Come mia abitudine, spesso faccio un giro nei blog italici più interessanti e alternativi, ed ecco che mi è capitato di leggere un articoloriportato da nocensura.com sul debito pubblico. E siccome la materia mi interessa assai, ecco che ho deciso di condividere con voi alcune riflessioni sul suo contenuto.
Prima di tutto di cosa parliamo esattamente. Beh, già il titolo dovrebbe suggerirvi qualcosa: si parla del debito pubblico degli Stati; quel dannato debito pubblico che piega le economie, arresta lo sviluppo, soffoca i popoli e li rende succubi degli speculatori, di coloro cioè che vivono di interessi, speculazione e denaro fittizio.
Ebbene, l’idea è quella del titolo: cancellare il debito pubblico degli Stati (costituito per lo più da interessi sul debito reale). Così!, con un colpo di mano. Un giorno c’è, il giorno dopo è scomparso. Puff! Svanito nel nulla! Come se non fosse mai esistito. In che modo? Beh, secondo l’articolo citato, sembra piuttosto semplice, benché l’idea non sia poi così “giovane”, visto che è stata già teorizzata negli anni ’30, durante la grande depressione. Il suo nome è “The Chicago Plan Revisited”, ed eccovelo spiegato tramite le esatte parole del Telegraph, giornale che si è occupato della faccenda:
Il trucco è rimpiazzare il nostro sistema dove il denaro è creato da banche private – per il 95-97% della disponibilità di denaro – con denaro creato dallo Stato. Vorrebbe dire tornare alla norma storica, prima che il re inglese Carlo II mettesse in mani private il controllo del denaro disponibile.
Tradotto: l’idea sarebbe quella di abolire il potere delle banche di produrre denaro dal nulla; un potere che sappiamo permette alle stesse banche di controllare e influenzare le politiche economiche degli Stati sovrani, fino al punto di svuotare del tutto la sovranità degli stessi e di controllarne l’attività politica.
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Secondo il Telegraph, il The Chicago Plan Revisited comporterebbe l’obbligo per le banche (i cosiddetti prestatori) di avere il 100% di riserve proprie al fine di svolgere la propria attività di prestatori di denaro. Non a caso, oggi, ogni qual volta una banca fa un prestito, annota nelle proprie attività il credito e iscrive nelle passività il debito corrispondente, il quale – attenti! – non è altro che la differenza tra il denaro che ha prestato, quello che ha disponibile nelle proprie casse e quello che chiede alla banca centrale o alle altre banche private per coprire la parte non disponibile.
Ecco perciò il punto “pericoloso.” Il denaro viene chiesto alle altre banche, le quali magari a loro volta, per recuperarlo, lo chiedono alle banche centrali che a loro volta lo creano dal nulla. In parole banali, prestano denaro il cui valore non ha un corrispondente nell’economia reale, ma che è necessario per alimentare il sistema creditizio attraverso un meccanismo perverso che non ha mai fine, o almeno finché non implode in se stesso portando lo Stato e l’economia alla bancarotta.
Con il The Chicago Plan Revisited, le banche perderebbero l’immenso potere di creare denaro dal nulla, direttamente o tramite la Banca Centrale. La produzione e il controllo del denaro (politica monetaria) rientrerebbe – come lo era un tempo – nelle competenze dello Stato, arrestandosi parimenti “i perniciosi cicli di espansione/contrazione del credito”. Non vi sarebbe più corsa agli sportelli e non vi sarebbe più debito pubblico, in quanto lo Stato non pagherebbe più interessi sul debito, potendo esso stesso creare il denaro che gli serve per pagare e finanziare l’economia.
Insomma, una teoria da giardino dell’Eden della finanza se non esistessero delle forti perplessità. Se mai si ritornasse a un simile meccanismo (lo ammetto: piuttosto affascinante), quali rischi si correrebbero? Lessi da qualche parte che un eventuale potere dello Stato di creare e controllare il denaro, comporterebbe il rischio concreto di una spirale inflazionistica senza fine (iperinflazione). La tentazione degli Stati nazionali di risolvere i problemi economici (di deficit) attraverso l’iniezione nell’economia reale di denaro liquido in eccesso (al fine di produrre reddito da signoraggio) potrebbe compromettere seriamente le economie di quei paesi, fino a pericolose recessioni. E poi, quale impatto avrebbe un simile meccanismo sui rapporti commerciali internazionali e sulle relazioni fra Stati? Domande alle quali purtroppo non riesco a dare risposta.
Voi che ne pensate?
Fonte: nocensura.com