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La trama (con parole mie): Mad Dog McCain, Diesel Carson e Troy Cameron hanno più o meno la stessa età, e si conoscono dai tempi del riformatorio. I loro caratteri sono diversi almeno quanto le loro origini e fisicità, eppure, dai primi reati minori al carcere duro, hanno imparato - con fatica - a rispettarsi l'un l'altro.Quando Troy esce finalmente dalla prigione, i suoi due vecchi compagni sono in attesa fervente di quello che è in tutto e per tutto il loro leader in modo da iniziare una nuova serie di colpi insieme: la particolarità delle rapine sarà data dal fatto che, tramite i contatti dello stesso Troy, i tre si occuperanno di alleggerire trafficanti di droga ed esponenti del mondo criminale, riducendo così a zero il rischio di intervento delle forze dell'ordine.Le tensioni, però, continuano a crescere, complice la volontà di Troy e Diesel di guadagnare abbastanza per ritirarsi e la follia irrequieta di Mad Dog: senza contare che su ognuno di loro grava come un macigno il rischio potenziale della terza condanna, che si traduce come carcere a vita assicurato.
Da troppo tempo il vecchio Bunk non faceva capolino in casa Ford.Precisamente, l'ultima lettura di uno degli autori di riferimento del crime novel moderno risaliva a quasi due anni fa, con l'autobiografia Educazione di una canaglia. Così, anche considerato che era l'ultimo suo titolo pubblicato che mi mancava di affrontare, ho deciso di buttarmi su Cane mangia cane, romanzo consigliatissimo dal mio fratellino Dembo che nelle sue prime pagine è riuscito a lasciarmi sbigottito: sarà che sono sempre stato abituato, leggendo i romanzi del Mr. Blue delle iene tarantiniane, a ritrovarlo specchiato nel suo protagonista - normalmente un tizio solitario - e a mostrare tutto il lato umano del crimine, sarà che non mi aspettavo che l'autore scegliesse di gestire quasi allo stesso livello tre protagonisti, sarà che i primi capitoli dedicati a Mad dog McCain sfoderano un personaggio in grado di apparire disgustoso quanto i peggiori villains della mia storia di lettore, ma qualcosa pareva si fosse incrinato, nel mio rapporto di lettore con Bunker, tanto da far emergere un certo dispiacere rispetto al fatto che la mia ultima lettura del granitico Ed poteva rivelarsi in qualche modo una delusione.Ma, nonostante lo conoscessi a menadito, avevo sottovalutato l'ex detenuto, romanziere, attore e sceneggiatore: perchè pagina dopo pagina, ritratto dopo ritratto, Bunk sfodera tre personaggi profondi e passionali, arrabbiati e cattivi eppure umani e fragili, ed un crescendo finale che pare una poesia di morte, proiettili e speranze perdute.Nel mondo di Mad dog, Diesel e Troy, infatti, non esiste nulla che possa essere paragonato ad un sogno: fin da ragazzini, quelli come loro sono dati in pasto ad un sistema in grado di renderli sempre più aggressivi, sempre più assetati di una vendetta che è quasi un dovere, vista dal loro lato della barricata.Straordinario, nel corso della vicenda, assistere al sezionamento della solitudine di McCain, dai tempi del riformatorio costretto a lasciare che la follia prendesse il timone della sua nave in modo da difendersi dai tipi più grossi e minacciosi di lui: una solitudine che diviene psicosi ed espressione di violenza, e che non guarda in faccia a niente e a nessuno, tranne a Troy.Accanto, il desiderio di una vita normale di Diesel, ex pugile e gigantesco combattente in grado di vincere la sua battaglia più importante: quella di superare il periodo della libertà vigilata e tornare ad essere un cittadino come gli altri, senza mai dimenticare di mostrare con fierezza i tatuaggi in blu tipici dei carcerati.E poi, Troy: Troy che nasce ricco, intelligente ed acuto. Troy la cui vita pare in discesa, fino al tentativo di uccidere il padre per difendere la madre ed il tradimento della stessa, prima di essere consegnato ufficialmente al sistema.Uscirne è difficile, Bunker lo sa bene. Troy, in qualche modo, è quello che gli somiglia di più.
