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I dischi del mese di maggio. I più belli? Non necessariamente. Anzi, alcuni sono piuttosto pessimi. Nel complesso però, in mezzo ad alcune cose non troppo esaltanti, qui su Pensieri Cannibali è passato anche qualche bel dischetto. Diamo un po' un ascolto...
Mumford & Sons “Wilder Mind”
Il nuovo album dei Mumford & Sons è quello della svolta. Il gruppo di bovari campagnoli questa volta ha finalmente appeso il banjo al chiodo e ha finito di pretendere di essere un gruppo folk. Tanto non ci credeva nessuno. I Mumford & Sons stanno alla musica folk come Il Volo stanno alla lirica o Giovanni Allevi sta alla classica. Ovvero... non c'entrano una cippa. Con il loro terzo album “Wilder Mind” hanno preso una piega rock che ricorda più che altro i Kings of Leon. Il problemino problemuccio problemaccio è che i Mumford & Sons con la musica rock ci azzeccano ancora meno che con il folk. Se i loro fan della prima ora storceranno il naso davanti a questo cambiamento folk'n'roll, poco folk e poco roll, io se non altro esulto per non essermi dovuto sorbire un'ora di dannato banjo e perché 'sta volta i bovari hanno azzeccato almeno una bella canzone, la title track “Wilder Mind”. Da uno dei gruppi più inspiegabilmente popolari degli ultimi anni, è già più di quanto mi aspettassi. (voto 5-/10)
Eros Ramazzotti “Perfetto” I Mumford & Sons hanno appeso il banjo al chiodo e chi va a fregarglielo? Il nostro (nostro si fa per dire) Eros Ramazzotti! Ebbene sì, il rappresentante della musica leggera italiana per eccellenza (eccellenza si fa sempre per dire), con il primo singolo dal nuovo album “Perfetto” (ancora una volta, perfetto si fa così tanto per dire), “Alla fine del mondo”, si è dato al country. Il risultato? I fan del cantante hanno storto il naso, i fan del country hanno storto il naso, chi come me non sopporta granché né Eros Ramazzotti né il country ha storto il naso. Insomma, per una volta Eros Ramazzotti ha messo d'accordo tutti: il suo nuovo singolo ha fatto cagare il mondo intero. Perfetto. Il resto dell'album non prosegue sulla linea del country. Per fortuna? No, perché comunque fa schifo lo stesso. È un pop-rock generico pieno di canzoni generiche di quelle che possono passare su una radio generica. Il tutto condito ovviamente con la voce gracchiante da ranocchio sgraziato di Eros Ramazzotti e l'aggiunta di testi che sembrano scritti da Moccia featuring Giuliano dei Negramaro. Arrivare a fine ascolto vivi è insomma una vera impresa, ma credo di avercela fatta. Aspettate che mi controllo il polso per avere conferma... Sì, incredibilmente sono ancora vivo! In mezzo a tanti artisti italiani che quest'anno mi hanno spiazzato, come Colapesce e Iosonouncane (vedi sotto) che mi hanno deluso, o al contrario Levante (vedi sempre sotto) che non mi piaceva un granché invece adesso comincia a convincermi, Ramazzotti resta comunque sempre una garanzia: pena faceva, e pena fa tutt'ora. Eros, grazie di esistere. (voto 3/10)
The Vaccines “English Graffiti” Con un nuovo terzo disco che spazia dal rock'n'roll esaltante di “Handsome” a quella meraviglia sognante di “(All Afternoon) in Love”, i Vaccines restano sempre il vaccino migliore contro la musica di merda. Sì, Eros, ce l'ho con te. (voto 7+/10)
Louane “Chambre 12” La mia droga del mese si chiama... Marijuana? Cocaina? Crack? Eroina? NZT? Ma no, si chiama Louane, nome completo Louane Emera, la giovane protagonista dello splendido film La famiglia Bélier. Ancor prima di diventare una promettentissima attrice emergente, Louane è anche una promettentissima cantante emergente. Difficile dire ora se sia destinata a seguire le orme più o meno fortunate di due altre baby dive francesi del passato come Sophie Marceau e Vanessa Paradis, però per adesso è una delle rivelazioni più fresche dell'annata, non solo provenienti dall'Oltralpe, ma oserei dire dal mondo intero. “Chambre 12” è un dischetto pieno di gioiellini pop irresistibili, dal suono get lucky alla Daft Punk di “Jeune” al coretto che rimane incollato in testa di “Avenir”. The Voice Italia ha tirato fuori Suor Cristina. The Voice Francia Louane. Ancora dubbi sulla superiorità dei cugini francesi? (voto 7+/10)
