Caos nella verde casa padana

Creato il 28 luglio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Alta tensione nel mondo leghista, dopo l’ exploit di Borghezio che pare abbia imbarazzato anche la casamadre padana, ecco arrivare l’accusa che tocca  il rampollo di  casa Bossi.  Monica Rizzi, assessore regionale allo Sport della Regione Lombardia, è indagata a Brescia, con l’accusa di “trattamento illecito di dati protetti”: in parole povere, l’esponente leghista, che ha seguito la campagna elettorale di Renzo Bossi alle scorse elezioni regionali, avrebbe organizzato un’attività di dossieraggio per favorire il figlio del Senatur.

Enrico Mentana dopo aver sviscerato i problemi economici che hanno caratterizzato il mercoledi nero per le borse di Milano e aver evidenziato l’allarmante situazione che si sta delineando al nostro orizzonte, lanciando un monito ai politici che devono immediatamente recuperare la credibilità con un piano concreto per arginare il panorama economico italiano, torna sui fatti politici quotidiani e in chiusura del suo Tg l’attenzione dello spettatore viene incanalata su questa storia poco  chiara che vede la denuncia contro Monica Rizzi, parlare di dossier che sarebbero serviti poi per colpire “nemici” fuori e dentro la Lega, nel tentativo di assicurare il migliore risultato elettorale possibile alle scorse regionali a Bossi jr, eletto con quasi 13mila preferenze.

Dunque era necessario far sparire chi poteva far ombra sul figlio del capo per poter avere questo gioiello nel nostro carnet politico. La perquisizione nella casa e nell’ufficio dell’assessore Rizzi aveva come obiettivo  “ricercare tracce” di questo presunto dossieraggio, ora dovrà anche essere sentita dal magistrato. Per lei, nuove polemiche, dopo quelle sulla sua laurea in Psicologia, presa in Svizzera e altra grana interna alla Lega che ultimamente comincia  a veder sfocare il suo potere politico.  Lui, il Trota, il  figlio del leader della Lega Nord, nega qualsiasi coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Brescia : “Tutti sanno che con questa inchiesta io non c’entro. Sono i giornali, ha detto Renzo, che hanno usato il mio nome per pompare le notizie. Si deve parlare di dossier se si trovano, ma fino ad oggi tutti ne parlano e nelle perquisizioni la Finanza non ha trovato nulla”.  Ha poi ricordato di aver “girato la provincia di Brescia Comune per Comune per più di due mesi e la giro ancora adesso”. “Quindi, ha detto,  non è quello il problema”. A chi gli ha chiesto se le accuse all’assessore Rizzi siano un modo per colpire la sua famiglia, il figlio del leader leghista si e’ poi limitato a risponedere “eh sì”.

Finalmente siamo alla resa dei conti e se fino a poco tempo fa le gaffe e le sparate della folcloristica lega piacevano e facevano sorridere, lasciando in bocca il sapore della rozzaggine italica, che permetteva  di alzare i toni e guadaganre consensi popolari,  ora stiamo assistendo alla metamorfosi del fenomeno che aveva esordito annunciando “faremo una marcia su Roma che al confronto quella di Mussolini era una c…”.  La marcia non c’è stata, e nonostante  il Carroccio affermi di  essere vicino allo spirito del popolo, qualcosa si è rotto , l’asse Bossi, Tremonti e Berlusconi comincia a incrinarsi e la fenditura allargandosi travolge anche tutti gli altri menbri che  coloravano l’ effervescente partito del nord.  Tragico è stato ovviamente Mario Borghezio, al quale ora si aggiunge Renzo meglio noto come il Trota, il pupillo, l’erede al trono nordico…Tu quoque Brute, fili mi!

Quindi ora per i difensori pragmatici della purezza del nord a suon di polenta, indefessi lavoratori scagliati contri i fannulloni meridionali, amanti della pace libica e insofferenti indipendentisti si apre uno scenario che sa di farsa, restituendo al partito la sua vera natura,  rude, limitata, goffa,  clownesca, anche politicamente. A riprova dell’ottusità mentale  della fazione politica che chiamata a  rispondere al sobrio stop di Giorgio Napolitano al trasferimento delle sedi ministeriali, al contrario se ne esce col seguente titolo della Padania : “Quando un popolo come quello padano cammina, piega la storia”.

Come il Piave calmo e placido al passaggio… per far contro il nemico una barriera, la storia italiana non si piegherà più al passaggio di messaggeri di stampo fascista che mirano alla sovversione dell’ordinamento costituzionale democratico faticosamente guadagnato con la lotta, il sangue  e le speranze di tanti.


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