E io qui che pensavo che l’epoca dei film sui supereroi fosse quasi alla fine. La comparsata del nuovo Uomo Ragno targato Marvel è una delle cose più condivise sul web che vedo dai tempi in cui si pensava che un film con Batman contro Superman fosse una buona idea.
Pensavo che roba come il recente successo di un cine-fumetto teoricamente “alternativo” come Deadpool, ed esperimenti quasi “post-moderni” come il film dedicato alla Suicide Squad della DC fosse un po’ l’inizio di una nuova era, dove il super-affermato genere “cinecomics” conosceva una nuova fase e linfa vitale dopo un anno (il 2015) di evidente stanca.
Pensavo infine che stessimo per assistere all’alba di una nuova era: quella in cui le astronavi e la galassie lontane lontane catalizzavano l’hype e lasciavano le briciole ai propri concorrenti.
La realtà è molto diversa da queste infondate previsioni, ed è sintetizzabile nei pochi minuti di trailer dell’ultimo film targato Marvel Studios, “Capitan America: Civil War”.
Per i pochi eremiti al mondo che ancora non sanno di cosa si tratti, eccolo qui:
“Capitan America: Civil War” (mi rifiuto di adeguarmi alla distribuzione italiana e chiamarlo “Captain”, che poi pronunciato dai doppiatori viene da rispondere “Salute!”) esce nelle sale il 4 maggio 2016 ed è un sequel diretto tanto del “Capitan America: Winter Soldier” targato 2014 quanto del deludentissimo, tristissimo “Avengers: Age of Ultron” uscito la scorsa primavera.
Marvel Studios è ormai un colosso cinematografico con un piano editoriale e creativo perfettamente chiaro e strutturato, che prevede una sostanziale “serializzazione” dei suoi prodotti cinematografici, che di fatto diventano lunghissime puntatone di un serial episodico esteso negli anni. Ci sono mini-cicli narrativi, che in casa Marvel chiamano “Fasi”, e l’anno scorso si è appena conclusa la Fase 2.
Questo “Civil War” anticipa novità sostanziali e ribaltamenti nella gestione dei personaggi e nel focus su chi finora è stato protagonista della vicenda. Chi fino ad ora è stato il centro indiscusso di tutta l’operazione, ovvero il Tony Stark / Iron Man interpretato da Robert Downey Jr., sarà probabilmente sempre meno protagonista per lasciare spazio a nuovi personaggi e storyline; anche per via di un contratto con la star che ha ormai assunto proporzioni fantascientifiche, visto che Downey è arrivato a guadagnare da solo più di 90 milioni di dollari per l’ultimo Avengers.
Ma di cosa parla “Civil War”? Più o meno di quello che dice il titolo. Tratto da una run di fumetti di inizio anni 2000 scritta da Mark Millar (e con questa frase ho detto addio a 16 ragazze che si sono annoiate e hanno smesso di leggere), Civil War parte dalla premessa che Capitan America e Iron Man abbiano vedute decisamente opposte sul principio della “regolamentazione dei supereroi”, che secondo Tony Stark dovrebbero essere indicizzati e controllati dal governo.
Al contrario, Capitan America rivendica la necessità che i Vendicatori agiscano da soli e in autonomia, a dispetto di qualunque istituzione od organizzazione che desideri supervisionarne le azioni.
La morale della favola sono un sacco di botte tra tizi in calzamaglia, un paio di interessanti spunti di carattere socio-politico, un’azzeccata atmosfera da America post-11 settembre e una conclusione piuttosto “iconografica” che ha segnato un’importante punto di svolta nelle linee narrative dell’universo fumettistico della Marvel.
Il film dedicato a Civil War si presenta come evoluzione della storia di Capitan America, e probabilmente ne seguirà l’arco narrativo e la sfera emotiva e “morale” relegando il personaggio di Tony Stark a pseudo-antagonista piuttosto che a vera e propria opposizione ideologica.
