontato, ma come in tanti altri pueblos attraversati, i rifornimenti alimentari alla popolazione vengono assicurati da una serie di camioncini strombazzanti che di volta in volta arrivano in paese. L’autista si attacca al clacson per 30 secondi buoni, rompendo il silenzio assoluto e i timpani. Le donne velocemente iniziano ad affacciarsi da dietro le porte ed accorrono verso il furgone. E’ la loro unica occasione della giornata per comprare il pane. E dopo il panettiere passerà il tipo della carne, quello del pesce, ecc. Tutti con lo stesso metodo. Tutti con lo stesso clacson che riporta in avanti le lancette del tempo altrimenti sospese in un affascinante primo Novecento con la connessione internet.

notare la freccia gialla sul palazzo

Notare la freccia gialla sul palazzo

Alle 15 il sole picchiava ancora forte, ma ho voluto percorrere gli ultimi 10km che mancavano ad Hontanas secondo la guida. Purtroppo alla fine si sono dimostrati 12, maledetta guida, e sono stati durissimi. Per la prima volta il sole picchiava davvero forte e le campagne erano come le peggiori leggende sulla Meseta. Deserte. Senz’acqua e senza ombra. Ognuno si difende dal sole come può. I coreani sono i peggiori. Come il tizio nella foto iniziale che ho prontamente soprannominato Robocop, alcuni di loro si coprono all’inverosimile per evitare di lasciar scoperto anche un solo centimetro quadrato di pelle.

Hontanas

L’arrivo a Hontanas

Secondo me prendono spunto dagli arabi, che però intelligentemente usano vestiti bianchi e larghi nei 50 gradi che possono esserci in Arabia Saudita. I coreani no, spesso hanno stivali neri alti da militare, tute scure aderenti, passamontagna, occhiali da sole e chissà quanti gradi all’interno dello scafandro. Nello stesso momento io avevo pantaloncini e mutande arrotolati intorno all’interno coscia, sandali e maglia senza maniche. Più nudo di così m’avrebbero fermato per atti osceni in luogo pubblico. Forse adesso capite perchè non stimo molto i coreani.

Sono arrivato ad Hontanas alle 17.20 distrutto, disidratato e quasi strisciante. Quando ormai avevo perso ogni speranza di sopravvivenza è apparso un cartello “Hontanas 500m”. Ma all’orizzonte c’era il nulla per chilometri e psicologicamente stavo per mollare davanti a questa efferata presa per il culo.
Non sapevo però che il paesino (72 residenti) è nascosto in una piccola valle, invisibile anche a 500 metri di distanza, come forse si capisce dalla foto. E’ stato come un miraggio divenuto realtà, anche perchè sulla parte sinistra della foto, nascosta prima del parchetto verde, vi è una fontana. Chissà quanti altri prima di me si sono rifocillati a questa fonte. D’acqua e di vita.

PASSI: 46.846 PASSI DALL’INIZIO: 485.748
KM: 34,2 KM DALL’INIZIO: 354,9



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