Magazine Racconti

Capitolo 45

Da Blackvinylblues @blackvinylblues

Tempo di impacchettare tutto, di nuovo. Per fortuna ho solo una valigia e lo zaino con i nastri.
La ripartenza è meno pesante del previsto.
Dopotutto qui non c’è più niente da vedere, da ricordare. Tutto quello che un tempo mi apparteneva, ora è o ricoperto di merda, o cancellato.
Come volevasi dimostrare, i ricordi è meglio tenerli in un cassetto, e farli ingiallire nella periferia della memoria.
Chi poteva pensare che sapessero tutti tranne me?
Manca solo Ralf, ma non sono fiducioso su di lui. Dopotutto se è diventato sindaco, sa tutto della storia di questo paese. Lui era nell’associazione e ora è sindaco. C’è altro da aggiungere? Bah.
Sapendo cosa mi aspetta, prendo il telefono. Lo chiamo.
- Pronto?
- Sono io, ci possiamo vedere?
- Quando?
- Non lo so, tra un’ora?
- Bene. Dove?
- Al bar della stazione. A proposito. Puoi tirare qualche filo e farmi avere tutti i documenti di e su Frank Schadel e Paul Östertag?
- Chi sono queste persone?
- Ti spiegherò.
- Capito. Ma non te li posso portare tra un’ora. E’ tutto chiuso.
Guardo l’orologio. E’ mezzanotte e mezzo. Io sono rincoglionito, ma lui che non mi dice niente?
- E quando?
- Domani sera, minimo.
- Tirando più fili?
- Domani mattina, sul tardi.
- Ok, può andare.
- Mi ripeti i nomi?
- Frank Schadel e Paul Östertag.
- Ok. A domani, allora.
- Ciao.
Devo disfare le valigie. Vale lo stesso ragionamento fatto prima. Una valigia, e lo zaino con i nastri. Forse è arrivato il momento di ascoltarne qualcuno qui, ora.
Ormai anche i foglietti sul retro con le canzoni scritte a mano si sono ingialliti. Proprio come sarebbero dovuti ingiallire i ricordi. O le fotografie. Le cartoline no. Quelle, è più facile che si decompongano sotto la puntina da disegno che le regge, appese a una bacheca.
Perché mi sono convinto che una musicassetta sia meglio di un cd? O di un mp3? Avrei potuto portarmi tutta questa musica su un aggeggio pesante un centesimo di questa borsa.
Penso sia il tempo speso per duplicarli. Riascoltare la canzone mentre il nastro scorre, essere convinto che sia un buon pezzo. Ringraziare la persona che è lì, oppure telefonarle. O ancora meglio, aspettare che la trasmettano alla radio, e sperare che il deejay non ci dica delle stronzate sopra.
Ogni nastro ha una storia dietro. E ascoltarli me le fa ricordare tutte.



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