L’elemento che trovo più interessante di tutto ciò è che il film tratta lo spunto originale prendendolo molto alla lontana, e si propone di essere l’adattamento di un concept piuttosto che la fedele riproposizione delle tavole firmate Mark Millar.
Si tratta di una pratica intelligente, che i Marvel Studios hanno già adottato con ottimi risultati: i fumetti e i materiali di partenza sono sempre di “ispirazione” e guida, ma mai sacri testi da trasporre fedelmente sul grande schermo.
Va bene, sulla carta è tutto bellissimo. Però è anche vero che ne abbiamo già viste di tutti i colori: perché Civil War dovrebbe scaldare gli animi degli spettatori più di qualunque altro cine-fumetto medio?
Ecco. Qui la Marvel si è giocata bene le sue carte.
Torniamo indietro alla primavera del 2014: nelle sale usciva un orrendo film supereroistico dal titolo “The Amazing Spider-Man 2: il potere di Electro”, prodotto da Sony che deteneva i diritti di sfruttamento del personaggio e aveva tutte le intenzioni di non mollarli a nessuno per i prossimi 20-30 anni.
La Sony aveva già pianificato il suo universo espanso dedicato all’Uomo Ragno, con tanto di sequel e spin-off già annunciati che sulla carta potevano portare un sacco di soldi nelle casse.
Il problema è che in quell’occasione Sony sbagliò tutto lo sbagliabile, e “The Amazing Spider-Man 2” fu un tale disastro che costrinse lo Studio a bloccare ogni futura iterazione dedicata al personaggio a tempo indeterminato.
Alla confusione generale, verso metà 2014 si aggiunse lo scandalo dell’hackeraggio ai danni di Sony che fece diventare di pubblico dominio informazioni e scambi di corrispondenza che nessuno, all’interno della Major, avrebbe mai voluto diffondere.
Uno di questi: Sony stava seriamente pensando di negoziare la cessione di Spider-Man alla Marvel, proprietaria originale dei diritti sul personaggio.
La standing ovation sul web alla notizia di una simile prospettiva fu abbastanza demotivante per i giapponesi, al punto tale che, nello spazio di pochi mesi, Marvel e Sony strinsero un accordo commerciale che prevedeva il passaggio dell’Uomo Ragno all’interno del Marvel Cinematic Universe, pur restando parzialmente in mano alla Sony.
In pratica: Marvel aveva il controllo creativo più o meno totale sul personaggio, e Sony doveva limitarsi a non intralciare le decisioni esecutive e a tenersi una buona fetta dei guadagni.
Il risultato di questo contorto resoconto sul destino produttivo di Spider-Man al cinema (e ora credo di aver perso una ulteriore dozzina di lettrici) è che Peter Parker e il suo costume sarebbero potuti comparire, in un ruolo minore ma “fondamentale”, all’interno del nuovo colosso cinematografico Marvel.
L’avete già indovinato? Esatto, proprio “Capitan America: Civil War”.
Ecco, in tropp—-volevo dire “poche” parole, perché quell’immagine di Spider-Man con lo scudo di Capitan America in mano è la cosa più condivisa sul web da parecchio tempo a questa parte. Ecco perché non ci sono dinosauri e Millennium Falcon che tengano: la gente (in particolare la gente molto giovane) ama l’Uomo Ragno e sta metaforicamente (o letteralmente, in alcuni casi) brindando al pensiero di vederlo interagire con il resto dell’universo Marvel già consolidato al cinema da 10 anni a questa parte.
Potrei anche fare qualche considerazione in più, e dirvi che mi sono commosso nel vedere gli occhi dell’Uomo Ragno che si strizzano come quelli dello Spider-Man disegnato da Steve Ditko, producendo un “clic” tipo quello delle macchine fotografiche digitali (e Peter Parker è un fotografo), e il suo costume sembra una versione super-cool di quello disegnato da Romita.
Ma temo che perderei anche la mia ultima lettrice.
Ciao nonna, grazie per essere arrivata fino in fondo.
Davide Mela
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