Manhattan, 1897. Virgina, una bambina di otto anni, torna a casa in lacrime. Suo papà, il dottor Philip O’Hanlon, la abbraccia forte e le domanda che cosa sia successo. Tra i singhiozzi, la bambina spiega che i suoi amici le hanno detto che Babbo Natale non esiste. Virginia affonda la faccia nella barba di suo papà, profuma di tabacco e acqua di colonia. Gli chiede se è vero, se i suoi amici hanno ragione. Philip le asciuga le lacrime con le sue mani grandi e gentili. I tuoi amici si sbagliano, le dice, ma potrebbero non credere a quello che dico io, in fondo sono solo un umile dottore. Però, tesoro, puoi scrivere al New York Sun. E’ un giornale molto autorevole e prestigioso. Se il Sun dice che Babbo Natale esiste, allora anche i tuoi amici dovranno ricredersi. Virginia si soffia il naso sulla giacca di suo papà, poi si fa coraggio, prende la penna e scrive:
«Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: “se lo vedi scritto sul Sun, sarà vero”. La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale? Virginia O’Hanlon».
Edward P. Mitchell, direttore del New York Sun, legge la lettera e si commuove. Trovare le parole giuste non è facile, la posta in gioco è molto alta. Decide quindi di affidare la risposta a Church, uno dei veterani del giornale. L’anziano giornalista sbuffa e quasi si arrabbia per il compito che gli è stato assegnato. Lui è stato corrispondente di guerra durante la Guerra Civile, questo non è il suo campo. Accende la pipa e si mette a riflettere, poi chiude gli occhi e pensa ai suoi nipoti. Le parole nascono spontanee nel suo cuore e rompono la corazza che aveva indossato per dimenticare l’orrore della guerra. Il 21 settembre 1897, Church le risponde così, in un editoriale non firmato:
«Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di questa era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono. Credono che niente possa esistere se non è comprensibile alle loro piccole menti. Tutte le menti, Virginia, sia degli uomini che dei bambini, sono piccole. In questo nostro grande universo, l’uomo ha l’intelletto di un semplice insetto, di una formica, se lo paragoniamo al mondo senza confini che lo circonda e se lo misuriamo dall’intelligenza che dimostra nel cercare di afferrare la verità e la conoscenza.
Sì, Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione, e tu sai che abbondano per dare alla tua vita bellezza e gioia. Cielo, come sarebbe triste il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe triste anche se non esistessero delle Virginie. Non ci sarebbe nessuna fede infantile, né poesia, né romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo altra gioia se non quella dei sensi e dalla vista. La luce eterna con cui l’infanzia riempie il mondo si spegnerebbe.
Non credere in Babbo Natale è come non credere alle fate! Puoi anche far chiedere a tuo padre che mandi delle persone a tenere d’occhio tutti i comignoli del mondo per vederlo, ma se anche nessuno lo vedesse venire giù, che cosa avrebbero provato? Nessuno vede Babbo Natale, ma non significa che non esista. Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né i grandi riescono a vedere. Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere.
Puoi rompere a metà il sonaglio dei bebé e vedere da dove viene il suo rumore, ma esiste un velo che ricopre il mondo invisibile che nemmeno l’uomo più forte, nemmeno la forza di tutti gli uomini più forti del mondo, potrebbe strappare. Solo la fede, la poesia, l’amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia che nasconde.
Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient’altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, dieci volte diecimila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini».