Sono assistente di direzione da circa dieci anni. Ecco le più spiccate caratteristiche del tipico capo italiano - o latino - versus il tipico capo germanico - o nordico - che ho potuto osservare nel corso della mia “carriera”.
· Il capo italiano chiede all’assistente di chiamargli la tal persona e passargliela. Questo per mostrare all’interlocutore A) che lui ha un’assistente e quindi B) che lui è una persona che conta. Non importa se tutto ciò comporta un dispendio di energie e tempo che potevano essere impiegati più saggiamente che cercando di impressionare qualcuno: l’assistente chiami Tizio de Cai e glielo passi.
Il capo nordico non si sente nè sminuito nè diminuito nel farsi le sue telefonate da solo e lascia così l’assistente libera di dedicarsi al suo lavoro.
· Il capo italiano crede fermamente che “delegare compiti all’assistente” significhi chiedere a lei di chiudere le buste della sua corrispondenza e incaricarla di fare fotocopie al suo posto. Ah e che siano rilegate bene in fascicoli, cortesemente.
Il capo nordico pensa che “delegare compiti all’assistente” si traduca in affidare alla collaboratrice incarichi per i quali ella possa utilizzare anche il suo cervello, i suoi talenti e le sue capacità.
· Il capo italiano ha un bisogno compulsivo di controllare tutto ciò che l’assistente fa, perchè A) non si fida fino in fondo, neppure se lavora con lei da due decenni oppure B) vuole mostrare che il capo è lui oppure ancora C) vuole avere tutto sotto controllo. O tutte e tre le motivazioni insieme.
Il capo nordico ha fiducia che la sua collega stia facendo quello che le è stato chiesto di fare e che consegnerà il lavoro nei tempi previsti. O diversamente che lo informerà e se ne discuterà insieme.
· Il capo italiano si considera più importante dell’assistente, perchè lui sì che fa ha un incarico di responsabilità in azienda, lui sì che ha delle competenze, lui sì che conta. Non lo dice, ma il suo pensiero trasuda da ogni suo gesto. L’assistente, invece, è sostituibilissima e, fondamentalmente, non è nessuno. Salvo poi andare nel panico (il capo) quando lei è in ferie o in malattia, perché “adesso chi prende le telefonate?”. Ma che ti viene un crampo alla mano, se tiri su la cornetta?
Il capo nordico sa sopravvivere benissimo da solo e non tenta il suicidio perchè non sa usare la fotocopiatrice, ma prova a far da solo e in conclusione, pur ritenendo l’assistente una preziosa collaboratrice, non si sente in trincea, se lei non c’è.
· Il capo italiano sbologna...ooops...delega gli incarichi più sgradevoli o noiosi all’assistente, vendendoglieli però come “responsabilizzanti”, a volte persino per manifesta incapacità (del capo!). Salvo poi prendersene il merito davanti al mega-direttore Ing. Cav. Dott. Lup. Mann. con sedie in pelle umana.
Il capo nordico, per quanto può, sbriga da solo gli incarichi di sua competenza e se ne assume la responsabilità. Se affida un compito all’assistente, riconosce che il lavoro l’ha fatto lei.
· Il capo italiano è formale e dopo anni che lavora con la stessa assistente, pretende ancora che lei lo chiami “Dr. Prof. Cav. del Lav. Pompeo Semproni” mentre lui si rivolge a lei col nome di battesimo, per sottolineare la differenza gerarchica.
Se invece il capo si fa chiamare col nome proprio, si sente “cool”, giovane e “un tot avanti”, non sapendo che all’estero è cosa perfettamente normale e ovvia da anni e annorum.
Il capo nordico è tendenzialmente informale, non gli interessa sottolineare alcuna differenza e lavora con chiunque alla pari.
E poi c’è da stupirsi se sono emigrata?
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