Non parlo di tinte “visive” nel colore dei vini di Caprili, ma quanto del loro profilo gustolfattivo, disegnato attorno a uno scheletro comune dalle sensazioni “scure”, che corrono dai frutti neri alle radici, a note minerali quasi terrose. Impressioni che ho raccolto con mano, insieme a Francesco Falcone in una intensa giornata montalcinese.

Bisogna attendere il 1975 per datare l’imbottigliamento del loro primo Rosso di Montalcino, e tre anni più tardi, nel ’78 il primo Brunello, prima solo vinificato ma venduto a terzi. Oggi l’azienda consta di circa 21 ettari vitati, di cui 18 a Caprili e il resto a Cinigiano, nel Montecucco, dove ha e mantiene radici la famiglia Bartolommei.

Per i reimpianti sono sempre state operate scelte policlonali, in parte con selezioni massali dal vecchio vigneto del ’65, e spingendosi specialmente su piante dai grappoli piccoli e piuttosto aperti, per ovviare a problemi di marciumi e garantire una buona concentrazione di sostanza negli acini.
Altro ruolo fondamentale ovviamente è giocato dai suoli, per circa il 50% a base di galestro, il resto a matrice di argilla e limo, a quote medie attorno ai 340 metri, che garantisce una maturazione classica attorno al 20 settembre. Le vigne di Caprili non soffrono grossi problemi di siccità, e tendono a fornire vini dalle gradazioni alte, sui 15 e oltre, ma con acidità di tutto rispetto, solitamente da 5.6 a 5.8. Lo proveremo sulle nostre papille gustative.
In campo praticano agricoltura convenzionale, con diserbo meccanico e limitazione dei trattamenti, anche per avere uve sane e senza residui, data la volontà di lavorare con i lieviti naturali presenti sulle uve.

Rosso di Montalcino 2013. Viene da un’annata molto fresca e interpreta appieno la tipologia con una veste trasparente di rubino scarico, al naso è ben definito con pennellate di confettura di ciliegia e mirtillo, e fiore di viola, sospinti da una percepibile brezza alcolica. Al palato marca su frutto scuro e toni minerali amaricanti, figli anche di un tannino dalla trama appena ruvida. Concede anche sprazzi di grafite e sasso nel finale asciutto e rigoroso. 83
Brunello di Montalcino 2010. Brilla di un bel rubino vivo e regala suggestioni di fiore di glicine e sfumature di cipria, lampone e cenni di spezie e liquirizia. Molto elegante all’olfatto come in bocca, dove il tannino è piuttosto fine ma scalpita ancora e lascia il suo segno terroso, mentre il finale si gioca fra ciliegia scura, cannella e ricordi di radice, rinfrescato da note agrumate. Versione austera, elegante e scura, dai ricordi di bosco autunnale. 87

Una linea austera, di vini scuri e autunnali, pur con sprazzi speziati e balsamici, per chi ama vini veri e pieni, che mascherano sostanza e carattere dietro un approccio oscuro e quasi ritroso.

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