CANNES – Nove sono le volte che Bernardo Bertolucci ha partecipato al Festival di Cannes, “quello che ha dato continuità alla mia vita cinematografica. E per questo gli sono grato”, dice il regista settantatreenne. Intervistato dal Corriere della Sera, Bertolucci parla delle nuove tecnologie cinematografiche, esprimendo il proprio pensiero sul suo capolavoro “L’Ultimo Imperatore”, proiettato in 3D: “È un nuovo film. Siccome non è stato concepito in 3D, non ci sono le tentazioni che possano portare a certi effettacci. E quindi è molto pulito, ha una certa innocenza. La conversione nel nuovo formato è stata fatta per gran parte in India. Non lo so qual è il futuro del cinema, ma è affascinante perché la tecnologia va talmente veloce… Stiamo entrando nella fase post-cinematografica, mi spiace per chi feticisticamente ha bisogno della sala, però bisogna guardare avanti. Mi piace pensare che sono in arrivo nuove invenzioni”.
Prosegue quindi l’intervista:La prima volta di Bertolucci a Cannes fu nel 1964, fu invitato alla Settimana della critica per Prima della rivoluzione: «Eccome se lo ricordo. Venni elogiato dai critici stranieri e distrutto da quelli italiani. Non gli stava bene niente, l’unico che mi salvò fu Morando Morandini, che è uno degli attori principali del film. Passò molto tempo per il mio ritorno, che avvenne nel 1976 con Novecento. Quel giorno non c’era nessun’altra proiezione: la prima parte passò al pomeriggio, la seconda di sera. Ero molto emozionato. Un’esperienza che mi fece sconfinare in territori di megalomania e onnipotenza, che per fortuna si sono placati in seguito». E poi? «La tragedia di un uomo ridicolo con Tognazzi, che vinse il premio come migliore attore. La mia prima volta in gara. Non potevo vincere io, quel film sulla realtà italiana a ridosso degli Anni di piombo risultò incomprensibile e misterioso, era pieno di disagio. Nell’87 portai i primi dieci minuti de L’ultimo imperatore».Dei film in gara, vorrebbe vedere quello di Paolo Sorrentino, “è uno dei registi che amo di più, mi affascina lo stile che usa, le sue invenzioni a volte sono un po’ surreali ma sempre efficaci. E poi rischia sempre, è questo che mi piace di lui”.