Tutti questi miti, tuttavia, non ci danno una idea precisa del carattere di Zeus. Ci fanno anzi pensare che il signore degli dèi, per i Greci, non avesse altro da fare che dar vita a dèi ed eroi sposando successivamente dee, ninfe e donne mortali a dispetto di una moglie ufficiale e gelosa.
In realtà non si può dire che Zeus abbia un carattere nettamente definito, ma è certo infinitamente più umano delle due grandi divinità che lo avevano preceduto, Urano e Crono, e che rappresentavano, evidentemente, dèi antichissimi il cui culto fu poi sopraffatto dal culto del nuovo dio.
In Zeus i Greci videro soprattutto l'espressione di una paternità solenne, severa e giusta. Gli dèi hanno per lui una profonda reverenza, quando egli aggrotta le folte sopracciglia tutti tremano; le stesse forze della natura gli obbediscono, egli tutto guida e dirige, punisce le colpe e premia le virtù. Le sue ire sono terribili, ma non mai selvagge; lo sdegno, per quanto profondo, non gli fa mai perdere il controllo di sé.
La sua caratteristica fondamentale è una serenità interiore, detta appunto "olimpica" cioè propria dell'Olimpo, sede degli dèi, che rimane intatta anche nei momenti di più grave corruccio e gli permette di essere sempre giusto. Come dio celeste, egli è signore delle tempeste e delle folgori: un fascio di folgori è anzi la sua arma caratteristica e il suo emblema, così come l'aquila, uccello a lui sacro, è simbolo della sua potenza, della sua intelligenza, della sua maestà.
Ma quello che soprattutto rende umano questo dio è la sua consapevolezza di non essere onnipotente, di dover obbedire anche lui, al pari degli altri dèi e degli uomini, alle decisioni di una forza superiore e imperscrutabile, il Fato. I decreti del Fato sono spesso contrari ai suoi desideri: uomini a lui cari sono destinati a volte a una morte prematura, ed egli non può impedirlo; gli stessi suoi figli sono colpiti da sventure che egli non può evitare; e lui stesso dovrà un giorno perire perchè gli dèi della Grecia, per quanto chiamati immortali, dovranno cadere alla fine dei tempi, quando tutto si dissolverà e rimarrà solo il Fato, la legge assoluta.
Per questo è drammatico e significativo il suo contrasto con Promèteo. Il titanide rappresenta l'intelligenza generosa e insoddisfatta , l'aspirazione a mete irraggiungibili, il desiderio angosciato e ribelle di raggiungere in qualche modo l'eterno. Zeus accetta i suoi limiti ed esplica con serenità la sua potenza pur sapendo che non è assoluta ed è destinata all'annientamento.
Tutto questo, naturalmente, non appare nei miti popolari, ma solo nelle interpretazioni dei grandi poeti e dei filosofi; ma dobbiamo tenere a mente queste considerazioni se vogliamo capire la mitologia greca.
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