Tutti, a Napoli, conoscono la Pietatella. La si può chiamare Cappella Sansevero, o Chiesa di Santa Maria della Pietà, senza sbagliare. Molti sono i nomi per indicare un luogo solo, quasi a voler confondere le tracce celando altrettanti misteri.
Nel tempo, la città di Napoli ha ondeggiato costantemente tra vita e morte, genio e follia. Avvenimenti disastrosi, fatti inspiegabili, verità mormorate e paure sommesse hanno dato forma ai vari edifici della città, alle tante storie che sgorgano tra i suoi vicoli nel vociare del giorno e nel silenzio della notte.
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Una chiesa sconsacrata, la Pietatella, che sorge in piazza San Domenico Maggiore. Accanto al palazzo dei Sansevero, al quale era collegata da un ponte crollato nel 1889.
In quel luogo, dice una leggenda, esisteva un tempio greco dedicato alla divinità egizia Iside.
E lì – racconta un’altra storia – un giorno del 1590 un uomo innocente veniva condotto in carcere passando dinanzi al giardino del palazzo dei di Sangro. L’uomo, in preda alla disperazione, vide crollare una parte del muro di cinta del giardino e apparire la Madonna. Successivamente riconosciuto innocente, mantenne il voto fatto alla Vergine facendo ivi collocare una sua effigie che ben presto divenne meta di pellegrini. Effigie alla quale lo stesso primo principe di Sansevero, Giovan Francesco di Sangro, successivamente rivolse una supplica per guarire da una malattia. Debellato il malanno, il principe decise di porre in quel luogo una cappella privata intitolandola alla Madonna e alla Pietà: l’effigie miracolosa sarebbe stata collocata sul’altare maggiore, dove si può amirare ancora oggi.
Studi recenti offrono una diversa visione dei fatti. Un omicidio come origine della Pietatella. Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre 1590 Carlo Gesualdo da Venosa, reso folle dal tradimento di sua moglie, uccise lei e l’amante. Fabrizio Carafa, amante di Maria D’Avalois, era figliastro in seconde nozze di Giovan Francesco di Sangro. La madre del defunto avrebbe fatto edificare la cappella perchè la Madonna salvasse l’anima del figlio. Lo conferma un’iscrizione, Mater Pietatis, posta sulla volta della Pietatella.
Raimondo di Sangro www.duepassinelmistero.com
Nel 1613, per volere di Alessandro di Sangro la cappella fu adibita a luogo di sepoltura per il casato; ma lo splendido aspetto baroccheggiante che la Pietatella sfoggia oggi è merito del principe Raimondo, che tra il 1749 e il 1771 trasformò totalmente la Chiesa di Santa Maria della Pietà commissionando un lavoro ricco di strane, intricate simbologie.
Un personaggio strano e multiforme, Raimondo di Sangro. Circondato di un alone di mistero e timore: un letterato, uno scienziato ed alchemista. Legato profondamente alla massoneria, rese la Pietatella un luogo esoterico, dai volti non ancora pienamente decifrabili.
Raimondo era estremamente interessato alla materia, alle sue capacità di trasmutare in altro. I suoi composti multiformi ben presto gli valsero il disappunto della Chiesa di Roma.
Il principe era infatti convinto che il miracolo di San Gennaro fosse replicabile mediante una sostanza simile al sangue che aveva il potere di passare dallo stato solido a quello liquido, se mossa.
Le macchine anatomiche – www.adupcomunicazione.com
E non solo. In quello che oggi è diventato il museo, nel cuore della Pietatella, sono conservate due macchine anatomiche.
Due scheletri umani scarnificati e avvolti da un intricato sistema vascolare, tanto preciso da restare un mistero. Il principe, infatti, sosteneva di aver approntato un liquido pietrificante a base di mercurio che avrebbe iniettato, si dice, ai due soggetti di cui oggi osserviamo i resti.
Il Cristo Velato -
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E che dire del Cristo Velato? La splendida, patetica scultura del Sammartino è coperta magistralmente da un velo tanto impalpabile, tanto verosimilmente posato e aderente alla pelle da svelarne ogni dettaglio, da sembrare vero. Che si tratti dei famosi marmi alchemici? Pare infatti che Raimondo fosse riuscito a creare sostanze liquide in grado di solidificare in marmo.
Molte, davvero, sono le morbide bellezze marmoree custodite gelosamente nella Pietatella. Volgendo lo sguardo in giro, sensazioni di bellezza e timore si alternano nella mente. Il luogo pare stregato e sembra stregare: è difficile distogliere la vista da quelle opere vive, vere, quasi gente sospesa in un attimo dilatato all’infinito. E c’è ancora tanto da dire su questo luogo magico che di sicuro ci riserverà ancora una serie di intricati misteri.
Indirizzo: Via Francesco De Sanctis, 19
Orari: giorni feriali 10.00-17.40 (chiuso il martedì) domenica e festivi: 10.00-13.10
Variazioni di orario: Lunedì “in albis”: 10.00-18.40
1 Maggio: 10.00-18.40
8 Dicembre: 10.00-18.40
Tariffe di ingresso: Ordinario € 6.00
Possessori di Artecard € 5.00
Minori di 10 anni gratis
Ragazzi da 10 a 25 anni € 4.00
Scolaresche € 2.00 (solo la mattina)