1° effetto ANTIPROLIFERANTE: uno dei segni classici della cellula cancerogena è che continua a riprodursi quindi fermare tale riproduzione è un effetto antiproliferante; la cannabis riesce a farlo.
2° effetto ANTIANGIOGENESI: i cannabinoidi impediscono al tumore di sviluppare nuovi vasi capillari e quindi di crescere.
3° effetto ANTIMETASTASI: i cannabinoidi impediscono alle cellule cancerogene di trasmettersi in altri tessuti.
4° effetto APOPTOTICO: l’apoptosi è la capacità dei cannabinoidi di accelerare la morte delle cellule anomale.
L’unicità dei cannabinoidi e che possono penetrare la barriera emato-encefalica, raggiungere direttamente le cellule cancerogene del cervello attraversando la membrana cellulare, e indurre la morte esclusivamente delle cellule malate.
Quello che più scandalizza è che anche dove l’uso terapeutico della marijuana è legalizzato, solo una scarsa percentuale dei malati è informato sulla possibilità di questa cura, e che tali informazioni derivano dagli amici, dai media (principalmente internet), e non dai medici nonostante si tratti di una cura reale ed efficace.
In Canada Rick Simpson, produttore e donatore di “Hemp Oil”, è ricercato: l’accusa a Simpson è la mancanza di valore scientifico delle sue teorie e la sperimentazione senza autorizzazione da parte del ministero della sanità, ma sono inconfutabili i suoi successi e senza alcuna conseguenza negativa. Anche se la gente guarisce, lui non deve ne donare ne suggerire l’uso di olio di canapa.
Purtroppo la creazione di medicine è in mano alle multinazionali del farmaco, che sembrano avere altri interessi rispetto la salute del paziente. A tal proposito forniamo delle informazioni sulla chemioterapia, unica terapia riconosciuta per combattere il cancro. Partendo dal presupposto che risulta che ci siano più pazienti malati di tumore che muoiono a causa della chemioterapia piuttosto che di cancro e che tali statistiche mediche presentano queste morti come “successi” della chemioterapia, perché il paziente non è morto a causa del cancro, un malato di tumore che dovrà sottoporsi alla chemioterapia viene avvertito che questa cura provocherà nausea, vomito, caduta dei capelli, oltre a effetti collaterali soggettivi come la depressione, derivata spesso dal dolore che causa tale cura.
Quello che però i medici non ci dicono e quello che l’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare su un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per gli “addetti ai lavori”, cioè per coloro che solamente maneggiano le fiale che contengono le sostanze chimiche per la chemio (infermieri professionali e/o medici).
Il fascicolo avverte della pericolosità di certe sostanze e, alla voce Antraciclinici (chemioterapico), c’è scritto: “Stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali. La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta, raramente grave o cronica – mortalità del 50% dei casi. Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”.
Alla voce Procarbazina (chemioterapico) c’è scritto: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
Quindi, per curare il cancro, si utilizzano delle sostanze chimiche che sono cancerogene, mutagene e teratogene. L’A.I.A.N. (Associazione Italiana per l’Assistenza ai malati Neoplastici) ci fornisce il costo di un trattamento chemioterapico: “ Il costo medio dei cicli chemioterapici varia sensibilmente in base ai farmaci. Comunque il costo si aggira su svariate decine di migliaia di euro per i vari cicli, fino a 50.000€. Nel “Giornale italiano di Farmacia clinica” del 21 febbraio 2007 sono stati pubblicati i costi per “l’uso dei farmaci citotossici nei cicli di chemioterapia “platinum-based” analizzati per 100 pazienti e 6 cicli di terapia”.
In tale documento si trovano cifre colossali (si arriva a 548.955 euro) che si riferiscono solamente ai costi dei farmaci chemioterapici. Se a questo sommiamo i costi della somministrazione, premedicazione e reazioni avverse, il totale ha dell’incredibile: “Sei cicli soltanto di chemioterapia costano per ogni paziente una cifra che va da 4.520 euro a 8.420 euro”. Viviamo inoltre nell’illusione che la chemioterapia sia gratuita, perché non è l’ammalato a pagarla direttamente ma, in realtà, siamo noi tutti contribuenti a pagare sotto forma di prelievi fiscali (tasse).
I malati nuovi di tumore, solo in Italia, sono ogni anno circa 270.000, un giro di affari annuo di miliardi di euro. Con cifre del genere, pagate dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi sottratte alla comunità, il potere di lobbies di Big Pharma è così forte che riesce a tenere celate le terapie non convenzionali e tappare la bocca a tutti quei ricercatori indipendenti che hanno il coraggio di mettere la salute della persona davanti agli interessi economici.
La canapa è vietata per legge. Le ragioni sono svariate, ma sicuramente il suo elevato effetto terapeutico è tra queste. La recente legge comunitaria europea, neanche a farlo apposta, mette al bando qualsiasi proprietà curativa delle piante, compresa la camomilla per l’insonnia.
L’uso di una pianta per scopo terapeutico sarà consentito solo se testata e approvata con veri e propri “protocolli standard”, al pari di un qualsiasi farmaco. Questo farà lievitare il costo di qualsiasi prodotto, tanto da renderne sconveniente la commercializzazione, proprio come si fece all’inizio con la canapa (Vedi: Marijuana Tax Act – 1937). Tutto questo per salvaguardare la nostra salute o per amplificare le nostre patologie e spendere di più in farmaci?
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