Anno: 2014
Durata: 100′
Genere: Drammatico
Nazionalità: Argentina/Brasile/Francia/USA
Regia: Gael García Bernal
Gael García Bernal è protagonista e co-produttore del film El Ardor, presentato sullo schermo di Cannes nella sezione Séance Spéciale, un’opera che si potrebbe definire ‘antropologica’, sicuramente nelle intenzioni, forse un po’ meno negli esiti. Girata interamente nella foresta pluviale dell’Argentina, la pellicola racconta una storia al confine tra realtà e sovrannaturale, ove da un lato poveri contadini vengono vessati ed uccisi da mercenari senza scrupoli affinché lascino le proprietà e le terre dove abitano da generazioni per speculazioni di spregiudicati affaristi, dall’altro strani segni provenienti dalla foresta amazzonica (tigri che si materializzano e scompaiono al momento giusto, selezionando le persone da sbranare, personaggi al confine tra il mondo della foresta e il mondo altro) lasciano intendere che esiste un disegno interno alle creature che abitano la giungla, che se attaccate in maniera massiccia possono iniziare a difendersi con mezzi insospettabili.
Nella fattispecie il film racconta la storia di un giovane misterioso, Kai, chiamato per aiutare i contadini, che assiste all’attacco violento ed all’uccisione spietata di un vecchio coltivatore lavoratore del tabacco, ed al rapimento di Vania, la sua bellissima figlia, interpretata dalla giovane Alice Braga (nipote della celebre attrice Sonia Braga e, davvero, buon sangue non mente). Da questo evento s’innesca una catena di vendetta, morte ed espulsione, da parte di Kai con la complicità di tutti gli elementi della foresta, contro i cattivi, che più cattivi non potrebbero essere, il tutto condito da una scena di sesso tra Bernal e Braga, sotto la pioggia fra le piante tropicali, ed una canna allucinogena rollata dal nostro eroe in pausa relax. Nonostante le premesse, gli interpreti e la magnifica location, il film non convince, restando in superficie su tutte le questioni aperte e puntando su un mistero privo di spessore ed eccessi granguignoleschi. Peccato.
Elisabetta Colla