Nelle ultime settimane, si sono susseguiti, con una strana sequenza cronologica, tre fatti che solo apparentemente possono essere ascritti all’ordinaria cronaca nera cittadina. Ultimo episodio in ordine di tempo è la rapina subita da Yanina Screpante, la modella argentina compagna di Lavezzi. Nella tarda serata di sabato, la ragazza si era fermata in macchina con un’amica nel noto quartiere di Posillipo, minacciata con una pistola da due rapinatori che le hanno portato via il costosissimo orologio, griffato Rolex. La rabbia l’ha portata poco dopo su Twitter a sparare a zero sulla città partenopea. "Città di merda", sarebbe stato il suo commento a caldo. Stesso atteggiamento poco tempo fa fu quello di Marek Hamsik turbato dopo aver saputo che la moglie, alla vigilia del delicato match col Manchester City, aggredita da quattro sconosciuti armati che le avevano rubato l’auto. Una Bmw X6 dotata di antifurto satellitare fu ritrovata qualche ora dopo nel provincia della vicina Caserta. La donna è incinta del secondo figlio del calciatore slovacco. Hamsik fu rapinato nel dicembre di tre anni fa nei pressi dello stadio San Paolo. Frutta della rapina, ancora una volta un Rolex e una borsa contenente 800 euro. L’8 ottobre scorso, invece la vittima è stata Edinson Cavani: la sua villa a Lucrino svaligiata mentre lui e la sua famiglia erano in Uruguay. Il calciatore, che nella precedente squadra dove militava, il Palermo subì una rapina a mano armata chiedendo poi al presidente Zamparini di essere ceduto, si è trasferito niente po po di meno che un parco nel quartiere Posillipo, super sorvegliato ma lo stesso dove la compagna di Lavezzi ha subito la rapina.
Coincidenze? Solo la legge dei grandi numeri che, in una grande metropoli, giustifica reati ai danni del patrimonio subiti da ricchi e famosi? Forse, anzi sicuramente. Ma in una città come Napoli, in cui il controllo del territorio della criminalità organizzata è pressoché totale, è fantascienza ipotizzare uno scenario meno probabile ma, di sicuro, più intrigante? E' noto il coinvolgimento, più o meno diretto, dei milionari calciatori del Napoli in quell’area grigia – tra legalità ed illegalità - che ogni giorno si estende a ricoprire i rapporti sociali e mondani. Quei ragazzotti, provenienti da altri contesti, spesso trovano nelle amicizie facili un comodo ombrello protettivo che, però, non tarda a presentare il conto.
Che le scommesse sul calcio – legali e non – siano di dimensioni tali da muovere appetiti famelici è fatto incontrovertibile. Le indagini federali e della giustizia ordinaria hanno più volte dimostrato le ampie e radicate connessioni fra il calcio e la camorra. Le abitudini quotidiane dei calciatori, peraltro, li portano spesso a convivere con uomini la cui ambivalenza viene sottolineata da molte indagini in corso. Che i risultati “a sorpresa” facciano incassare vincite milionarie ai “temerari scommettitori” che hanno avuto il fiuto di prevederle, è altrettanto vero. Che a qualche scommettitore professionale - abituato “a vincere facile” - possa venire la tentazione di manipolare in qualche modo i risultati, è più che un sospetto dietrologico. Insomma, i fatti di cronaca che hanno coinvolto i tre tenori napoletani probabilmente sono da ascrivere alla recrudescenza della piccola criminalità ma, magari, potrebbero essere "estrosi segnali” inviati dalle organizzazioni criminali a chi non ha ancora capito bene che canzone deve “cantare”.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli