Sono arrivato. Ci ho messo due giorni.
Stranamente, i due valichi furono la parte più facile. La stanchezza però si è fatta sentire dopo il secondo.
Fortunatamente quando mi fermai ai tre autogrill, nessuno mi fregò i vinili come temevo.
E ora sono qui. Ho svuotato completamente tre lati del piccolo salotto per metterci i vinili. Ho anche riempito una mensola con le palle di vetro con la neve di Hof.
Nemmeno fossi il figlio megalomane di Charles Foster Kane.
Ho lasciato ancora i vinili nelle scatole.
Non riesco a metterli a posto. Non ancora.
Vicino casa c'è ancora silenzio. La scuola ancora non è cominciata.
Metto la caffettiera sul fuoco. Mi affaccio.
Le foglie gialline sul piazzale mi ricordano la neve di Hof.
La caffettiera pronta mi risveglia dai pensieri.
Mi siedo con la tazzina in mano.
Il fumo che esce sinuoso.
Mi gratto la testa, e vedo, al di là del tavolo, i vinili ancora negli scatoloni.
Ho ancora l'ultimo pacchetto di sigarette.
Era il settantasettesimo, circa. Non pretendo di ricordarmeli tutti. Solo che è il settimo da quando stimai di avere comprato il settantesimo.
Accendo. Aspiro. Vado alla finestra aperta. Caffè in una mano. Sigaretta nell'altra.
Il vento spazza via le foglioline.
Vedo le lettere arrivate.
Bollette. Tasse dell'università. Pubblicità. 100 milioni in gettoni d'oro.
Una cartolina. Hof.
La buttai a terra dallo stupore.
La ripresi.
È di Florian.
"Ricordati della promessa".
Sarà quella di andare avanti.
Vedo di nuovo gli scatoloni.
Devo aggiustarli.
Lo farò domani.
Rientro in stanza da letto.
Starnutisco violentemente. Due anni di polvere hanno lasciato il loro segno.
Nel cassetto metto i nastri duplicati per il walkman.
Apro la finestra, e mi stendo sul letto.
Arrivo alla penultima sigaretta.
Penso di comprare un nuovo pacchetto, tra poco.
Più uno.
E ora?
Penso di avere scritto una pagina di storia. O meglio, un piccolo paragrafo. Una nota a margine per la quale saremmo stati ricordati, come gruppo. Come qualcosa di più di un'amicizia, o dell'amore per la musica.
Ma cosa davvero è stato, me lo porterò nel cuore.
In fondo, nascosto.
Come il vero significato delle canzoni delle Supremes. Nascondere il malessere dietro brani in maggiore.
Il caffè nel frattempo si sta raffreddando.
Rimane l'ultima sigaretta.
La fumo appoggiato sulla finestra, mentre piovigginava.
"Ricordati la promessa".
Non penso di riuscire a farcela. Piuttosto, devo ordinare quei cazzo di dischi.
Mi giro. Sono ancora lì. Non si sarebbero ordinati da soli.
Finisco il caffè e poi la sigaretta. L'ultima fogliolina bianca è spazzata via.
Un tuono.
Chiudo la finestra e vado in salotto.
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