"Cara moglie" e "L'Infedele"

Da Brunougolini

Chi erano i fedeli e gli infedeli l'altra sera alla trasmissione di Gad Lerner dedicata al lavoro oggi, nel cuore delle dispute sul lavoro e sull'articolo 18? La domanda mi assillava mentre ascoltavo i canti di Giovanna Marini: "I treni per Reggio Calabria", "Mia cara moglie". Tempi lontani nei quali facevo il cronista a Milano. Cantava Giovanna:

"Proprio stamane là sul lavoro, con il sorriso del caposezione,/ mi è arrivata la liquidazione,/ m'han licenziato senza pietà ./E la ragione è perché ho scioperato/ per la difesa dei nostri diritti,/ per la difesa del mio sindacato,/ del mio lavoro, della libertà ".
Certo tempi lontani, assai diversi da oggi annotava proprio il giornalista e lo storico Paolo Mieli riprendendo un editoriale di Ferruccio De Bortoli. Certo a quell'epoca non era ancora arrivato l'autunno caldo, non si erano conquistati diritti poi confluiti nello Statuto dei lavoratori. E però...
Il confronto pur interessante all'Infedele non ha approfondito questo aspetto della differenza tra ieri e oggi. E qualcuno, il giorno dopo, mi ha rimproverato per non aver ricordato che sta affiorando qualcosa del passato. Non solo perché s'intende correggere lo Statuto negando giustizia, il reintegro, a chi è vittima di licenziamenti detti "economici" ma che nascondono un abuso, una discriminazione. Ma per altri fatti concreti. Come il divorzio senza giudizio decretato con un sindacato maggioritario, la Fiom. E lo schiodamento dell'Unità dalle bacheche.
Luciano Della Mea potrebbe cominciare a scrivere per Giovanna Marini un aggiornamento di "Cara moglie" adeguato ai tempi. E il "liberale" Monti dovrebbe preoccuparsi. Non sono vicende liberali. E non aiutano il sostegno sociale che il premier dovrebbe avere per sostenere un dopo Berlusconi ricco di risultati. Sta succedendo il contrario. Io ad esempio sto combattendo aspramente (mi si permetta il gioco di parole) anche con il Monti che c'è in me. Un Monti non di sinistra, certo, ma serio, da rispettare, non amante delle ingiustizie, rispettoso dei soggetti sociali. Quello che all'inizio ripeteva come un mantra: rigore, equità .
Il rigore ha poi scantonato taxisti e patrimoni finanziari. L'equità ha scantonato i pensionati operai e il diritto a non facilitare i licenziamenti. Certo però, si fa notare, ci sono alcune misure positive per i precari. E’ vero, ma è uno scambio malvagio e comunque anche loro godranno di un posto di lavoro soggetto a licenziamenti facilitati. Per non soffermarsi sul fatto che non sarà facile andare a controllare dove sono le partite Iva in regola. In un paese dove non si riesce a far emergere nemmeno il lavoro nero. Così però, dicono, si sedurranno i famosi mercati. Basterà il bagliore dell’articolo 18 (in un Paese del lavoro umiliato) per dissipare il terrore di mafie criminali, strutture spesso malconce, riti giudiziari spesso inconcludenti?

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