Quando ero piccolo anch’io ho creduto alla befana. La storia di una vecchina in volo su una scopa conservava un tratto inquietante, addolcito dall’esito benefico della sua apparizione segreta: un surplus di doni e di golosità da trovare sotto l’albero prima che finissero le vacanze natalizie. Con gli occhi un po’ stretti della memoria scorgo adesso anche mia nonna (ma era davvero lei?) mentre la sera, un fazzoletto in testa e una buona dose di autoironia, trafficava sul terrazzo con alcuni pacchi colorati. Il giorno dopo – il fatidico 6 gennaio – ci si alzava velocemente dal letto e si correva a vedere se la befana era passata davvero. Il regalo più emozionante fu un libro intitolato “Come parlano gli animali”. Oggi direi che “parlano” spesso con più sensatezza di certi uomini.
Hartmuth Staffler, consigliere comunale di Bressanone per il movimento Süd-Tiroler Freiheit, ha altri ricordi e pochi dubbi. Sarà anche vero che la befana – ha scritto in un comunicato – è un’antica figura leggendaria italiana che porta i regali ai bambini, ma nel 1926 questa tradizione fu ufficializzata come befana fascista, quindi non ha più alcuna legittimità. Pensare che a Bressanone, culla della tradizione tirolese, se ne consenta e addirittura se ne finanzi la celebrazione, prevista tra le edicole del mercatino già ricolmo di ogni paccottiglia scarsamente tradizionale, per lui è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Soprattutto quello del ridicolo, talvolta così difficile da arginare.
È un ridicolo che dura comunque poco. Nell’ipotesi malaugurata che simili personaggi ottengano davvero ciò che con animo rancoroso si propongono di realizzare (l’indipendenza del Sudtirolo dall’Italia), questo farebbe parte del conto: una negazione aperta e violenta di ogni traccia di cultura “altra”. A pochissimo valgono le rassicurazioni che di tanto in tanto qualcuno di loro si lascia sfuggire, anche se controvoglia. Il progetto di un Sudtirolo liberato dall’influenza culturale italiana ancora presente (seppur ormai recessiva e innocua) è l’unico obiettivo capace di soddisfare una brama di purezza molto pericolosa.
Tornando alla nostra befana, una volta cacciata fuori a pedate, nella migliore delle ipotesi ci verrebbe proposto come surrogato il culto alpino di Perchta, la “Signora delle Bestie” che è parente, secondo Jacob Grimm e Lotte Motz, della più nordica Holda. Signora e bestie certamente poco inclini a favorire l’eclettismo culturale che noi ingenui continuiamo a considerare e difendere come il vero marchio di qualità di questa terra.