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Capitano, mio capitano! – Quando il timonier Bersani si mette a sfidare gli iceberg

Creato il 27 marzo 2013 da Andcontr @andcontr

Questa mattina alle 10 si è consumato il primo vero, e unico, cambiamento nella storia della terza repubblica (perchè si, siamo arrivati anche alla terza). Le consultazioni sono state compiute via streaming e hanno avuto il loro effetto: tutti i grandi esperti di comunicazione, nuovi media e politologi di serie A e serie B si sono lanciati in una moltitudine di analisi che lascio voi consultare in separata sede non essendo io un esperto.

Andando oltre lo studio della strategia comunicativa può essere un ottimo spunto di riflessione notare come i tre attori si cimentino nel ruolo con una naturalezza fuori dal normale. Il velo viene squarciato fin dalle battute iniziali: la capogruppo M5S alla camera Roberta Lombardi si lancia subito in un invettiva denunciando che le parole dette da Bersani ricordavano molto i salotti di Ballarò e che erano anni che le sentiva, ritenendole inutili. Dall’altra parte il capogruppo al senato Crimi tentava di interpretare il malumore della collega traducendolo nel linguaggio “del palazzo” ma senza grandi risultati. Davanti a loro il presidente incaricato Bersani e Letta si guardavano perduti.

“Capitano, mio capitano, dove diavolo siamo finiti? Questi pensano di essere a Ballarò! Mica han capito che hanno milioni di persone che dipendono da loro”  urlavano gli occhi Letta fulminando di tanto in tanto la schiera di grillini che dietro ai capigruppo si lanciava in avvincenti partite a Ruzzle. Pierluigi, da parte sua, si asciugava la fronte imperlata di sudore e cercava di tradurre il suo “politichese” in casaleggiese 2.0, tentando anche di ricordare che il PD di streaming se ne intende. Nulla di fatto. Dopo una mezz’ora, allungata stile caffè americano solo per rendere il tutto un minimo istituzionale, i capigruppo del Movimento 5 Stelle hanno chiuso la porta in faccia a Bersani & co. chiamandosi fuori da qualsiasi responsabilità.

104 timoniere

Ora il timoniere si ritrova con una nave alla deriva e con la costa sempre più lontana. La ventata di cambiamento portata in parlamento dal Movimento potrebbe fermarsi prima di quanto si pensasse. I neoparlamentari oltre a scannarsi sui social network, rimanere chiusi dentro la camera, altro non han fatto, sintomo che il cambiamento fosse qualcosa di desiderato e che forse non fossero pronti a metterlo in atto. Tra Camera e Senato le proposte di legge sono state pari a zero: la motivazione data è che non avevano a disposizione le conoscenze per farle. Il fenomeno di massa che ha convogliato diverse nature si è espresso in modo anomalo, visto che secondo alcuni si può identificare come una sorta di copia venuta male delle proteste degli indignados spagnoli o dei movimenti occupy in giro per il mondo. A differenza dei loro partenti i pentastellati erano riusciti a oltrepassare il muro anche rimanendo nelle barricate. La loro cocciutaggine li ha spinti a voler vincere anche da secondi e la richiesta di poter esser loro a governare come unica forza la dice lunga.

Il prossimo futuro si prospetta grigio qualora il timoniere non riesca a trovare un contrappeso, che a questo punto possono solo essere le classiche casse di pesce morto che si dimenticano nella stiva ma che ora potrebbero stabilizzare un minimo la barca. Un accordo col PDL allora diventa quasi fattibile a meno che Napolitano corra il rischio del salto nel vuoto e ipotizzi un governo a fiducia monocamerale, sperando nell’appoggio grillino almeno per le riforme in agenda.

“Capitano, mio capitano!” Urlano dalla plancia. Il capitano  si alza, timone stretto tra le mani, grida: “Oh, ragazzi, siam mica qui a fare lo slalom tra i ghiacci eh?” Comica chiusura, sperando che il buon timoniere trovi il giusto vento. Perché nessuno sa quanto la nave Italia possa ancora rimanere a galla.



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