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Creato il 03 giugno 2011 da Renzomazzetti
meraviglioso.

meraviglioso.

Lei si diceva vedova e teneva uno spaccio di pesce fritto vicino alla Zecca, con quello manteneva sé e quattro figlie. Erano oneste. Ebbene a che cosa è valsa la loro onestà? Una di esse si impiegò in una fabbrica di biacca, dodici ore al giorno per 10 scellini alla settimana, finché morì avvelenata dal piombo. Credeva di rimanere con le mani soltanto un po’ paralizzate; ma invece morì. L’altra ci veniva sempre portata ad esempio perché sposò un manovale impiegato del governo ai magazzini di vettovagliamento e teneva pulita la sua camera e lindi i figli con 18 scellini la settimana e tutto andò bene finché suo marito prese il vizio di ubriacarsi. Valeva la pena di essere onesta per arrivare a questo risultato? Vivie: Lo parve a te ed alla tua sorella? Non lo parve a Lisetta.

Una notte fredda e triste Lisetta ordina un bicchierino di whisky. Lisetta avvolta in una lunga pelliccia calda e ben comoda e con una quantità di sterline nel borsellino. Vivie: Mia zia lisetta? Sì, abita ora a Winchester, nelle vicinanze della cattedrale ed è una delle signore più rispettabili della città. Quando vide che io ero diventata una bella donna mi disse attraverso il banco del bar: Che fai qui, scioccherella? Ti rovini la salute e la bellezza a beneficio degli altri. In quel tempo Lisetta stava mettendo da parte il denaro per aprire una sua casa di Bruxelles, e pensò che in due avremmo fatto più presto che in una sola. Mi prestò un po’ di denaro e mi lasciò. Io risparmiai denaro continuamente e, prima le restituii quel che mi aveva prestato e poi mi associai a lei nell’affare. Perché non avrei dovuto fare così? La casa a Bruxelles era veramente chic: un posto molto migliore per una donna che la fabbrica di biacca, ove mia sorella Giovanna fu avvelenata. Nessuna delle nostre ragazze fu mai trattata come lo ero io quando ero sguattera in quel ristorante della temperanza o al bar di Waterloo o a casa. Avresti voluto che fossi rimasta in uno di questi posti e a finire di consunzione prima di arrivare ai quarant’anni? Vivie: No, ma perché scegliesti una tale industria? Il risparmio e l’ordine conducono al successo in ogni affare. Sì, il risparmio. Ma in quale altra industria una donna può risparmiare? Riuscirebbe a fare dei risparmi con 4 scellini la settimana? E per di più vestirti? No, davvero. Naturalmente quando una donna è brutta e non può guadagnare di più, o se ha talento per la musica o per il teatro o per il giornalismo, allora la cosa è diversa. Ma né Lisetta né io avevamo di questi talenti. Non avevamo che la nostra bellezza ed il nostro garbo per piacere agli uomini. E pensi tu che avremmo potuto essere tanto stupide da lasciare che altri profittassero delle nostre attrattive impiegandoci come ragazze di magazzino, o come kellerine o come cameriere, quando potevamo goderne noi intascando l’utile netto invece di un salario derisorio? Poco probabile davvero!

Vivie: Certo che dal punto di vista commerciale avevate ragione. Sì, e da qualsiasi altro punto di vista. A che mira l’educazione di una ragazza onesta se non ad insegnarle a piacere a qualche ricco e ad assicurarsi i benefici della fortuna sposandolo? Come se la cerimonia del matrimonio potesse rendere la cosa morale o no! L’ipocrisia del mondo mi disgusta! Lisetta ed io dovemmo lavorare per risparmiare e calcolare come chiunque altro, altrimenti saremmo adesso misere come tante altre donne dissipatrici ed inette che credono che la fortuna duri eterna. Disprezzo codeste persone che non hanno carattere; e se c’è una cosa che detesto in una donna è la mancanza di carattere. Vivie: Madi’ francamente, mamma, quella che tu chiami mancanza di carattere, non sarebbe, per caso, una grandissima antipatia a guadagnare il denaro a quel modo? Sicuro! A tutti è antipatico dover lavorare e guadagnare ma tutti nondimeno devono sottostarci. Certo che spesso ho sentito compassione per una povera ragazza, stanca fisicamente e moralmente, e che deve sforzarsi di piacere ad un uomo di cui non le importa un fico secco, a qualche bruto, mezzo ubriaco che crede di essersi reso interessante quando ha tormentato e annoiato e disgustato una donna a tal punto che non ci potrebbe essere quasi abbastanza denaro per pagarne il sacrificio. Ma dove tollerare gli svantaggi ed accettare il buono ed il cattivo insieme, come una infermiera in un ospedale. Dio sa che questo non è un mestiere che una donna farebbe per divertimento quantunque molti lo credano un mestiere pieno di rose.

Vivie: Ma tu credi che valga la pena? Sicuro che ne vole la pena per una ragazza povera, quando sa resistere ai capricci, quando è bella e tiene una condotta giudiziosa e prudente. E’ molto migliore di tutte le altre occupazioni che le si offrono. Ho sempre pensato che così non dovrebbe essere, e lo mantengo: è ingiusto. Ma, giusto o non giusto che sia, è così; e ad una ragazza non rimane che trarne il miglior partito possibile. Naturalmente per una che ha mezzi non vale la pena. Se tu lo facessi saresti cretina; ma io sarei stata più cretina se avessi fatto altrimenti. Vivie: Mamma, se fossimo entrambe povere come quando tu lo eri nei giorni di miseria, sei proprio certa che non mi consiglieresti di provare il bar della stazione di Waterloo o di sposare il manovale o anche di entrare nella fabbrica? Certamente no! Per che razza di madre mi pigli tu? Come potresti rispettare te stessa in mezzo a quella miseria e in quella schiavitù? E che vale la vita, che vale una donna senza il rispetto di se stessa? Perché mi sono trovata indipendente e in condizione di dare un’ottima educazione a mia figlia quando altre donne che avevano le mie stesse possibilità si trovano sul lastrico? Perché ho saputo sempre rispettare me stessa e padroneggiarmi. Perché mai Lisetta forma ora l’ammirazione di una città di provincia? Per la medesima ragione. Dove ci troveremmo ora se avessimo dato ascolto alle sciocchezze del parroco? A lavare i pavimenti per 30 soldi al giorno, con l’unica prospettiva avvenire del ricovero di mendicità. Non lasciarti ingannare da persone che ignorano il mondo, figlia mia. (meditazione su una scena della commedia: La professione della signora Warren di George Bernard Shaw).

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FELICITA’ SULLA TERRA

Compagni, io comporrò per voi

un canto nuovo, una più alta canzone!

Noi vogliamo fondare sulla terra,

fin d’ora, il regno dei cieli.

 

Su questa terra

vogliamo una vita felice.

Non dobbiamo avere più fame.

I pigri ventri non si ciberanno più

col frutto del nostro lavoro.

 

Nel mondo c’è pane abbastanza

per tutti i bambini e per gli uomini.

Ci sono i mirti e le rose,

c’è gioia e bellezza nel mondo,

ci sono dolcissimi frutti.

 

Dolci frutti per ogni uomo,

dolci frutti che scoppiano

per improvvisa maturazione.

 

Ai candidi angeli,

ai passeri,

abbandoniamo la volta del cielo.

 

-Enrico Heine-

 

le colombe di Guttuso.

le colombe di Guttuso.


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