Ho parlato qualche giorni fa del caos furibondo che si è scatenato attorno al liceo italiano IMI di Istanbul: si è parlato di una possibile vendita (a sproposito) o privatizzazione (con elementi concreti a sostegno di questa tesi), l’articolo completo potete leggerlo sul quotidiano elettronico L’Indro.
Gli insegnanti si sono rivolti al console generale Gianluca Alberini – da cui dipende formalmente la scuola – per avere lumi sulla situazione e magari per fissare un incontro di pubblico confronto: questa la risposta ottenuta, in cui di luce non ne viene fatta molta e in cui viene tacitamente rigettata la richiesta d’incontro. Scrive infatti il console, dopo una pleonastica introduzione in cui si ripercorre la storia della scuola e se ne evidenzia la funzione (come se i docenti non lo sapessero già):
“Non esiste attualmente alcuna ipotesi di chiusura degli IMI [Istituti medi italiani] o di vendita degli stessi, o di rientro anticipato dei docenti italiani inviati dal Ministero degli esteri.
Tutti i comparti della pubblica amministrazione sono pero’ oggetto di una significativa revisione della spesa pubblica e di misure di contenimento.
Il decreto legge 95/2012, nel quadro di altre rilevanti misure sulla Amministrazione degli Esteri, ha imposto la riduzione del contingente di personale di ruolo da destinarsi alle iniziative ed istituzioni scolastiche italiane all’estero, alle scuole europee e alle istituzioni scolastiche ed universitarie straniere all’estero, cui il Ministero degli Esteri dovra’ dare attuazione”
La mia riflessione è: se il personale di ruolo viene tagliato, che senso ha mantenere in vita una scuola statale?
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