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Caos nepalese: muore il vecchio tessitore

Creato il 20 marzo 2010 da Cren

Caos nepalese: muore il vecchio tessitore Ieri è morto Girija Prasad Koirala, l’ultimo esponente di una famiglia che ha contribuito a fare la storia del Nepal moderno. Ora rimane la figlia Sujata Koirala messa a fare il Vice Primo Ministro. Il grande vecchio aveva 85 anni e da tempo vagava da un paese all’altro per farsi curare. Indebolito, malato ma sempre capace di dirigere la politica nazionale dalla sua casa di mattoni rossi in una traversa di Ring Road a Maharajguny. Lì senza sfarzo apparente si costruivano e smontavano carriere e percorsi politici si tessevano le trame con l’India. Lui era il Grande Vecchio della politica nepalese, l’ultimo di quelli che avevano combattuto (anche con la violenza) per ristabilire, dagli anni ’60, la democrazia in Nepal. Prima alleandosi con la monarchia per abbattere il governo dei Principi Rana, poi contro la stessa monarchia per giungere a uno stato dotato di costituzione e di un parlamento eletto. Questo risultato lo ottenne nel 1989, poi tutto si disfece nella corruzione e nella irresponsabilità dei partiti e dei loro dirigenti.

La sua storia è come quella di tanti leaders politici, idealista e impegnata all’inizio: sindacalista nelle fabbriche tessili (ora in gran parte chiuse) della sua città Biratnagar, nel profondo sud nepalese (città industriale, di confine e oggi di traffici); poi impegnato con il fratello BP Koirala a combattere, prima a fianco della monarchia, la dinastia assolutista dei Rana, che governarono il Nepal fino al 1959. Il Partito del Congresso nepalese (aiutato dal confratello indiano) governò, allora per un breve periodo, ma poi il re, i proprietari terrieri, l’aristocrazia preferì abbandonare l’esperimento democratico, la riforma terriera, il timido tentativo di democrazia per re instaurare una monarchia pressoché assoluta. Koirala tornò in India e il Partito del Congresso divenne un movimento clandestino, di guerriglia animato dagli ideali di Nerhu, puri, egualitari e democratici.

Poi, nel 1990 il paese scoppiò: studenti, borghesia, imprenditori non stavano più dentro al blocco aristocratico-monarchico, immobile mentre economia e costumi cambiavano, ed esplose la rivoluzione. Finalmente elezioni democratiche, monarchia costituzionale e GP Koirala divenne primo ministro (dal 1991 al 1994, 1998 al 1999, nel 2000 e 2001), fece e disfece il partito per garantirsi il potere, creò un sistema di corruzione e di nepotismo, sfruttò il boom economico post-democrazia e apertura dei mercati, organizzò il mangia-mangia degli aiuti internazionali e delle risorse dello stato. Dopo pochi anni si ricrearono nuove caste e potentati, lo sviluppo del paese si bloccò e i maoisti s’incazzarono. Siamo nel 1996 e sempre Koirala gestì, malamente la crisi, spedì l’esercito nei villaggi, limitò libertà, s’alleò con il famigerato Re Gyanendra e mantenne potere anche dopo la rivoluzione del 2006 quando cercò di ricomporre il sistema con i nuovi soggetti, gli affamati maoisti. E’ rimasto, fino all’ultimo, il coordinatore dell’ High Level Political Mechanism (HLPM) che non sta riuscendo a sanare le divisioni fra i diversi partiti.

Io lo incontrai dopo i primi tre mesi di governo nel 1991, anch’io ero ingenuo come la maggior parte dei nepalesi, pensavo che fosse un idealista e che, con lui, il paese sarebbe cresciuto, migliorato. Parlammo di strade per trasportare le mele dal Dolpo, dei bisogni dei villaggi, della sua storia di rivoluzionario, delle molte speranze da soddisfare. La gente era con lui ma, mentre parlava di opportunità e di sviluppo, piazzava i suoi uomini nei posti chiave, spartiva con i donatori internazionali i fondi, creava un sistema di corruzione a beneficio del suo partito e alleati. Niente di nuovo, per noi italiani. Per me come per tanti nepalesi è stata una delusione.

Oggi i giornali scrivono nation in shock e, almeno per parte della capitale è vero. I kangresi (i membri del Congresso) pensano già, nel caos perenne del partito, alla sostituzione;  i vecchi complici di Koirala ,come Deuba,  stanno affilando i coltelli; gli altri partiti hanno perso un punto di riferimento e non s’intravedono leaders capaci di rimpiazzarlo. Koirala ha diretto 18 governi e gli ultimi 20 anni ma non lascia un granché. Il paese sta attraversando una crisi sociale ed economica durissima.

Oggi, un Rapporto, piazza il Nepal al 16° posto su 31 paesi in grave rischio di crisi alimentare. I distretti di Bajura, Humla, Mugu, Jumla, Kalikot, Dailekh, Achham, Doti, Baitadi and Darchula sono già a rischio carestia. I raccolti (riso, masi, frumento, semi oleosi), scarse piogge, sistemi d’irrigazione insufficienti, è sceso del 17% nello scorso anno. I prezzi dei generi alimentari di prima necessità sono aumentati di oltre il 30% nell’ultimo anno. La distribuzione, la mancanza d’interventi nell’agricoltura e nel controllo delle acqua, la speculazione, l’assenza di interventi del governo aggrava queste situazioni.

Sempre oggi il Nepal Nutrition Report, ricorda che il 50% dei bambini sotto i 5 anni soffrono di denutrizione cronica . Tutti gli obiettivi di riduzione della mortalità infantile, materna, di riduzione della povertà stimati nei ridicoli MDGs (Millennium Development Goals) sono ben lontani da essere raggiunti, anzi gli indicatori segnano regressioni negli ultimi anni. I milioni di dollari spediti dai donatori s’ingolfano nella burocrazia della capitale che, anche Koirala, ha reso impunita. L’elettricità manca per 12 ore al giorno, limitando vita ed economia. Negli ultimi mesi sono aumentate le uccisioni e gli scontri fra i militanti politici, specie nel Terai (si contano in oltre 500 negli ultimi 4 anni).

La corruzione succhia risorse destinate alla lotta alle malattie e alla povertà. Kamal Raj Pandey, vice ministro del Ministry of Physical Planning and Works (MoPPW), ha dichiarato che le strade principali del Nepal are rapidly losing their strengths due to lackluster attitude of the government for the maintenance of these roads, e qui s’investono centinaia di migliaia di euro l’anno. Il 28 maggio scade il termine dell’Assemblea Costituzionale eletta, nessuno come e se verrà prorogata. Poco ha combinato per aggiustare lo stato, anche l’unica ipotesi concreta, lo stato federale, sta suscitando un mare di proteste e preoccupazioni. Insomma, il Grande Vecchio non lascia una bella eredità.



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