Magazine Programmi TV

cap.15-morte di papa Fidel

Creato il 25 gennaio 2015 da Claudiober

images-3 copiaIl killer afgano conosceva perfettamente il momento in cui il compagno papa avrebbe offerto il tiro : era quando Fidel  avrebbe alzato le braccia ad arco, sopra l’altare, nell’offertorio della messa, nel residence  santa Marta. Per la prima volta dopo molti secoli, un assassinio veniva consumato su un altare.
E’ stato uno dei fatti piu’ drammatici della storia del  terzo millennio della Chiesa, quello che è avvenuto nella cappella della chiesa di santa Marta ,  l’unica chiesa rimasta aperta in tutta Roma. Qui il papa compagno  ormai vecchio, deluso e malato si era trasferito in due stanzette dopo la  distruzione di San Pietro da parte di kamikaze islamici  e la costruzione sui suoi ruderi di una moschea. Al killer basto’ un colpo solo, sparato da un fucile di precisione per ucciderlo.  Un proiettile calibro ventidue, minuscolo, a frammentazione,  che lascia tracce quasi impercettibili nel copro, esplode all’interno del torace del papa compagno. Una di queste schegge recide l’aorta.  ”Infarto”, dirà subito Radio  Islam Libera.
L’inchiesta ufficiale promessa dal Pasha Alì Vaccaro, ministro degli Interni della repubblica islamica d’Italia  all’indomani dell’assassinio del compagno papa  non è mai stata mai fatta. I colpevoli sono riusciti a  garantirsi l’impunità, e molti testimoni sono  dovuti riparare nella Repubblica Rom Senegalese Veneta. Soltanto oggi, dalle testimonianze fornite dal Tribunale dell’Aia è possibile a cominciare a fare luce sull’assassinio del  compagno papa.  I primi dati giungono dal giudice  Aisha Borrelli. Era di turno in tribunale, il giorno del delitto,a Roma.
( nella foto, un kamikaze della Khomeini-jungend pronto a farsi esplodere per impedire la prima comunione ai bambini italiani )10945038_832284256829498_1148080043198630166_n

La prima cosa strana è che nessuno  si preoccupa di informarla che un assassino di tali  gravità è stato compiuto.  La Guardia Svizzera  Senegalese non si fa viva. Il giudice Aisha viene a saperlo da altri fonti; si copre con il velo, corre a Santa Marta, ordina l’autopsia, scopre le cause della morte. Continua l’inchiesta per tre giorni, malgrado il Messaggero  di Allah , il quotidiano locale, scriva che  il compagno papa  é rimasto vittima di un ictus, malgrado che nessuno della Polizia si faccia vivo per collaborare. Soltanto tre giorni dopo  arriva nel suo ufficio il Presidente della repubblica Islamica d’Italia,  Alì Ibn  Mohammed  Al Fano . Ma contemporaneamente il telefono del giudice comincia ad essere perseguitato da telefonate anonime. La riceve il figlio del  giudice Aisha, che si chiama  Francesco“ Tua madre di che colore preferisce la bara?” le chiede.

