Il colpo di spugna che non ti aspetti e non gradisci. La sorpresa arriva, amara, per milioni di italiani, dando una scorsa all’elenco delle spese sostenute per mezzo della carta di credito nel mese di marzo: tornano quegli odiosi 0,77€ (per alcuni circuiti anche 1,50€) di commissione accanto ad ogni voce di rifornimento di carburante saldato con la moneta elettronica. Ma come!? Le commissioni non erano state abolite dal primo gennaio del 2012, almeno per transazioni fino a un importo di 100 euro?
Ebbene si’, ma sono gia’ ritornate! A carico dei clienti come dei gestori delle pompe di benzina, che tornano a dover pagare gli oneri di commissione per ogni operazione. La “cuccagna” e’ durata solo due mesi, mentre anni erano serviti per guadagnarsela.
Una decisione sgradita alle associazioni dei consumatori, e molto di piu’ a quelle rappresentative dei gestori di distributori di benzina. Intuibile il peso delle lobby dei circuiti delle carte di credito che stavano vedendo svanire un introito annuo di qualche centinaio di milioni di euro all’anno (tale e’ il giro di affari in materia).
Due i principali rischi che tornano ad addensarsi. Il primo e’ in termini di sicurezza: una maggiore circolazione di contante aumenta, purtroppo, il rischio di rapine presso i distributori. Il secondo e’ in termini di opportunita’ e convenienza.
Molti esercenti quasi certamente torneranno a rifiutare (cosa gia’ denunciata in passato dagli automobilisti) transazioni – almeno per importi contenuti – con mezzi elettronici di pagamento, proprio a causa di un’elevata incidenza della commissione che intacca fortemente il guadagno.
Con enorme impaccio di molte persone, per le quali il contante scarseggia decisamente e lo strumento alternativo ad esso diventa un triste ma necessario ripiego. Scenario che pare ancor piu’ fosco se si tiene conto che alcuni circuiti di carte di credito hanno proposto ai benzinai nuovi contratti a condizioni che la categoria ritiene addirittura peggiorative.
Mentre il costo del carburante aumenta ancora: crescera’, infatti, l’accisa (non piu’ di 5 centesimi a litro, che le regioni possono pero’ far lievitare, che fortuna!) per raccogliere finanziamenti da destinare alla Protezione Civile e agli interventi legati alle emergenze.
Francesco Rella @Fallo Sapere