Mentre fuori si scatena un temporale che ci rende fradici da capo a piedi, attendiamo di vedere al Teatro Vitaliano Brancati l’omaggio che Gennaro Cannavacciuolo rende all’inimitabile Domenico Modugno. Il titolo dello spettacolo è “Volare”, proprio come è stata successivamente ribattezzata una delle canzoni più conosciute al mondo, “Nel blu dipinto di blu”. Si apre il sipario. Sullo sfondo dei panni stesi ad asciugare e al centro un attore vestito da Pulcinella che inizia a narrare in parole e musica la vita di un uomo che ha segnato il panorama della canzone italiana. Cannavacciuolo offre un tributo al grande artista, cantando proprio alcuni di quei brani dialettali che fecero da apripista alla carriera di Modugno: “’O ccafè”, “La cicoria”, “La donna riccia”, “Io mammeta e tu” sino a “U’ pisci spada”. Inoltre, rende omaggio all’autore teatrale napoletano per eccellenza, Eduardo De Filippo, con un dialogo madre-figlio tratto dalla commedia musicale “Tommaso d’Amalfi” supportato dalla voce registrata di Pupella Maggio. Secondo atto: un occhio di bue puntato su un frac. L’emozione prende il sopravvento con un medley delle canzoni più famose. La scelta del regista Marco Mete è chiara; la musica è il grande filo conduttore, eseguita dal vivo da un trio d’eccellenza: Marco Bucci al pianoforte, Rossella Zampiron al violoncello e Andrea Tardioli al clarinetto e al sax contralto. Cannavacciuolo esegue a chiusura le canzoni più famose, da “Meraviglioso” (recentemente reinterpretata dai Negramaro), a “Tu si’ ‘na cosa grande”, da “Resta cu’ mme” a “Vecchio frac”; il fil rouge è l’amore o, come era solito definirlo Eduardo, “la sciuliata di capa”. Sono passati ben ventiquattro anni dal primo allestimento dello spettacolo, imbastito da Cannavacciuolo come omaggio al suo mito, conosciuto grazie ad un amico in comune presso il Partito Radicale, dove Mister Volare era allora deputato e dirigente. Durante lo show l’attore ringrazia coloro che ritiene i suoi tre Maestri: Eduardo De Filippo, Pupella Maggio e appunto Domenico Modugno. Quest’ultimo, di origini pugliesi, ha scritto 230 canzoni ed ha vinto 4 volte il Festival di Sanremo.
Determinante nella sua carriera è stata la vittoria del 1958 con “Nel blu dipinto di blu”, scritta insieme al paroliere Franco Migliacci e diventata la canzone italiana più famosa al mondo dopo “’O sole mio” con 800.000 copie vendute in Italia e 22 milioni nel mondo. L’Espresso di quell’anno non a caso titolava: “Modugno ha conquistato l’America”. Non risulta strano quindi che la scelta del titolo della pièce sia ricaduta proprio su quest’ultimo brano. Gli aneddoti sulla sua origine si rincorrono e sono molteplici ma si possono racchiudere nell’affermazione di Migliacci: «Capii subito che avevo scritto qualcosa d’importante». “Nel blu dipinto di blu” costituisce infatti un momento di rottura con la musica leggera italiana tradizionale per via dei richiami allo swing e allo stile dei cosiddetti “urlatori”, soprattutto nell’arrangiamento. Cannavacciuolo, pur istrionico attore, non ha la voce inimitabile di Modugno ma riesce ugualmente a coinvolgere il pubblico con la sua verve. La capacità d’interagire trionfa in uno spettacolo di questo tipo, che si avvicina più che altro ad un one-man-show. L’attore racconta in prima persona il suo grande amore per la musica e per Modugno in particolare, un escamotage per accostarsi ulteriormente alla platea. Ciò che ci piace particolarmente di quest’attore è la mimica, riesce perfettamente a tenere la scena per quasi due ore, una capacità che si acquisisce indubbiamente con gli anni ma che fa anche parte del bagaglio artistico che ogni attore di alto livello porta con sé. Non a caso il nostro interprete è stato vincitore nel 2009 del Premio E.T.I. Gli Olimpici del Teatro come attore non protagonista. Credo che il punto di forza di questo narratore, come oso definirlo, sia infine l’umiltà. Colpisce la modestia con la quale racconta i suoi esordi e la venerazione per Modugno. Quindi, contiamo che vi coinvolga appieno, lasciandovi il buon umore nel cuore e magari non facendovi abbandonare la sala prima di avergli richiesto più di un bis.
Lo scatto che ritrae Gennaro Cannavacciuolo è stato gentilmente concesso dal Teatro Brancati di Catania