La sera due giovani si fanno aprire la casa con una scusa. Imbracciano un fucile mitragliatore. Aisha è di sopra, afferra una doppietta,  li affronta: quelli sparano all’impazzata, feriscono la domestica filippina.  Il giorno dopo Aisha Borrelli abbandona Roma. L’inchiesta è insabbiata.  Pasha  Agnolo ,  che comanda le Guardie Svizzere Senegalesi , minaccia le dimissioni se i colpevoli non saranno perseguiti. Seconda testimonianza: quello dell’anziano avvocato Renato Zero Due, direttore del Soccorso giuridico della diocesi , un ufficio fondato dal papa compagno   per patrocinare le cause dei contadini delle colline romane espropriati dai senegalesi e dai mandingo.  Il primo elemento è dato da una lettera inviata all’Arcivescovo  di Genova e al gran Mufti’ di Gerusalemme: ”firmava la sua condanna di morte”, ha detto Renato Zero Due.  Il papa compagno   criticava  gli hezbollah locali e la comunità musulmana della Palestina di inviare esperti militari nella pianura pontina  per addestrare tre battaglioni islamici in logistica, comunicazioni e controspionaggio. Il compagno papa  , dopo decenni di acquiescenza e di incoraggiamento da parte del Vaticano verso l’immigrazione massiccia del terzo Mondo a  Roma  denunciava: “ la forza brutale con cui gli immigrati  integralisti recentemente hanno chiuso venti chiese nel  Lazio , e massacrato chi  si oppeneva a trasformarle in moschee,” e indicava che “    questo potere politico si trova ormai nelle mani di atei senza scrupoli, manovrati dalle  nuove Brigate Rosse..Aimè, miei fedeli. I brigatisti   odiano gli italiani perchè non li hanno seguiti nelle loro utopie, vogliono massacrarli tutti ispirandosi alla Cambogia di Pol Pot, nel secolo scorso: ma non fanno altro che favorire gli interessi petroliferi di paesi stranieri.Io come  capo della chiesa di Roma   lo denuncio ”
Pochi giorni dopo il compagno papa   rivelava, nell’omelia a porta Portese  sotto una tenda improvvisata, di aver saputo di essere nel mirino: “ in questi giorni mi è arrivato un avviso: sono anch’io nella lista di una fatwa, per essere eliminati nella prossima settimana. Ma sia ben chiaro: nessuno potrà mai uccidere la voce della giustizia”.
( nella foto, una dimostrazione della sez. del Pd centocelle per chiedere la trasformazimone di san Pietro in Moschea)

10931380_832581426799781_634708307745695817_n

+Ancora qualche giorno. Cinquanta hezbollah padani bussarono  alla porta del papa compagno. Gli chiesero un colloquio: “ siamo contadini dell’Oltrepo’ Pavese, è stata la Chiesa ,siete stati voi ad ordinarci di convertirci all’islam, per meglio accogliere i fratelli i musumani. E ora ci vediamo obbligati a essere strumenti della repressione dei nostri fratelli contadini . Lei dice cose che noi non possiamo dire. Lei puo’ dire ancora qualche cosa: che noi soldati siamo costretti a uccidere il nostro popolo, e che noi non vogliamo”.
Fu così che papa Fidel  preparò una omelia contro l’Islam.   Si presentò come al solito nella piccola cappelletta  nella chiesa di santa Marta, dove doveva  celebrare messa. E pronunciò l’omelia che doveva diventare il suo testamento. L’ultima. “Nessun soldato è obbligato ad obbedire a un ordine contro la legge di Abramo. Nessuno puo’ imporre il chador alle nostre donne cattoliche. Prima di relegarle in casa, di infibularle, di  ucciderle se si rifiutano di sposare un musulmano, deve prevalere la legge di Dio: non uccidere; Non spacciare. Non commerciare con l’oppio. Chiediamo che il governo di Roma e tutto l’intero stato pontificio  si renda conto che il programma di accoglienza che abbiamo  varato è fallito, e i lamenti del nostro popolo salgono al cielo, ogni giorno sempre piu’ tumultuosi. Vi supplico, vi ordino nel nome di Dio: riaprite le nostre chiese.”
C’è un nastro con la registrazione degli ultimi momenti dell’omelia, che ribalta la sua politica ambigua nei confronti  dell’Islam . Sono passate da poco le l8. L’assassino sta prendendo di mira il cuore. Il papa compagno  alza l’ostia al cielo: “che questo corpo immolato, che questo sangue sacrificato per gli uomini siano alimento, per noi, ci ridoni la forza di ribellarci, affinchè anche noi, con una nuova crociata di civiltà, offriamo il nostro corpo alla sofferenza e al dolore: Dio lo vuole! Liberiamo il santo sepolcro: là,al nord, nel Duomo, o san Pietro ,  in ogni chiesa trasformata a forza in moschea!”
Subito dopo, si sente un colpo d’arma da fuoco, uno solo. Il compagno Fidel , l’artefice della invasione islamica in Italia, delle dimissioni di Francesco e  dello scioglimento dei rivali gesuiti , e infine  dell’ingresso di milioni di diseredati africani  e asiatici cade, riverso, in un lago di sangue, ucciso da chi aveva accolto. Con lui moriva anche la sua politica suicida.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :