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Capodanno… La battaglia di Spalato

Creato il 05 marzo 2013 da Federbernardini53 @FedeBernardini

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Erano i primi anni ’70 e non ricordo il motivo per cui decisi di accompagnare quel viaggio di quattro giorni, reclamizzato come “Mini Crociera di Capodanno a Spalato”. La quota individuale di partecipazione era di lire 29.000, molto allettante anche negli anni ’70. Con questa somma si comprendeva: il traghetto da Ancona a Zara e viceversa – il trasferimento in autopullman all’albergo di Spalato e viceversa -la sistemazione in camera doppia con servizi in regime di pensione completa, dalla cena della sera d’arrivo alla seconda colazione del giorno di partenza. Ricordo che era compresa anche la visita della città in autopullman con guida e l’assistenza d’un accompagnatore durante tutto il viaggio, quindi…io.

Il programma stampato specificava anche quello che non era compreso e cioè: le bevande, gli extra ed il cenone di Capodanno. Di questo veniva indicato il costo aggiuntivo per chi l’avesse voluto prenotare (necessariamente in anticipo) in quell’albergo.

Per motivi che definirei “soprannaturali” TUTTO ANDO’ MALE.

Già alla partenza da Ancona, ci siamo subito imbattuti in una bufera forza 10 che ci ha accompagnati per tutta la traversata dell’Adriatico. La nave appariva come un lazzaretto galleggiante. A bordo regnava un’atmosfera di profonda incertezza, non tanto sul dove si sarebbe arrivati, ma sul come e quando.

Quasi subito dovetti fronteggiare uno scalmanato gruppo del dopolavoro della RAI che  minacciò di farmi un bel “servizio” se non avessi subito fatto qualcosa. Conoscendo i “servizi” della RAI, pensai che la cosa migliore fosse quella, con la complicità del Comandante della nave, di rifugiarmi subito sul ponte di comando. Rimasi lì fino a quando mi fu possibile annunciare con sicurezza a tutti i naviganti: “Terra…terra!”

Carichiamo (è il termine giusto) tutti i mancati naufraghi sul pullman e, dopo un paio d’ore di viaggio notturno, arriviamo all’hotel di Spalato che l’ironia voleva si chiamasse con un nome idilliaco: “Lav”.

Pioveva a dirotto, ma  si potevano già vedere, senza dubbio, le prime luci dell’alba.

In albergo, lo smistamento nelle camere avvenne in modo talmente veloce che, al paragone, lo sbarco degli Alleati in Normandia, si potrebbe considerare cosa flemmatica, come il tè alle 5 degli anglosassoni.

Il giorno dopo (si fa per dire perché eravamo arrivati che era gia il giorno dopo), alle 8, mi presento  puntuale all’appuntamento nella hall dell’albergo per la partenza dell’escursione. Non si presenta nessuno e con il corrispondente decidiamo di spostare la visita al giorno dopo.

Fino al terzo giorno procede tutto con tensione, ma senza scontri frontali.

Giungiamo alla sera dell’ultimo dell’anno. Già nel pomeriggio scoppia una grossa grana perché un gruppetto non accetta di pagare il cenone di Capodanno, come supplemento, ma pretende che si allestisca per loro una saletta a parte con il solito menu.

Alle ore 19 i rappresentanti del CRAL della RAI mi comunicano che era stato costituito un comitato d’agitazione (sic!) e che una delegazione sindacale esigeva d’incontrarmi entro le ore 20. Faccio approntare una saletta e, puntuale, incontro la delegazione che, senza possibilità d’appello, m’impone il seguente diktat:

-Allestire un locale per la cena di Capodanno dei “dissidenti”.

-Prevedere per ogni tavolo una bottiglia di champagne, perché  “…Non è possibile, a Capodanno, non brindare con almeno un po’…d’acqua sporca dentro I bicchieri!”

-Rifondere contestualmente a tutti i partecipanti la somma equivalente al pernottamento non effettuato, perché giunti a Spalato…la mattina dopo.

Cerco di spiegare che… ma il comitato non mi concede facoltà di parola ma solo d’azione. Alle 21 decido di sciogliere l’incontro, anche perché avevo fondati dubbi che, a parte alcuni fomentatori, gran parte del gruppo non gradisse farsi rappresentare da quella agitata “vox populi”.

Alle 21 e 30 entro nel ristorante accompagnato da alcuni miei familiari ed amici. Subito, da un lato del salone, si levano urla e schiamazzi indirizzati alla mia persona e non proprio d’auguri per  l’anno nuovo.

Prima di raggiungere il nostro tavolo, mio fratello viene colpito da un calcio che, erroneamente, si stampa sui suoi glutei, benché fosse diretto ai miei. Mio padre “placca” Mario (mio fratello) che, giustamente, era sul punto di reagire, ma non ferma me che, erroneamente, mi scaglio contro un docile pensionato il quale non avrebbe  mai sferrato un calcio a nessuno. Mia madre ed una amica vengono ritmicamente centrate da pallottoline di pane misto a senape. Angelo (un amico di Roma) mi segnala che i lanci venivano effettuati da un’elegantissima “dame” in abito da sera scuro e con una retroscollatura…abissale. La “dame” era seduta proprio dietro la mia sedia. Dopo l’ennesimo lancio con mira sbagliata (sicuramente l’obiettivo ero io), afferro una mela di quelle tanto verdi quanto fredde e la infilo, con mossa insospettabile e rapida, nella calda abissale scollatura retrostante.

La creatura riesce ad emettere solo dei vagiti perché era davvero in preda a frenetiche convulsioni addominali. Poi urla: “QUALCUNO MI TOLGA QUESTA COSA!” Un volontario, senza sapere esattamente che cosa dovesse togliere da quel didietro, immerge il braccio e, dopo averla rintracciata, fa riemergere la mela tra le…mele!

L’atmosfera è tragicomica. Il direttore dell’hotel cerca di distrarre i tumultuanti facendo spegnere le luci ed entrare i camerieri con una specie di tortino “vulcano”.

La cena inizia. Quale gesto di distensione faccio portare una bottiglia di spumante per ogni quattro partecipanti. Ma il comitato d’agitazione non gradisce. Arriva mezzanotte…e chi se lo dimentica più! Vengo centrato da non so quanti tappi di spumante “sparati” un po’ da tutte le direzioni.

Dopo la sera della “Battaglia di Spalato’, tutte le volte che qualcuno stappa, in mia presenza, una qualsiasi bottiglia con il “botto”, io scappo. Freud non c’entra niente, vi assicuro che tanti tappi “sparati” tutti insieme sulla fronte fanno male e lasciano il segno.

Unica consolazione, la “stappata” finisce presto, grazie alla parsimonia con cui erano state distribuite le bottiglie.

Sembra che si siano divertiti tutti moltissimo perché mi furono elargiti grandi sorrisi durante il viaggio di ritorno ed in ufficio arrivarono solo tre lettere di protesta. Sapete perche? Ma è tipico per “noi” Italiani!…Il vitto era troppo…slavato.

Per la cronaca, all’epoca, Spalato era proprio Jugo…slava!

Alberto Nacci

Illustrazione tratta da Google Immagini



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