“… Ci sono ancora 50 metri, con la Germania dell’Est che sta rinvenendo fortissimo. Reagisce comunque Giuseppe, che regge magnificamente; sta reggendo negli ultimi dieci colpi. Rinviene la Germania, ma la prua italiana è la prima a vincere davanti alla Germania dell’Est…”. La voce strozzata e quasi commossa di Giampiero Galeazzi è la colonna sonora di una delle pellicole più entusiasmanti dello sport azzurro, girata a Seul nel 1988. Gli attori protagonisti sono Giuseppe e Carmine Abbagnale; ma il premio è qualcosa in più di un oscar del cinema, è un oro olimpico, il secondo per i due fratelli di Pompei, dopo quello dei Giochi di Los Angeles del 1984. “La semplice partecipazione a un’Olimpiade è già un grande successo per un atleta” racconta Giuseppe Abbagnale, attuale presidente della Federazione Italiana Canottaggio presente a Torino durante lo scorso fine settimana in occasione della regata internazionale di gran fondo “D’inverno sul Po”; “ma poter gareggiare per una medaglia è qualcosa che va oltre. Io ho avuto la fortuna di viverne quattro, di cui tre da protagonista”.
Dopo i due titoli a cinque cerchi degli anni ’80 arrivò anche un argento per la coppia azzurra, sempre guidata dal timoniere Giuseppe “Peppiniello” Di Capua, nell’edizione di Barcellona del 1992 in cui Giuseppe fu portabandiera della spedizione italiana. “Forse la più bella è stata Seul, che rappresentò il momento sportivo più emozionante per la mia famiglia” ricorda il maggiore del fratelli Abbagnale, “dopo aver conquistato l’oro con Carmine, mi trovai a soffrire nuovamente poche ore dopo per la finale di Agostino, impegnato nel quattro di coppia. Vinse anche lui e tornammo a casa con tre ori al collo e con un ricordo incancellabile”.
Tre podi olimpici, dieci iridati (di cui 7 ori) e svariati titoli nazionali hanno reso Giuseppe Abbagnale una leggenda forse ineguagliabile del canottaggio italiano. Negli anni sono cambiati i materiali, molto meno la fatica e i metodi di allenamento; ma questa disciplina ha quasi sempre regalato grandi soddisfazioni agli appassionati. “Naturalmente ci sono stagioni più prolifiche di medaglie e altre più difficili” spiega il presidente FIC, “nel nostro paese i campioni nascono anche grazie all’organizzazione, in primis quella della Federazione, un ambito in cui c’è una costante convergenza di idee e obiettivi. Viviamo in un ambiente bello, ricco di valori e partecipazione”.
Il prossimo traguardo sono ovviamente i Giochi di Rio del 2016, per i quali sarebbe fondamentale qualificare il maggior numero possibile di equipaggi già con le gare del 2015 in modo da affrontare l’anno olimpico finalizzando la preparazione esclusivamente ai cinque cerchi. “Il nostro movimento sta crescendo” assicura Abbagnale, “accanto a canottieri già affermati si stanno mettendo in luce altri atleti di ottimo livello. Siamo una nazionale giovane, anche la squadra senior assoluta schiera ragazzi sotto i 22 anni, già forti ma con un buon margine di crescita. Stiamo lavorando su qualità e quantità e ci presenteremo al meglio agli appuntamenti dei prossimi due anni”.
Luca Bianco
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