O quello che gli sarebbe somigliato se la scrittura ed il Cinema non l'avessero salvato.
Troy in guerra con il mondo e la società. Troy che non riconosce Dio, ma Dostoevskij.
Troy che non ha paura. Troy che rispetta il codice del crimine.
Lui, Mad dog e Diesel sono criminali incalliti, colpevoli e feroci.
Eppure, chi è davvero innocente?
La zia di Mad dog con i suoi maltrattamenti ad un bambino destinato a divenire uno psicopatico? La madre di Troy la paura di suo marito? La moglie di Diesel, con le sue lamentele che finiscono quando arrivano i soldi per la macchina nuova?
Certo: nessuno che stia da questa parte della barricata ha mai compiuto una rapina a mano armata, un rapimento o un omicidio. Stiamo parlando, del resto, di criminali incalliti, colpevoli e feroci.
Eppure, la Legge ha imposto che lo diventassero ancora di più: l'assurda regolamentazione made in Usa delle tre condanne - chiaramente contestata dall'autore -, in grado di trasformare taccheggiatori in aspiranti assassini, è una delle più assurde forme di repressione che mi sia capitato di osservare applicata, e rappresenta il fantasma che incombe con la sua inquietante presenza su Diesel e Troy in particolare, pronti ad uccidere e morire piuttosto che tornare per l'ultima volta dietro le sbarre.
Ma andando oltre la riflessione sulle legislazioni statunitensi e le parti prevalentemente action e crime del romanzo, è con l'escalation finale che Cane mangia cane arriva a sfiorare le vette raggiunte dal suo autore con Little boy blue ed il mio favorito Come una bestia feroce: i destini dei tre compagni, giocati come in una partita a carte con il Destino, sfuggono alle mani più clamorose per finire all'aria di fronte alla banalità del caso, giunta attraverso due errori di persona.
E se il primo, che scatena le paranoie di Mad dog, è figlio di quelle stesse regole del crimine che Troy si troverà costretto ad infrangere, il secondo, passato attraverso un ometto impaurito e cattivo, eppure perfettamente a norma di legge, ha dell'assurdo, e mostra tutta l'umanità dei questi criminali incalliti e colpevoli: la corsa di Diesel ed il viaggio della speranza di Troy, il reverendo e sua moglie, i poliziotti ed il direttore del supermercato riportano alla mente la necessità di potere del Libanese, la rabbia del Bufalo e la voglia di rivalsa del Dandi in Romanzo criminale: la nostra natura - e Dostoevskij lo sapeva bene, essendo a sua volta stato condannato a morte e graziato ad un passo dal patibolo - è malvagia e terribile, ma è nutrita da un sistema e da una società che aumenta la distanza tra i due lati della barricata, e non lascia soluzione se non il conflitto.
E una guerra, si sa, lascia cicatrici profonde e terribili. Sempre che le si sopravviva.
Mad dog, Diesel e Troy sono vittime di questa guerra: nessuno negherà mai le loro colpe, eppure c'è qualcosa che impedisce di non vedere tutta la genuinità straziante della loro disperazione sputata in faccia ad un mondo che, a ben vedere, non li ha mai voluti.
Non posso giustificare le loro azioni - a tratti agghiaccianti - ma, ripensando alla storia di Bunker, alla sua prosa potente e alla tecnica sorprendente - più volte, nel corso di questo romanzo, ho pensato al montaggio alternato cinematografico applicato alla letteratura - non posso che attribuire a questi tre personaggi un rispetto che forse qualcuno non capirà, o troverà assolutamente assurdo, ma non loro stessi.
E non il vecchio Bunk.
Ed è questo quello che conta.
MrFord
"San Quentin, what good do you think you do?
Do you think that I'll be different when you're through?
You bend my heart and mind and you warp my soul,
your stone walls turn my blood a little cold."
Johnny Cash - "San Quentin" -
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