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Capitolo 64

Da Blackvinylblues @blackvinylblues

So che è qui vicino. Penso si possa trovare all’hotel dietro l’angolo. O al bar di fronte all’aperto.
Il bar di fronte all’aperto.
Merda.
C’è un tizio che somiglia tanto a Klaus Dabringer, e mi fa cenno di andare lì.
- Prego. Vede che bella giornata? Non siamo abituati ad averne.
- Già, mi ricordo.
È un uomo stranamente distinto. Il suo completo grigio polverizza il mio cappotto lungo nero da un punto di vista stilistico. Si muove molto lentamente, come se sapesse già tutto quello che deve dire, tutto quello che gli sta succedendo, e tutto quello che succederà negli istanti successivi.
- Non mi sono presentato. Sono Klaus Dabringer, tenente colonnello della Stasi, prigioniero politico della Germania Ovest.
- Lo immaginavo. Penso sappia chi sono io.
- Certo.
- Mi aspettava?
- Diciamo che è stato quasi un caso, sapevo che era in città, e mi sono messo qui ad aspettarla.
- Sono contento.
- Volevo un po’ parlare di me.
Oddio, il monologo finale del cattivo.
- Sa che venticinque anni fa ero io il capo dell’operazione che gestiva il contrabbando di vinili in Germania Est.
- Perché l’ha fatto?
- Volevo ridicolizzare i miei superiori, che non mi volevano dare la promozione. Sgominando quell’operazione, sono potuto diventare tenente colonnello, il 17 gennaio 1989.
- Ma scusi, se il 9 Gennaio…
- Una domanda: il 17 gennaio 1989 è esistito?
- Certo.
- Il giorno della mia promozione doveva essere il 17 gennaio 1989. Se è esistito, allora ora sono tenente colonnello.
Lo dice con una calma incredibile, come se ne fosse realmente convinto.
- Capisco.
- Piuttosto, volevo dirle che non si deve preoccupare per gli omicidi.
- In che senso?
- Mi hanno detto che ho un tumore inoperabile. Sto per morire. E voglio morire da vincente.
- In che senso?
- Ho voluto togliere il mio fallimento, le persone di cui mi fidavo e che mi hanno tradito.
- Ma come? Le hanno permesso di diventare tenente colonnello.
Un leggero tremore gli attraversa il braccio.
- Vedo che lei sa come giocare le sue carte. Anche perché evidentemente sa com’è andata. Mi hanno fregato. Non si sono accorti che stavate chiudendo tutto per paura di essere presi. Hanno sbagliato loro ed io ne ho pagato le conseguenze. Con permesso.
Mette la mano in tasca e ne estrae delle forbici, piccole e dalla punta arrotondata. Poi prende il giornale dal tavolino accanto. Lo guardo incredulo.
- Non credo che non gliel’avessero già detto.
- In effetti, sì, ma non so il perché.
- Glielo spiego subito. Io fumavo e bevevo per tenermi calmo. Il dottore mi ha poi proibito di bere e fumare, quindi mi sono dato alla liquirizia. Il dentista mi ha proibito anche quello, e da allora ritaglio un foglio di giornale. Non è molto efficace ma mi rilassa quanto basta.
- Ma perché ha ucciso Franz Stein, Johnny Smuzdzak, e Paul Ostertag?
- Franz Stein stava per sputtanare tutta l’operazione, e coprirmi definitivamente di ridicolo. Poi voleva soldi. Glieli ha chiesti?
- No.
- Bene, ho fatto in tempo. Johnny Smuzdzak e Paul Ostertag li ho voluti far fuori per chiudere questa faccenda e coprire i loro errori. Manca però solo una cosa.
Finisce di tagliuzzare il foglio, lasciando cadere lentamente i coriandoli a terra.
- Vede? Possono volare quanto vogliono, poi inesorabilmente cadono a terra. Con permesso. Le consiglio di andare se vuole evitare ancora guai.
Mi alzo e inizio a camminare. Con la coda dell’occhio, lo vedo entrare nel bar, e poco dopo sento le urla in lontananza.
Mi stringo nel cappotto, si è alzato del vento.


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