Blog and stuff è una rubrica ideata da me a cadenza casuale che vuol proporre riflessioni totalmente random su temi letterari e libreschi e sull’editoria nostrana. Insomma, un modo per continuare a parlare di libri senza necessariamente parlare di uno in particolare e senza alcuna cadenza fissa.
Ma tu, Tessa, non sei stanca? Non ti è ancora venuto a noia quel che le case editrici più “gettonate” ci propongono? Pensi ancora che siano giusti quei modelli di femminilità castigata che andavano di moda all’epoca di Matusalemme e che, invece, dovremmo ormai esserci messi alle spalle? Io sono francamente stufa di romanzetti da due soldi, scritti così male che più che un editing necessitano di una riscrittura completa e totale che non solo faccia sparire la patina d’autore ma che la estrapoli a tal punto che diventi un romanzo nuovo; ma soprattutto di quelli che, oltre a esser scritti male, sono brutti. Bruttissimi. Così brutti che non so definirli perché oltre a essere brutti sono sbagliati in così tanti aspetti da non sapere da che parte iniziare.
Perché quest’invettiva, ti chiedi? È presto detto, cara la mia Tessa.
C’è qualcosa che non va. No, non mi riferisco a chi cerca i pdf online, ma a quella frase che sta sotto. Quella lì di qualche ragazza che è arrivata al mio blog cercando un manuale per costruire una delle relazioni più disagiate di cui abbia mai letto, una serie di regolette per accalappiare un ragazzo psicopatico, bipolare e borderline, pretendere di trovarle cose sexy e accattivanti, specialmente se unite a quel tocco che non stanca mai di maltrattamenti psicologici che sfiorano il fisico e di cui ci si scorda in un battito di ciglia perché come lui a letto nessuno mai e poco conta se fuori dalle lenzuola è un grandissimo esemplare di sterco ambulante che ti ignora, Tessa, si atteggia da bulletto del quartierino con gli amichetti sbruffoni e per sentirsi grande denigra chiunque incroci il suo cammino. Tanto ci sei tu, pronta a ergerti a santa degli anni 2000 perché ti sei conservata casta, pura e immacolata appositamente per lui, capace, dall’alto della tua somma sapienza salvifica, di redimere il bellimbusto di turno. L’amore fa cambiare e noi giovani donne lo sappiamo bene, non è vero? Quello spirito da crocerossina è sempre lì, pronto a entrare in azione al primo sguardo deviato, al suo primo strillo acuto o sclero perché hai osato dire no. Al primo segnale di una devianza che si tratteggia coi colori pastello di qualche frase smielata e una carezza per renderla più appetibile, che è così che si attraggono le mosche e tutti lo sanno. Così come lo sanno le lettrici che il tuo Hardin cambierà, se lo aspettano, perché questo sa fare l’amore, questo farai tu. E poco conta se per farlo dovrai passare attraverso tutte le tappe dell’abuso, sbattere contro porte e parolacce, indifferenza e sdegno, dolore, sofferenza e violenza. La donna non abbandona il suo uomo, la donna non denuncia al mondo quanto lui sia sregolato, per usare un eufemismo. L’amore salva, ce lo dice la tua creatrice, ce lo dicono i romanzi pseudo-rosa/erotici che tanto spopolano in libreria e vendono in maniera clamorosa.
Ma la realtà è un’altra.
L’amore non salva e, se non ti salvi tu, finisci distesa con i piedi davanti, cara la mia Tessa. Non importa che io ti reputi uno dei personaggi più insulsi mai creati, di un qualunquismo becero e bigotto che ti fa giudicare ogni ragazza dall’orlo della sua gonna o dal colore del rossetto; una ragazzetta di una meschinità atroce nel tramare le corna di un povero tizio che pur di tenertisi perdonerebbe tutto quanto (un po’ come te, poi), e vittima di quell’atteggiamento perbenista e puritano che ti ha inculcato quanto la donna debba essere perfetta, e silenziosa, e paziente, nonché buona per esser degna di costruire il suo nido d’amore. Non m’importa di quanto tu sia stata disegnata effettivamente stupida. Comunque non te lo meriti, sai? Non meriti un essere che palesemente non sa gestire la propria rabbia: quindi, non giustificarlo. Non esistono scuse, per un comportamento violento. Non le devi trovare, mai. L’alcolismo di un genitore non ti rende violento, solo manchevole probabilmente sotto vari aspetti di quella figura che avrebbe dovuto guidarti e che invece ti ha lasciato crescere per la tua strada; ma ti rende più conscio, più sensibile nell’intimo, sì, più fragile ma la violenza è sempre una scelta e mai un’imposizione. Quindi no, non dargli alcuna scusante e non darne nemmeno a te per riprovarci.