Briga “Never Again” No, ma questo si crede di essere davvero un rapper? Sarebbe un po' come se Cannibal Kid pensasse di essere un critico cinematografico serio, o i tre ragazzi de Il Volo i nuovi Pavarotti. Al di là del fatto che possa essere considerato hip hop o meno, e no, non può esserlo, a qualunque genere appartenga, questo è un disco pessimo e basta, sia per la musica che per i (terrificanti) testi. Se non altro, il “rapper” di Amici di Maria de Filippi ha azzeccato almeno il titolo: “Never Again”. Briga, non prenderti la briga di farlo mai più! (voto 2/10)
The Kolors “Out” Gli altri protagonisti dell'ultima edizione di Amici di Maria de Filippi sono i The Kolors, gruppo pop funk con un sound che rimanda a Bruno Mars, Maroon 5, Michael Jackson e i Bee Hive. Ancora molto acerbi, ma se non altro dimostrano un discreto potenziale e ampi margini di miglioramento. In confronto a Briga, poi, possono già essere considerati dei giganti della musica. (voto 5 di incoraggiamento/10)
Levante “Abbi cura di te” Avevo trovato parecchio fastidioso l'album d'esordio di Levante, “Manuale distruzione”. Che disco di meeeeerda, per dirla alla sua maniera. Quest'opera seconda, ottimamente curata nella produzione e dotata di una buona ispirazione compositiva, mi è invece sembrata una sorpresa parecchio gradevole. Un disco pop rock non memorabile ma fresco, che fa il paio con l'ultimo di Carmen Consoli, artista con cui Levante ha più di un punto in comune. Fossi stato in lei, comunque, io il singolo l'avrei intitolato “Ciaone per sempre”. (voto 6+/10)
Iosonouncane “DIE” Iosonouncannibale e avevo parecchio apprezzato il primo album di Iosonouncane, “La macarena su Roma”, un lavoro brillante e originale. Il secondo album di Iosonouncane invece nonmistaconvincendoperniente. Nonostate lastampaitaliana l'abbia già osannato come uno dei dischi fondamentali dell'anno, io purtroppo non mi posso unire al coro di lodi. Apprezzo il suo tentativo di fare qualcosa di distante dal primo disco, qualcosa di spiazzante, qualcosa di volutamente complesso e lontano da qualunque accessibilità. Solo che questo “DIE” mi sembra persino troppo anti-comunicativo. Un album ostico che con il passare degli ascolti non diventa più convincente, solo più respingente. Sarà colpa mia, ma questo secondo disco di Iosonouncane amenonèarrivato. (voto 5,5/10)
Pale Honey “Pale Honey” Le Pale Honey sono due ragazze svedesi e già solo per questo meriterebbero tutte le attenzioni del mondo. Per quanto siano affascinanti, la cosa per cui si fanno notare di più non è comunque l'aspetto estetico, ma la loro musica. Davvero. Le Pale Honey fanno un rock molto essenziale, molto minimalista, come la PJ Harvey dei primi tempi, fatto di pochi elementi. Pochi ma buoni. Come loro due: poche ma bone. E pure brave. (voto 7,5/10)
Brandon Flowers “The Desired Effect” I Killers sono sempre stati un gruppo 80s friendly. Con questo suo secondo disco solista (ma tranquilli che i Killers non si sono sciolti), Brandon Flowers libera ancora di più tutta la sua anniottantosità. Basta solo dire che in “I Can Change” campiona “Smalltown Boy” dei Bronski Beat per capire che aria tira. Più che il nuovo album del cantante dei Killers, sembra il nuovo del leader dei Roxy Music, Bryan Ferry. Chi ha tanta voglia di ottanta si immerga qui dentro, tutti gli altri si astengano. (voto 6,5/10)
P.S. Occhio al video di “Lonely Town”, un omaggio al film The House of the Devil.
Canzone del mese Chemical Brothers “Go” Hey boys, hey girls, i fratellini chimici sono tornati con un nuovo pezzo molto galvanizzante e un video diretto da - è lui o non è lui? - certo che è lui: Michel Gondry. Il loro prossimo album “Born in the Echoes”, in arrivo a luglio, promette di essere una bella bomba. Non ci credete?
Allora push the button. Quale button?
Play.
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