Magazine Racconti

Capitolo 43

Da Blackvinylblues @blackvinylblues

- Un Long Island, grazie.
Un Long Island, non questo beverone di alcol e ghiaccio. Non penso mi aiuterà a dimenticare, ma spero stemperi i pensieri.
Quando sarò a Hof, devo incontrare Florian e Ralf. Devo capire se anche lui sa qualcosa. Se davvero tutti lo facevano per i soldi o c’era qualche scemo che, come me, pensava fosse un’idea, una piccola mossa per penetrare nel muro, tramite quel buchino tra Hof e Plauen.
Ci sono tante cose cambiate da quando sono venuto qua. Così tante che dovrei continuare a dirlo, penso, per almeno due anni, per rendermi davvero conto di quanto sta accadendo.
Con tutto questo correre, ho voglia di fermarmi un attimo, gustare i momenti, le emozioni, cercare nell’aria quello che ho vissuto venticinque anni fa, e che ancora non ho trovato.
Penso che quando chiamerò il commissario per chiudere il caso, rimarrò a Hof per un po’.
Trangugio il fondo del Long Island, ancora pieno di ghiaccio, e mi porto al treno.
E’ stato utile ai pensieri, poiché mi ritrovo a Hof. Ho un po’ di mal di testa, ma dovrei farcela.
Mi stringo nel giaccone mentre cammino per la strada. Mi siedo in piazza. Non è tardissimo, ma la piazza è già deserta.
Sono di fronte ad un barbone, ma evito di guardarlo. Il cielo è stellato. Mi ricordo di quando ero qui a chiedermi se le stelle fossero davvero l’unica cosa che avessimo in comune con i cittadini di là del muro. Poi scoprii che in realtà potevano vedere le trasmissioni tv, ma questo solo dopo anni, e su un documentario in televisione.
Decido di entrare al vecchio Black Vinyl.
Cammino lentamente, fino a tornare nella stradina. Le luci si alzano, lentamente, mentre mi avvicino al ristorante vegetariano.
Entro. La struttura è rimasta la stessa, lì c’erano i vinili, dove ora c’è il bancone, c’erano le musicassette. Non so come faccia a non commuovermi. Ci ho passato due anni indimenticabili.
Sarei tentato dal chiedere se sapevano cosa ci fosse qui.
- Vuole ordinare?
- Fate caffè?
- Sì.
- Un espresso, grazie.
- Subito.
- Una domanda. Lei sa cosa c’era prima di voi?
- Per parecchi anni è stato un buco chiuso…ma mi hanno detto che c’è stato un negozio di dischi…
Un sorriso conquista il mio volto.
-…però è stato coinvolto in brutte storie. Contrabbando. Non so molto di più.
Ma vaffanculo.
- Sono un euro e venti.
- Tenga pure.
Butto giù il caffè e vado all’albergo. Tempo di telefonare.



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