

Lunedì 6 gennaio: con l'inseparabile amica Marina e con Giorgio che facendo sempre la spola fra Nizza e Milano è naturalmente assurto a nostro "chauffeur" di fiducia, sulla sua elegantissima maggiolino nera che fa venire un mal di schiena bestiale a chi è seduto dietro come la sottoscritta, si ritorna a casa. 


Durante le vacanze nizzarde ci sono stati dei giorni di pioggia torrenziale, monsonica direi, ma questo 6 gennaio è la fine del mondo, un sole che spacca la pietre, manco una nuvola in cielo a pagarla a peso d'oro. E chi ha voglia di tornarsene a casa? di lasciare la vista del mare? di andarsi a chiudere fra le quattro mura in quel della Ghisolfa?


Sull'autostrada all'altezza di Savona certi neuroni mi fanno tilt: e se facessimo una scappata a Camogli che non la vedo da tanti anni? e se andassimo a berci un caffè e augurare buon anno all'amica Delia che a Camogli è di casa? e se ci facessimo una scorpacciata gigante di quella focaccia divina, con la robiola, con le cipolle o la mia preferita, quella liscia liscia senza niente sopra unta e bisunta di olio extra vergine d'oliva che da queste parti chiamano la "recco"? No, al telefono Delia ci informa che ha diluviato anche sulla costa ligure e lei è già ripartita, ma c'è di buono che Giorgio non dice mai di no e sole e focaccia assicurati ci fanno tirar dritto verso Genova invece che a sinistra per la pianura padana. 

Ragazzi che sballo, noi italiani siamo proprio fortunati, viviamo in un paese stupendo! Poco importa se si chiama Camogli ovvero la ca' delle mogli perché nell'antico borgo marinaro gli uomini erano sempre in mare e a casa ci restavano solo le donne oppure se Camogli perché ca' muggi, la casa dei mucchi, le costruzioni alte alte tutte le une sulle altre perché di spazio per allargarsi in quella lingua di terra non ce n'è, la bellezza di questo posto è proprio "dell'altro mondo" come la roba dell'insegna di un negozio. 


Subito all'ingresso del paese "u dragun", la storica barca simbolo della tradizione remiera locale, varata nel '68 e ricavata da una vecchia scialuppa destinata ad essere bruciata. Un pannello informa che intere generazioni di ragazzi hanno vogato sul "dragun" portando nome e immagine di Camogli sui grandi fiumi d'Europa e nell'intero continente americano. Poco più in là una gigantesca padella a ricordare la sagra del pesce che si tiene la seconda domenica di maggio, abbinata alla festa di S. Fortunato, patrono e santo protettore dei pescatori insieme a San Prospero. Nel lontano 1952 si cominciò a friggere con sei piccole padelle, poi l'idea del padellone gigante. Sacro e profano si mescolano, al sabato la processione serale per le vie del borgo e la domenica, dopo la benedizione della padella, frittura a volontà e distribuzione gratuita di pesce azzurro generosamente offerto dai pescatori locali. Buttando l'occhio in alto mi hanno colpito i panni stesi, accipicchia che ordine e precisione, per caso il bucato l'ha steso un ingegnere?!

Bellissimi il faro, il porticciolo e lontano sulla collina la vista della minuscola frazione di San Rocco.















