Marianna Madia, una mamma come tante
Gentile ministro Madia,
mi rivolgo a Lei per affinità elettiva, perché mentre Lei giurava fedeltà alla nostra Repubblica, con il suo onorevole secondo pancione da futura mamma in primo piano, io mi trovavo con il mio diversamente onorevole terzo pancione a riposo forzato, per motivi di salute.
Sdraiata su un letto dove, fresca di Master in Conciliazione Famiglia e Lavoro, fantasticavo sulle tante possibilità, una volta partorito, di riprendere in mano la mia attività di giornalista freelance, perché, come Lei ha dichiarato, Signor Ministro, «anche dopo il parto, ce la farò, perché è solo questione di organizzazione, è pieno di donne che allattano e lavorano». Ma la realtà, si sa, è un po’ diversa e dunque, nel mio peregrinare inutile da una testata giornalistica ad un ufficio stampa, da un sito web ad una segreteria, ho capito di avere la necessità di usufruire degli strumenti che lo Stato italiano mette a disposizione di noi neomamme che non riusciamo più a trovar lavoro.
Su Internet scopro di aver diritto all’assegno per il terzo figlio, chiamo il Comune di Roma per informazioni e un gentile impiegato ripaga le mie dieci telefonate informandomi che per ottenerlo devo rivolgermi a un Caf per la pratica, ma non uno qualunque, uno specifico approvato dal Comune, dove ovviamente prima devo fare (e pagare) l’iscrizione. Mi armo così di buona volontà e fresca di punti raggiungo faticosamente il Caf, faccio una lunga fila, con il piccolo che urla come un pazzo perché nell’attesa si è fatta l’ora di mangiare ma non sta bene tirare fuori la tetta in pubblico, e quando infine arriva il mio turno mostro il mio ISEE da 7000 euro, compilo i moduli, e mi faccio spiegare dall’impiegata come funziona: «Dunque, lei ha diritto all’assegno, che le verrà corrisposto in due tranche, il Comune le dà a giugno e a gennaio, quindi la sua prima metà le arriverà... nel 2015». La guardo con la faccia a punto interrogativo, in piedi, con il piccolo che strepita in braccio, la pancia flaccida post parto, i capelli da pazza, i punti che tirano, e con voce che immagino stridula dico «Ma scusi, siamo ad aprile, perché non posso avere la rata di giugno?». «Eh, signora, mica possiamo fare i miracoli, lei capisce». Veramente no, non capisco, ma decido di tornare a casa, troppo stanca per oppormi.
Caro Ministro, a questo punto mi arrendo: mi sa che la mattina lascio il piccolo alle nonne, che tanto di entrare nelle graduatorie degli asili nido manco a parlarne, e mi metto a fare le pulizie in nero a dieci euro l’ora.
Belinda Malfetti
Siamo tutti curiosi di sapere se la ministra che sbagliava le porte dei ministeri risponderà alla signora Belinda Malfetti, o se, col sorriso "enigmatico" (o ebete?) della Gioconda del Louvre, inviterà la signora a consultare il sito del Ministero, sul quale troverà tutte le informazioni operative dettagliate. E saremmo anche curiose di capire se la Ministra Gioconda sia sempre convinta che «anche le persone normali, dopo il parto, ce la faranno, perché è solo questione di organizzazione, è pieno di donne che allattano e lavorano».
Cara Gioconda, ci faccia sapere.
Tafanus
1108/0630/0800