E siamo a cinque. Cinque anni di fila che festeggio il Capodanno in giro per il mondo. Assuefazione? Abitudine? Diciamo che ci ho preso gusto.
Viaggiare durante il periodo natalizio non è una grande furbata visto che i prezzi sono sensibilmente più alti rispetto ad altri periodi dell'anno (è ufficialmente "alta stagione"), e purtroppo questa regola vale ovunque, ma in genere è il periodo in cui si possono sfruttare i giorni di ferie. Festeggiare all'estero, ogni anno in un posto diverso, è una cosa che personalmente mi fa sentire ancora più parte del mondo e un tutt'uno con i suoi abitanti, senza distinzione di colore o cultura.
L'occasione del Capodanno è ghiotta per me per spostarmi ad altre latitudini, possibilmente dove si festeggia in T-shirt e infradito. Per me, profonda "odiatrice" del freddo, andare via per Capodanno significa andare in un posto in cui faccia il più caldo possibile (e per me al troppo caldo non c'è mai limite) e comunque più caldo che nella Pianura Padana.
Perché ho preso il vizio di scappare all'estero per Capodanno?
Capodanno 2011: tutto è iniziato nel 2010, al termine del mio personale annus horribilis, quando sono fuggita in Africa, tra Zambia e Malawi, profondo (e per me amatissimo) sud. Il mio anno era stato talmente horribilis e io così provata che ho finito per addormentarmi alle sette di sera e risvegliarmi giusto in tempo per gli auguri di mezzanotte. Cena con i miei compagni di viaggio (che ancora. giustamente, me lo rinfacciano) disertata quindi. Non si fa.
I colori del Malawi durante la stagione delle piogge
Nonostante questo periodo dell'anno corrisponda con l'inizio della stagione delle piogge, la pioggia fa capolino solo a volte e con fenomeni passeggeri. Trovarsi in quella parte di Africa tra dicembre e gennaio significa stare al caldo e ammirare paesaggi verdissimi e cieli azzurri strisciati di nuvole che non hanno eguali. Non a caso la chiamano Emerald Season.
Capodanno 2012: back to Africa, questa volta al confine tra Malawi e Mozambico, in un angolo di Africa meraviglioso e selvaggio, ai piedi del Monte Mulanje, che tanto piacque a Tolkien da dargli ispirazione per Lo Hobbit. Questa volta non mi addormento, anzi, sono bella vigile. La serata è piacevolissima e trascorre tra partite a carte, cibo portato direttamente dall'Italia e countdown anticipato, con orario scelto da noi (questo sì che vuol dire andare controcorrente) perché la mattina dopo ci aspetta una levataccia mica da ridere e un lungo viaggio al di là della frontiera mozambicana.
Il nostro lodge ai piedi del Monte Mulanje, "the island in the sky"
Capodanno 2013: nuovo continente, questa volta Asia, più precisamente Sihanoukville, Cambogia. Un viaggio destinato a lasciare il segno che consacra lo scoccare del mio amore per il Sud-est Asiatico (tanto che ho deciso di tornarci per un viaggio on the road di più mesi).
La sera del 31 dicembre festeggiamo con un barbecue in spiaggia e brindiamo con il wine rice locale, ovvero una specie di grappa ottenuta dalla fermentazione del riso.
La temperatura è perfetta, l'atmosfera rilassata e dolcemente hippie.. un bell'inizio di anno direi.
Tra l'altro visitare il Sud-est Asiatico in questo periodo è la scelta migliore perché il clima è secco e ci sono poche piogge (che durante il periodo dei monsoni causano non pochi problemi negli spostamenti).
Relax in spiaggia a Sihanoukville
Capodanno 2014: il 31 dicembre del 2013 mi trovavo a Marrakech, per la prima volta in Marocco, impegnata in un tour tra le città imperiali e il deserto. La città, così affascinante e movimentata, sembra essere la cornice ideale per i festeggiamenti in piazza Djema El Fnaa, il posto forse più emblematico della città. I nostri festeggiamenti sono stati però rovinati da alcuni ragazzi locali, che non abituati a bere, non hanno dato un bello spettacolo (e noi ci siamo ritrovate palpeggiate e con un cellulare in meno). No, questo tipo di festeggiamento non fa parte della cultura islamica (ma Marrakech è bellissima).