"Mamma, mamma! Vado dalla nonna!"
Stavo per uscire, ma lei mi fermò all'istante.
"Prendi il cestino con i dolcetti che ho messo sul tavolo, ricordati di indossare il casco, vai piano con il motorino, e mi raccomando, attenta al Lupo!" mi avvertì con quel suo tipico tono da cornacchia impicciona.
Lupo era il soprannome del ragazzo più in vista dalle ragazze della mia scuola, e il fatto di poter uscire con lui, senza però dimenticare di portare il succulento cestino alla nonna, era per me motivo di gran vanto.
"All'entrata del Bosco alle tre in punto" mi aveva detto. Ed ora ero lì, nonostante il motorino mi avesse lasciato a piedi. L'Entrata del Bosco, il locale più esclusivo della città, era il luogo ideale per due ragazzi la cui relazione stava passando da amichevole a sentimentale, e invece non immaginavo neanche lontanamente cosa mi stava aspettando, quel sabato pomeriggio.
Tre in punto; Lupo fece il suo ingresso da star nel bar e venne a sedersi vicino a me. Che emozione. Io avevo addosso un vestitino succinto, da far invidia a Cicciolina, ma lui non lo notò. Al contrario, come si addice ad un duro, e soprattutto per non smentire l'opinione pubblica che gli aveva affibbiato il suo soprannome, diresse tutta la sua attenzione sul cestino: "Giù le mani dal cestino, toglimi tutto, ma non il mio Breil" che forse non conoscerete ma è un tipico dolce austriaco, il preferito dalla mia nonnina. A quel punto, per distogliere la sua attenzione dai dolci, lo informai della mia missione, e lui mi offrì un passaggio sulla sua moto. Io però fui costretta a rifiutarlo, "Attenta a Lupo" mi aveva messo in guardia mia madre. Così Lupo mi indicò una scorciatoia in mezzo al parco che lui non avrebbe potuto prendere per non rovinare le sospensioni, ma che mi avrebbe fatto guadagnare i minuti preziosi che mi aveva fatto perdere al locale. Così seguii i suoi consigli ma mi resi all'improvviso conto di aver sbagliato strada; più che altro non volevo credere che un ragazzo così dolce nei modi, avrebbe potuto ingannarmi con così tanta malizia.
Ormai era alta la luna e in lontananza scorsi le luci della tenuta di mia nonna, la donna più ricca della città. A quel punto mi aspettava solo un'altra oretta di cammino, dal cancello fino all'ingresso della villa, che trovai stranamente aperto. Mi diressi verso la stanza da letto e la trovai lì, allungata sul regale giaciglio. Era malata, e mi resi conto che la sua malattia era parecchio grave, dal modo in cui la stava riducendo: aveva due orecchie grandi, anche se lei sosteneva che le servivano per sentirmi meglio; anche gli occhi erano grandi, ma le servivano per vedermi meglio; o almeno questo voleva farmi credere; due cose mi insopsettivano parecchio. Una era la sua somiglianza con Lupo, l'altra era la spiegazione che volle darmi dopo una mia affermazione sul suo aspetto fisico, che era: "Ma che bocca grande che hai!" Gnam...
Qualcuno aveva spento la luce, ma non tardai a capire che ero stata ingerita da..."Nonna! Che ci fai qui dentro anche tu" esclamai con stupore vedendo la triste vecchina rintanata in un cantuccio dell'antro spaventoso. La nonna stava per spiegarmi l'accaduto, quando all'improvviso...Fiat lux, e luce fu. Qualche attimo per mettere a fuoco, e notai nella camera il Cacciatore, noto marpione della zona, con un coltello in mano, completamente sporco di sangue. Dopo varie manifestazioni di affetto, vietate ai minori di 14 anni, tra mia nonna e il casanova, cercai di fare luce sulla vicenda e capii che l'essere abominevole che mi aveva ingoiata in un sol boccone era lo stesso che era ricercato dalla Polizia per una serie di atti di cannibalismo, ma la cosa più crudele è che fu poi identificato come Lupo. Il Cacciatore invece si trovava nascosto nell'armadio per paura di essere scoperto da mio nonno, quando aveva sentito la porta di casa aprirsi e dei passi salire le scale.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Magazine Talenti
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