Perché che l’amore fa cambiare è una grandissima balla se alla base non ci sono solide volontà, solide coscienze. Una delle più grandi eroine della storia letteraria, per me, ha mostrato tutta la sua maestosità nel rifiutare un amore che le avrebbe tarpato le ali, che l’obbligava a scegliere tra se stessa e quel focolare d’amore che tu palesemente ricerchi. Jane Eyre si rifiuta di diventare l’amante di Rochester e non importa quanto amore provasse, Jane sceglie se stessa. I suoi valori, la sua libertà, la sua vita. E quello vorrei che scegliessi tu: la tua salvezza. Perché, Tessa, trasportata nel mondo reale e non in quello utopico da fyccina tu non avresti vita, o se l’avresti sarebbe terribile, zeppa di dolore e rare gioie. Fidati, non illuderti che Hardin cambi perché ti ama e tu ami lui. Te l’ho detto e te lo ripeto: l’amore non salva. Salvati da sola, che il principe azzurro ai tempi nostri non circola col cavallo bianco e anche se fosse sicuramente non ha il navigatore quindi non arriverà in tempo per aiutarti. Scegli te stessa, aiutati con le tue mani. Che anche una cretina come te merita un finale migliore.
Ma sai anche perché ti scrivo, Tessa? Perché c’è qualcosa che non va, nella letteratura indirizzata agli adolescenti, specialmente, oltre che in quella femminile. E quel qualcosa è il modello di relazione che si propone, spacciandolo per ideale, romanticismo spiccio che nasconde personalità disturbate che non dovrebbero frequentarsi a vicenda ma sicuramente vedere dei medici e psicologi che sappiano trattare i loro problemi. Perché, è evidente, alcuni romanzi hanno per protagonisti persone che qualche problema l’hanno sul serio, e non sto parlando di quello con l’alcol o la droga. Parlo di disturbi e devianze mentali che necessiterebbero del giusto trattamento e approfondimento, perché non sono etichette da appendere per renderle qualità tenebrose che caratterizzano l’eroe di turno, quanto piuttosto parte di una personalità che sa mostrare solo ombre. E quelle ombre che mostra sono preoccupanti.
Sì, chiaramente qualcuno mi potrà obiettare che è solo un libro, cosa vuoi che debba significare. Sappiamo tutti distinguere la realtà dalla finzione, no? Ma ne siamo davvero sicuri? Libri come il tuo, Tessa, finiranno nelle mani di adolescenti, ragazzine di tredici anni che hanno menti fragili, influenzabili, e mi disgusta sapere che quel che si ritrovano davanti, quel che potrebbero credere vero, sia questo. Un romanzo che effettivamente promuove una relazione abusiva: perché Hardin controlla tutte le tue decisioni, è di una crudeltà inumana verso te (in realtà, verso tutti quanti), e di amore, francamente, non ce ne vedo neanche un etto. Vedo lussuria, vedo attrazione fisica, ma amore? Su quali basi? Tutto ciò che trovo è sesso (pessimo, per altro, quindi capisco che sia il tuo primo ragazzo, ma, accetta un altro consiglio: passa oltre che c’è di meglio) dopo un litigio, ripetuto asfissiantemente così tante volte che ho perso il conto. Ed è così che si promuove, no? Facendo sì che si pensi sia giusto, sia amore, quel che ti capita: ma ti do una notizia, non lo è. Forse può essere vero che io nonostante sei anni e mezzo di relazione sappia ancora poco d’amore, certamente imparerò meglio e di più e credo non si smetta mai di capirlo e costruirlo, ma quel che so è che se alla base non c’è rispetto, non c’è rapporto. In qualsiasi relazione.
E sai una cosa, Tessa? Che lui abbia una famiglia a pezzi con cui dover fare i conti, che abbia avuto un’infanzia pessima e sfoghi la rabbia a suon di pugni e alcol, a me fa ridere. Perché questo non ti autorizza, non ti giustifica e non lo farà proprio mai. Tanti di noi possono dire di non aver avuto o di non avere ancora un buon rapporto familiare, ma tanti di noi ancora oggi scelgono di non agire come degli stronzi menefreghisti. Perché il dolore di Hardin è suo e se non sa farci i conti da solo, be’, cara mia, consigliagli uno psicologo perché potrebbe servirgli. Anzi, magari fate una seduta di coppia anche, così capisci come smetterla di accettare il suo tormento.
Te lo ripeto: a me come personaggio stai anche sulle balle, ma quel che ti costringono ad accettare è uno schifo e se fossi reale, Tessa, sarei la prima a darti un consiglio da amica. Anche se amica di una cretina come te non vorrei esserlo mai.